La Chiesa Ambrosiana ha inteso rivitalizzare un’antichissima forma di vita consacrata, ripristinando il rito della “Consacrazione delle vergini”.
Il Codice di Diritto Canonico, nella parte terza, dedicata ai Consacrati, afferma: “A questa forma di vita consacrata è assimilato l’Ordine delle Vergini, le quali, emettendo il santo proposito di seguire Cristo più da vicino, dal Vescovo diocesano sono consacrate a Dio secondo il rito liturgico approvato e, unite in mistiche nozze a Cristo Figlio di Dio, si dedicano al servizio della Chiesa” (can.604).
Per comprendere l’identità precisa di questa forma di vita è bene mettere in luce la secolarità, che è il contesto in cui nasce e cresce.
Questo “Ordo” è fatto per quelle ragazze e per quelle donne che, dopo aver scoperto in sé il dono della verginità per il Regno, si accorgono di essere chiamate a viverlo nella secolarità (in questo si distinguono dalle Religiose) e senza una spiritualità secolare specifica (in questo si distinguono anche dagli Istituti secolari).
Vivono da consacrate la diocesanità nelle normali condizioni del popolo di Dio, nella propria casa, con un proprio lavoro, lasciandosi guidare nell’uso dei beni terreni dalla propria consacrazione verginale per cui alla vergine “solo Dio basta” (S. Teresa d’Avila), con la possibilità di riunirsi in associazioni o in piccole comunità. La vita comunitaria è comunque opzionale e non deve alterare la loro secolarità.
Analizzato il contesto di questa forma vocazionale, eccone le caratteristiche salienti. Anztutto il dono della verginità diventa “santo proposito di seguire Cristo più da vicino”, consacrato dal Vescovo mediante l’invocazione dello Spirito Santo nella preghiera di rito. Il Pastore della Chiesa celebra quello che Paolo dice della comunità di Corinto: “Io provo per voi una specie di gelosia divina, avendovi promessi ad un unico sposo, per presentarvi quale vergine casta a Cristo” (2 Cor 11,2).
In forza di questo rito, il santo proposito diventa consacrazione personale, ecclesiale, pubblica. La diocesanità è la forma con cui le donne consacrate nell’Ordo vivono e plasmano la loro consacrazione. Per questo motivo esse hanno un rapporto particolare con il Vescovo e vivono profondamente la spiritualità della Chiesa alla quale appartengono, a tal punto che la “sponsalità” che caratterizza ogni anima consacrata viene da loro vissuta in riferimento alla Chiesa particolare.
Esprimono profeticamente la sponsalità della Chiesa diocesana. Nel rito della consacrazione ricevono il libro della Liturgia delle Ore e assumono l’impegno della sua celebrazione quotidiana.
È a partire dalla preghiera della Chiesa, con la Chiesa e per la Chiesa che si dedicano al servizio della Chiesa. Il loro servizio alla Chiesa non sarà necessariamente un servizio pastorale. L’ubbidienza al Vescovo si concretizzerà nelle forme più diverse – secolari e pastorali – a seconda dei carismi di ciascuna e le urgenze del momento.
In questo momento in cui sul tema della donna si scatenano vivaci dibattiti e polemiche, l’Ordo Virginum si propone come un ambito severo e sciolto, antico e nuovo, in cui alla donna è possibile vivere la sua umanità femminile e la sua feconda maternità spirituale.
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