L’anno della vita religiosa è (stata) un’occasione d’oro per fare una verifica, a partire dal Vangelo e dalla Regola, al fine di ricoprire la propria identità di religiosi con una specifica missione della Chiesa e nel mondo. La Regola, infatti, indica il modo particolare di vivere il Vangelo proprio di ogni congregazione religiosa.
Per i Sacramentini l’Eucaristia è al centro della vita personale e comunitaria, e ispira la preghiera e la missione nella Chiesa. Seguendo l’esempio del Fondatore san Pier Giuliano Eymard, sono chiamati a dare una testimonianza più esplicita della vita che sgorga da questo sacramento.
Per tracciare il cammino futuro assumiamo l’atteggiamento del popolo d’Israele nel momento dell’esodo: avere una chiara volontà di abbandonare ciò che ancora impedisce di camminare spediti e in libertà, ritrovando lo slancio di seguire il Signore con l’entusiasmo degli inizi.
A livello di Chiesa Papa Francesco col suo esempio sta incalzando i cristiani ad essere nel mondo presenza vera di Cristo, portatori di speranza. Ci provoca col suo stile semplice e diretto, chiaro e vicino alla gente.
A livello di vita religiosa si sente l’urgenza di un ritorno coraggioso ai valori del Vangelo che sono alternativi a quelli del mondo, e quindi ritrovare una presenza nel mondo che sia annuncio profetico del Regno.
A livello sociale e mondiale, proprio perché rapidi e profondi cambiamenti mettono a rischio il futuro di interi popoli, ci dobbiamo mettere a servizio dei fratelli e delle sorelle di questo nostro tempo.
Ma quali sono i passi da fare per rilanciare la presenza delle nostre comunità religiose? E come ritrovare lo slancio e la passione di un tempo?
Ecco alcuni obiettivi, che sono stati precisati nel corso del Capitolo e che sono come un invito a “rinascere”.
Ri-diventare comunità significative, capaci di testimoniare la forza vitale dell’Eucaristia, capaci di costruire un’intensa collaborazione coi laici, capaci di scegliere le periferie sociali, umane ed ecclesiali; comunità che vivono uno stile di vita sobrio, semplice, povero.
Occorre poi aprire nuovi cantieri di missione e di testimonianza: cercare nuove presenze “di frontiera”, nelle periferie del mondo non solo a livello geografico, ma anche sociale; promuovere nuove esperienze di vita comune vissuta nella semplicità, essenzialità, prossimità ai poveri; collaborare a livello più profondo con chi è attratto dallo stesso amore all’Eucaristia; avviare esperienze vocazionali forti; esplorare il mondo dei giovani là dove essi vivono, per coglierne le domande e i bisogni.
Ogni famiglia religiosa, che condivide la crisi economica, la disoccupazione, il calo delle risorse, deve fare i conti con questa situazione: per questo la gestione delle risorse dovrà essere oculata e andranno trovate risorse e criteri per la condivisione e l’aiuto reciproco.
In futuro la missione sarà quella di aiutarci a lavorare insieme a servizio della Chiesa e del mondo nella fedeltà alla mandato che il Signore ha affidato alla nostra Famiglia religiosa: rispondere alle esigenze dei nostri contemporanei e contribuire alla costruzione di un mondo più giusto e fraterno, come discepoli e apostoli dell’Eucaristia.
Il fuoco che è stato acceso non bisogna lasciare che si spenga.
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