Vada come voglia andare, lui Brambilla il suo Giro d’Italia se lo è già messo in tasca.
Quando mai si sarebbe sognato di indossare una maglia rosa e poi di rafforzarla con una stupenda gara a cronometro non proprio in vetta alla sue caratteristiche ancora sotto shock al momento della conferma baciandola a più riprese come un grande amore.
Questa è forza, è volontà e insieme è un tocco di classe perché lui, Brambilla, in bicicletta ci sta come un veterano ineccepibile nella pedalata, bravo in salita e – ancor più – nel buttarsi a capofitto affrontando discese e curve con la perizia di un campioncino. Vada come vada il resto; “el Brambilla” lombardo di origine il suo segnale lo ha dato compiendo un’impresa che di per sé merita tutti gli elogi che si è preso.
Il fatto in sé può anche rientrare nella normalità. Non vi rientra, invece, nelle sue modalità di svolgimento. Non vi rientra nell’imperiosità di quella fuga, ancora meno vi potrebbe rientrare la successiva discesa e questo è un fatto che non vuole certo accampare o, addirittura, sventolare pretese di anticipate glorie vuol solo dire che la tempra di qualche giovane non va archiviata con facilità.
Vada come vada il Giro, si diceva, ma il giovane Brambilla se non una promessa ha il sacrosanto diritto di considerarsi una speranza. L’avere tenuto la maglia sino alla decima tappa ha costituito – certo – per lui la realizzazione di un sogno mai sognato tanto. Più grande quando si tenga presente che proprio nella tappa successiva il Brambilla è tornato al ruolo di gregario per lavorare a favore del compagno di squadra Jungels che all’arrivo ha indossato l’insegna del primato proprio grazie anche all’aiuto del collega.
Per completare il gradevolissimo elogio per i giovani pare d’obbligo mettere in risalto quel Ciccone ventunenne per la prima volta tra i professionisti e, ovviamente, al Giro che sulla salita di Sestola ha lasciato tutti tagliando per primo il traguardo.
A formare il trio va tenuto presente il russo Foliforov vincitore della XV tappa (scalata a cronometro) e alla prima vittoria della sua carriera. Un esempio che andrebbe anche sventolato avanti il viso di certi pseudo campioni che ad una corsa del volare con il Giro di Italia si presentano per vincere qualche tappa – se non solo per preparazione – ritirandosi poi, una volta ottenuto un misero scopo.
Quanto al resto tutto si dovrà ancora vedere ma per ora è bello quasi magico l’apprezzamento dei giovani.
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