Dopo la morte di Charles de Foucauld, fondatore dei “Piccoli Fratelli di Gesù” (1° dicembre 1916) “il chicco di grano, caduto in terra, porta molto frutto”. Dalla sua storia sono germogliati uomini e donne che, sulle strade del mondo, hanno “gridato il Vangelo con la vita”, tra cui Carlo Carretto, che a 44 anni sente la chiamata alla vita contemplativa.
Quando raggiunge la fraternità di El-Abiodh, un altopiano al limite del deserto sahariano, nell’ovest dell’Algeria, si incontra con Padre Voillaume, che lo attende con una quarantina di novizi. Unitosi al gruppo per dieci anni, intraprende una vita fatta di lavoro, umiltà, preghiera e graduale distacco dalle cose. Lì sperimenta un’inedita e profonda libertà.
“L’aver scoperto che ero nulla, non ero responsabile di nessuno, non ero uomo importante, mi diede la gioia del ragazzino in vacanza. La notte non dormii. Camminai sotto le stelle in pieno deserto. ‘Dio mio, ti amo’ gridavo verso il cielo”. Nel Sahara Carretto scopre la debolezza evangelica della povertà e della croce. È la scelta della “piccolezza” di Betlemme.
“Quando Dio volle agire nella redenzione cercò la piccolezza. Salvò il mondo non con la sua forza, ma con la sua debolezza. L’Eucaristia non è il sunto di tutto questo metodo? Farsi nulla, essere nulla. Qui siamo all’anima del mistero cristiano. Non mi lamenterò più. Divento un banchiere della povertà… un magnate della debolezza… un nababbo della miseria…”.
Colpisce che solo nella radicalità del Vangelo, vissuto nella logica del nascondimento di Nazareth, è possibile vivere la piena comunione con tutti gli uomini. La parola-chiave per i Piccoli Fratelli è “contemplazione sulle strade del mondo”: una contemplazione attiva e nella povertà.
Nel 1963 inizia a scrivere Lettere dal deserto, un piccolo libro che segnerà una generazione di cristiani, in cui narra la sua esperienza di rinascita in una fede essenziale e rinnovata.
Carlo ora è pronto a dar vita ad una fraternità in Italia. Innamorato di Francesco d’Assisi, aiutato da Leonello Radi, vecchio amico, si mette alla ricerca di un “conventino francescano”. Lo trova in quel di Spello, non lontano da Assisi. Scrive libri che parlano alla testa e al cuore di cristiani usciti dal Concilio, presi dalla voglia di non perdere l’anima dentro la passione per le cose del mondo; accoglie le persone che, in un passaparola continuo, raccontano di un luogo dove tutti sono accolti, senza distinzione di fede, condizioni sociali, sesso.
Poco prima di spegnersi (Spello, 4 ottobre 1988) nella Fraternità di S. Gerolamo, detta un testo che è il suo testamento spirituale: “Quanto sei contestabile, Chiesa, eppure quanto ti amo!…”. Sintesi di una vita. “Quanto mi hai fatto soffrire, eppure quanto a te devo!… Mi hai dato tanti scandali, eppure mi hai fatto capire la santità!… Nulla ho visto nel mondo di più oscurantista, più compromesso, più falso e nulla ho toccato di più puro, di più generoso, di più bello! Quante volte ho avuto la voglia di sbatterti in faccia la porta della mia anima e quante volte ho pregato per poter morire tra le tue braccia sicure!”.
Carlo Carretto insegni anche alla Chiesa di oggi ad amare Dio e il prossimo. Più ti avvicini al volto di Dio, più scopri questo volto nella persona fatta a sua immagine.
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