L’operazione editoriale messa in atto da “Il Giornale” che in edicola, insieme con il quotidiano, distribuisce il «Mein Kampf» di Hitler, si pone, più o meno consapevolmente, come un attacco alla storia e alla memoria del passato, nel nostro paese e in Europa. Vendere il passato in edicola è un’operazione insidiosa che può condurre a pericolose rivisitazioni.
Troppo facile tacciare di censura le persone che, come me, si sono preoccupate per questa infelice uscita: forse vogliamo limitare la libertà di stampa, annebbiare la verità, riscriverla a nostro uso? Non sarà che a quelli come me piacerebbe concludere la vicenda con un bel falò dei libri che non ci piacciono, in una sorta di delirante nuovo “Fahrenheit 451”?
Ogni editore è libero – c’è bisogno di dirlo? – di allegare al proprio quotidiano tutte le sfumature di grigio rosso e nero che vuole, di ristampare per i suoi lettori Paperino, Mandrake o Tex Wyler, di omaggiarli con le più belle storie di Simenon e di Agatha Christie. Però non si dica che un, “il”, libro di Hitler, è la stessa cosa.
Intanto Hitler non è uno scrittore né un saggista ma un conclamato odioso tiranno, persecutore di milioni di vittime innocenti, l’incarnazione della peggiore storia prodotta dall’Europa del secolo XX.
Siamo di fronte a un esercizio mascherato di libertà di pensiero, un modo per aggirare con eleganza gli orrori di nazismo e fascismo, e per provare a riabilitare il passato più vergognoso del secolo breve.
In edicola, insieme con le borse da spiaggia offerte dalle riviste femminili per l’estate, con i gadget per maschietti e le collanine per le femminucce, accanto al pensiero di Papa Francesco e di Enzo Bianchi, con la stessa innocente disinvoltura, arriva “il” libro, l’opera prima di Hitler.
Porto avanti una breve, personale indagine, presso alcune edicole di Varese, aiutata dagli amici a cui ho chiesto di informarsi nelle proprie zone di residenza sul numero di copie del libro di Hitler vendute in questi giorni. Arriva la risposta, per me già scontata: vendute tutte le copie mandate in edicola con “Il Giornale” e numerose nuove richieste per chi è rimasto, ahimè, senza una propria copia. Non ho osato abusare della gentilezza del mio edicolante che avrei voluto interrogare amabilmente sulla tipologia degli acquirenti: giovani o meno? maschi o femmine? abituali lettori oppure occasionali clienti? naziskin tatuati o giovanetti dall’aspetto di studioso di filosofia?.
Provo a immaginare l’acquirente del “Mein Kampf”. Lettori improvvisati, che si sono cimentati soprattutto con i fumetti o con i giornali sportivi, hanno alle spalle scarse letture impegnate, se si esclude il romanzo “annuale” imposto dalla scuola. “Il diario di Anna Frank”, “Moby Dick” “Se questo è un uomo” … Certo che i poveri insegnanti ne hanno provate tante per avvicinare i ragazzi ai libri! Dalla lettura ad alta voce, alla gara di lettura tra le classi, al teatro che mette in scena la storia raccontata nel tal libro: grandi fatiche per portare nelle case dei ragazzi meno ricchi culturalmente l’idea che il libro non è un soprammobile inutile. “Il Giornale” compie il miracolo?
Un libro di circa 300 pagine (pubblicato nel 1925 e di cui sono scaduti i diritti d’autore, essendo passati i settant’anni dalla morte di Hitler), acquistato e messo in bella mostra in casa; o acquistato e portato in spiaggia sotto l’ombrellone a dimostrazione del fatto che ognuno è libero di leggere ciò che più gli piace.
Anche Primo Levi aveva letto il “Mein Kampf”. E aveva così commentato: “Si possono scrivere libri ignobili per ragioni nobilissime, ed anche, ma più raramente, libri nobili per ragioni ignobili, ma questo libro non appartiene a nessuna delle due categorie”.
“Mein Kampf”, scopro, piace tanto alla famiglia Kim, la stirpe degli spietati dittatori nordcoreani, lo hanno inserito nella sezione d’onore della propria biblioteca. E, secondo New focus international, il giovane rampollo della dinastia Kim Jong-un avrebbe regalato il manifesto di Hitler a suoi alti funzionari. Un’anonima fonte nordcoreana ha rivelato che il giovane autocrate asiatico ha addirittura osannato la capacità dei nazisti di risollevare le sorti economiche della Germania dopo il collasso della Prima Guerra mondiale, chiedendo ai suoi di trarne ispirazione.
E questo ci basti.
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