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Cultura

BELLEZZA NASCOSTA

SERGIO REDAELLI - 24/06/2016

Il banco ottico dell’architetto e fotografo Davide Niglia indugia su slanciate torrette e ombrosi bersò, ispeziona gronde, ferri battuti e pietre artificiali, studia la luce, cattura le linee e svela le decorazioni di trenta ville Liberty costruite tra l’Otto e il Novecento. L’obiettivo racconta in bianco e nero le segrete residenze, le abitudini domestiche e le delizie private di tante famiglie facoltose, non solo milanesi, che all’inizio del secolo vennero qui a trascorrere la villeggiatura estiva, col tempo vi si stabilirono e oggi sono diventate “vecchie” famiglie indunesi. È l’eredità di un’età d’oro, la Bell’Epoque, quando Induno adagiata alla frescura della Valceresio e della Valganna, inebriata dal profumo di luppolo della birreria Poretti, vicina ai grandi alberghi e al casinò, all’ippodromo e alle funicolari di Varese, era una meta turistica ambita.

All’inizio del secolo la Festa della Rosa (inaugurata nel 1912, l’anno in cui l’architetto Giuseppe Sommaruga tenne a battesimo il Grand Hotel Campo dei Fiori) attirava gli inviati speciali dei principali giornali d’Italia. Lo straordinario evento da seguire era l’esposizione di 25 mila rose recise, di oltre cento varietà, provenienti dai vivai di tutta l’Italia settentrionale. La giornata comprendeva il pranzo nel ristorante “La Vedetta”, da raggiungere a piedi sul monte Monarco a 858 metri d’altitudine, con il contorno della gita ciclo-alpina partita all’alba da Milano e della “marcia automobilistica” fino alle Fornaci. Un’epoca aurea di cui è rimasta traccia nelle ville liberty che rendono prezioso il paese, normalmente inaccessibili al pubblico, spesso celate agli sguardi dal verde di bellissimi parchi storici.

L’obiettivo del fotografo documenta così l’intervento edilizio che attorno al 1910 determinò la nascita di un intero quartiere “floreale” a ridosso della stazione sui terreni di proprietà Maroni, compresi tra le attuali via Crugnola e Sangiorgio. Poco più avanti la villa Bittinelli ricorda la laboriosa esistenza dell’omonimo capomastro, all’epoca molto attivo a Milano, con un ricco campionario di affreschi interni tra cui una curiosa battaglia tra biplani (in quelle stanze è “di casa” anche Paolo A. Faré, curatore del libro “La Cronaca varesina di Giulio Tatto”, edito dalla Società Storica Varesina e della Famiglia Bosina nel 2001). Ecco a San Bernardino la residenza di Angelo Comolli, affermato pittore e decoratore che lavorò nella chiesa parrocchiale di San Giovanni e in diverse ville in Argentina.

La villa Magnani costruita nel 1905 da Ulisse Stacchini, progettista della stazione Centrale di Milano, domina dall’alto i padiglioni della birreria Poretti campione del Liberty industriale. È immersa in un parco ricco di essenze pregiate ed esotiche e fa un ampio uso di pietra artificiale, del cui impiego fu maestro Giovanni Chini, ingegnere di Boarezzo attivo in tutta l’Italia. La palazzina alla Motta dell’ingegner Gaetano Crugnola finì addirittura sulle riviste d’arte decorativa del primo Novecento e la villa con torretta dell’imprenditore Giorgio Keller, ai Prà da Sott, “dialoga” da un’incantevole terrazza naturale con il dirimpettaio santuario di Santa Maria del Monte.

Sono cinquanta scatti fotografici da guardare e meditare, assaporandone il retrogusto come si fa con un sorso di Sassicaia del 1995 uscito dalle mani dell’enologo Giacomo Tachis. Altro materiale originale d’epoca, quadri, cartoline, libri, piante e progetti in scala, rievoca le figure dei pittori e decoratori Comolli, Cassani, Castelli, di architetti e ingegneri all’opera in paese come Chini e Verganti.

La mostra, intitolata “Censire la bellezza – Liberty segreto a Induno Olona” si è tenuta nella Sala Bergamaschi per iniziativa dell’assessorato alla cultura del Comune con la collaborazione degli architetti Angela Baila e Anna Anzani del Politecnico di Milano, la consulenza del professor Eugenio Guglielmi dell’Università di Firenze e la collaborazione degli architetti Claudia Caramel e Margherita Guarisco che hanno condotto l’indagine. Visto il successo di pubblico, l’amministrazione pensa di prolungarla nei locali della biblioteca. Il materiale – fotografie, testimonianze orali e d’archivio – è straordinariamente abbondante e costituirà la base per un libro che racconterà l’epoca d’oro di Induno tra la fine dell’Ottocento e la prima guerra mondiale.

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