Tante volte s’è affrontato il tema della tutela della Valle della Bevera perché fosse difeso il suo patrimonio ambientale e di biodiversità. Continuando un progetto del professore Salvatore Furia ho promosso (tramite Amici della Terra Varese), d’accordo con il già assessore alla Tutela ambientale del comune di Varese Federiconi, con la società Idrogea e con l’esperto ambientale del Comune di Viggiù, la realizzazione di un Parco locale di interesse sovraccomunale all’interno di detta Valle. Tramite la Fondazione Cariplo abbiamo trovato i soldi necessari per raggiungere questo obiettivo.
Era, pertanto, assolutamente forte il legame tra la l’associazione Amici della Terra Varese e il comune di Varese in ordine alla realizzazione del Parco locale della Valle della Bevera. Può, pertanto, immaginare quanto grande sia stato il mio scoramento quando ho saputo che il Comune (senza fare alcun cenno all’Associazione) avesse allestito al Museo tattile di Varese una mostra su questo Parco locale basandosi sul lavoro degli studenti della Classe quinta C del Liceo Artistico di Varese.
Per potere scrivere, però, con cognizione di causa una eventuale critica all’assessore alla Tutela ambientale del Comune avevo bisogno di conoscere l’oggetto del contendere. Così, a questo scopo, sono andato a Villa Baragiola a Varese (dove ha sede il museo Tattile) e ho visto la mostra che è stata in quella sede organizzata.
È di piccole dimensioni ma è ben costruita. Non è solo descrittiva, ma è anche propositiva, senza risultare di contenuto ovvio o scontato. È capace, Infatti, di essere innovativa e, pure, costruttiva.
C’è un tema, però, che non è toccato dalla rassegna, che è proprio importante venga considerato dagli interessati. Quello del mantenimento del Parco finché sussiste. Questo (il parco) non è, infatti, una entità regionale o statale, ma è solo intercomunale. Può essere, quindi, esclusivamente mantenuta dai Comuni che lo hanno costituito. Comuni che sono sempre più poveri e che rischiano di rimanere così senza i soldi necessari.
Allora, per poter vivere, un parco non deve essere solo attrattivo per i cittadini (dovrebbero, allora, essere questi a mantenerlo tassandosi per garantirgli delle sovvenzioni idonee). Se non si volesse arrivare a ciò, perché un parco possa avere i fondi necessari a operare, questo è da essere ospitale per imprese che sappiano essere, per le attività svolte, chiaramente sostenibili ma, soprattutto, redditizie.
Tutto il parco però, deve essere capace di produrre ricchezza e i suoi abitanti dovranno essere chiamati ad essere, principalmente, dei veri e propri imprenditori. Così facendo, si potrà mantenere in vita una area verde che sappia, proprio per essere tale, essere anche garanzia per i suoi abitanti di poter fornire, oltre che gli elementi vitali (bere e mangiare) anche i soldi necessari a poter garantire un loro soddisfacente tenore di vita.
L’esposizione era presentata da una ragazza, ex studente del liceo artistico, preparata e disinvolta. Ciò che mi è piaciuto di più è stato poter percepire nelle carte, la passione che i giovani hanno dimostrato per conoscere, studiare, ma anche per trasformare il territorio varesino e a dimostrare che lo stesso è colmo di spunti capaci di far raccontare storie di molteplici produzioni sempre diverse e, quindi, non riproduttive o distruttive. Oggetto di studio, possono esserlo, non solo le bellezze ambientali, ma anche quelle artistiche e storiche.
Per questo motivo ho chiesto all’assessore inviandogli una lettera, di convocare, in breve tempo, una riunione cui invitare il provveditore provinciale agli studi e i presidi delle scuole varesine, perché, tramite loro, gli studenti possano studiare realtà diverse del nostro territorio. Dovrebbe poi essere istituito un premio cittadino che sia non solo a vantaggio degli studenti della classe interessata ma, soprattutto, oggetto di vanto della scuola. La tutela delle molte bellezze del territorio, nasce proprio dal loro studio e dalla loro conoscenza, da parte dei più giovani che, studiandole possano essere capaci di contrastare la furbizia degli speculatori che, ancora oggi, sono capaci di infiltrarsi nella politica per poter perseguire il proprio distruttivo ed effimero tornaconto.
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