Parlare di sconforto quanto a deduzioni sulle possibilità future della nostra Nazionale di calcio è sicuramente eccessivo ma che si possa fare posto a giudizi confortanti è ancor più eccessivo.
Gira e rigira Conte non sembra proprio trovare il bandolo della matassa e, quel che è peggio, non tanto per scarsa adattabilità dei reparti ma soprattutto per la mediocrità dei singoli.
Parliamoci chiaro. Questo è il problema del nostro calcio che per rimediare alla mediocrità – anche se non assoluta – deve affidarsi agli stranieri, quelli tanto per intendere che costituiscono la chiave di salvezza dei risultati delle nostre squadre e quelli di cui secondo qualche commentatore televisivo delle ultime partite avrebbero potuto fare questo e quest’altro che non riuscivano invece a fare i nostri; e forse non è neanche il caso di riproporre – almeno più di tanto – il ritornello della scarsa propensione a utilizzare nel nostro campionato i giovani più o meno cresciuti in casa.
Forse è vero il contrario e cioè che è proprio la mancanza – e non la scarsa utilizzazione dei nostri giovani – che induce all’importazione degli altri. Ma certamente (e non forse) le società hanno necessità di avere in ogni squadra autentici campioni che determinino le sorti delle partite.
Tanto per precisare: nel commento televisivo di Italia-Scozia si faceva, con strano paragone, riferimento a quello che avrebbe potuto fare un Higuain o altri, e nessuno dei quali, però, made in Italy.
Insomma nel campionato italiano le squadre fuori dal tiro delle vette della classifica di campioncini in evidenza possono parlare piuttosto poco. La Fiorentina perdendo anche il Cuadrado ha perso lo spolvero di quando l’aveva; il Napoli senza Higuain non avrebbe potuto cullare così a lungo in una vittoria finale; Inter e Milan hanno solo pasticciato anche con gli stranieri e la sola Juve ha potuto trionfare perché imbottita di importazioni.
E se è vero che al suo successo è valso – e non poco – anche il contributo di una difesa tutta italiana è pur vero che questo è proprio l’unico reparto della Nazionale su cui non può cadere la benché minima critica.
I tempi dei Boniperti, Mazzola, Rivera e altri cresciuti in casa sono finiti.
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