Varese va ai supplementari mentre Busto riaffida fiducia al centrodestra e Gallarate mette in serio dubbio la riconferma del centrosinistra. Rispettato il pronostico a Busto, meno a Gallarate. Rivelatisi di fragile credibilità i sondaggi effettuati a Varese: il primo diede in netto vantaggio Galimberti su Orrigoni, il secondo un lieve margine del leader del cambiamento nei confronti di quello della continuità. Invece si va al ballottaggio con Orrigoni avanti rispetto a Galimberti. La roccaforte del leghismo/berlusconismo, secondo tradizione, ha tenuto. Per ora almeno.
Anche cinque anni fa successe la stessa cosa, la sfida fu tra il favoritissimo Fontana e l’outsider Oprandi. Vinse il sindaco uscente, si rivelò all’altezza del ruolo la sorprendente avversaria (stavolta al top delle preferenze, davanti a tutti), recuperando sedici punti percentuali dal primo al secondo turno. Il 19 giugno si partirà da basi diverse: la forbice è più ridotta rispetto al 2011, la partita s’annuncia incerta, conteranno, eccome conteranno, gli esclusi. Cioè che cosa faranno gli elettori di Malerba, Pandolfo, Marcello, Badoglio che insieme rappresentano una percentuale superiore al dieci per cento (vi vanno aggiunti i simpatizzanti grillini). Malerba pensava di raccogliere più di quanto ha portato a casa, il suo rimane comunque un risultato in grado di far pendere la bilancia da una parte o dall’altra. Da quale? A giudicare dalle posizioni prese nelle settimane scorse dovrebbe inclinare verso Galimberti, ma non è escluso che l’incrocio di altre valutazioni possa suggerire il contrario.
Sempre che, poi, i residuali votanti del bis alle alle urne diano retta alle indicazioni d’eventuali appelli congiunti/apparentamenti ufficiali e non siano invece ispirati dalla loro autonoma decisione. Specialmente coloro che hanno puntato tutto sulla differenziazione, sulla svolta, sul nuovo che deve sostituire il vecchio.
La scelta prevalente di spostare l’attenzione dei cittadini sul civismo tenendo in seconda fila i partiti si è rivelata giusta, in sintonia con l’umore dei tempi che circola in tutta Italia e non solo qui (basti pensare al successo personale di Daniele Zanzi). Hanno ottenuto consenso le persone più che le sigle, la credibilità conquistata più che i programmi annunciati. La voglia di cambiare (1) è stata distribuita su molti fronti e declinata spesso secondo un mite (troppo mite?) giacobinismo; l’intento di conservare (2), proponendo però correzione di difetti e svolta innovativa, ha fatto breccia nel fronte degl’incerti, un’area moderata di largo (tenacemente largo?) perimetro.
Quest’insieme di rapido accenno fa intendere che il verdetto finale è quanto mai in bilico. Il centrodestra si schiera in pole position, il centrosinistra deve rimontare. Di sicuro il nuovo sindaco di Varese la spunterà di poco sull’avversario, ciò che rende augurabile una rifondazione urbana che premi il merito, le idee, gli uomini di una parte, ma non escluda il contributo dell’altra. Nell’interesse della città.
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