Solo l’aspetto formale è stato quello della liturgia laica. L’annuale assemblea degli imprenditori varesini, che si è svolta lunedì 30 maggio a Malpensafiere, è stata infatti un capitolo importante di un percorso che vede impegnata tutta l’industria italiana in un difficile e contrastato processo di crescita attraverso l’innovazione.
Proprio l’innovazione ha costituto infatti il filo logico su cui si sono dipanati i lavori: nel richiamo molto forte del presidente dell’Univa, Riccardo Comerio, nell’approfondita intervista di Ferruccio De Bortoli a Roberto Cingolani, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, nell’intervento appassionato e concreto del neo presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia.
Un’innovazione che è già realtà quotidiana nelle industrie varesine, ma che è nello stesso tempo un richiamo costante a sfruttare fino in fondo tutte le nuove potenzialità. Siamo in un mondo che sta vivendo infatti una quarta rivoluzione industriale che, al contrario delle precedenti, non coinvolge solo i meccanismi della produzione, ma interessa direttamente la vita quotidiana di ogni persona. Non si tratta più dell’arrivo delle macchine, della catena di montaggio, dell’elettricità o dell’automazione, si tratta di quel cambiamento di fondo e di prospettiva che è il risultato del matrimonio tra informatica e telecomunicazione.
È la rivoluzione della connessione, della possibilità di dialogare non solo tra le persone, ma anche tra le cose (si parla di Internet of things), della capacità di raccogliere ed elaborare un numero straordinariamente grande di dati per metterli al servizio, almeno come prospettiva, del benessere personale e collettivo.
Il presidente Comerio ha fatto alcuni significativi esempi: il frigorifero che ordina il latte al supermercato quando si accorge che non ce n’è più, la sveglia che anticipa il trillo se raccoglie le informazioni su di un eventuale traffico intenso per andare in ufficio, il segnale che avvisa se un paziente non ha preso in tempo la medicina. E così via.
Potrebbero sembrare piccole curiosità, ma tra qualche anno ci accorgeremo di come sarà cambiato il nostro stile di vita, così come possiamo riflettere di come sia già cambiato ora grazie a internet e agli smartphone che servono anche per telefonare.
In questa prospettiva, come ha osservato Cingolani, l’Italia ha grandi potenzialità e insieme grandi responsabilità. Già ora il nostro Paese è uno dei più longevi, dopo la crescita della speranza di vita si è associata ad un miglioramento sensibile della salute di quelli che tradizionalmente vengono definiti anziani. Ebbene le nuove tecnologie possono permettere di acquisire i dati che rendono tracciabile ogni dimensione umana e rispondere in tempo a tutte le potenziali malattie. Oltre a poter garantire attraverso i robot un funzionale supporto operativo.
Ma la dimensione veramente importante sottolineata dal direttore dell’Iit è che si può parlare fino a che si vuole di intelligenza artificiale, di robot e di elaboratori sempre più potenti, ma al primo posto c’è e rimarrà la persona, con i suoi talenti, le sue capacità creative, la sua potenzialità umana a 360 gradi. Certo, la tecnologia affiderà alle macchine molti lavori, ma creerà allo stesso modo nuove professioni, nuove attività, nuove possibilità di lavoro per i giovani.
Proprio ai giovani e alla necessità di ridare loro una speranza va riservato un posto particolare, perché è da loro, nativi digitali, che può venire anche la possibilità di dare un volto umano all’innovazione.
La realtà varesina non solo è quella che presenta la maggiore concentrazione industriale del nostro paese, ma è anche quella che si ritrova con la missione di fare da apripista ad una realtà innovativa sempre più capace di affrontare le sfide: con le proprie imprese, con le università, con un territorio che è sempre stato all’avanguardia in molti settori produttivi. I problemi sono tanti, ma con l’ottimismo della volontà, c’è anche la volontà di affrontarli e di superarli.
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