Motocross senza regole. Non posso non fare mio il grido di allarme che gli organi di informazione locali hanno recentemente lanciato, perché le guardie ecologiche, come accade ogni anno con l’incedere della bella stagione vengono sopraffatte dai cultori del motocross che mettono a repentaglio natura e persone. Ho così scritto al presidente della Commissione tutela ambientale della Regione Lombardia chiedendo una audizione specifica.
Non esistono secondo la mia opinione mezze misure: ci sono luoghi in cui poter fare motocross, altri, invece, dove questo sport, questa pratica, non può essere ammessa.
Scrivo di ammissibilità, perché talune realtà rischiano di venire compromesse irrimediabilmente qualora diventino teatro inappropriato di una frequentazione non conforme a Legge e non adeguata alla fruizione libera dei luoghi.
Non si può mischiare l’acqua con l’olio. Qualcuno tenta sempre a effettuare questa pratica che distrugge, offende ed è egoistica. Io proprio non ci sto a tollerare un simile comportamento! Ci sono infatti luoghi che si caratterizzano per la loro bellezza, per Il loro fascino e che vanno goduti con discrezione, sfiorati con il petalo di una rosa.
Ci sono turisti nostrani e no che li frequentano con questo spirito e ai quali la pratica motocrossistica di pochi fa venire la voglia di allontanarsi e di non tornare più. Il Nord del Varesotto ha molti di questi luoghi che non vogliono veicoli a motore per poter essere vissuti. Occorre rispettarli e fare delle scelte di priorità sulle quali non è possibile discutere.
Come si fanno piste ciclabili attorno ai laghi dove i motori non sono ammessi, a maggior ragione questo divieto deve valere per la montagna.
Torno ancora una volta a fare presente come il verde sia un patrimonio di interesse collettivo e di proprietà sociale. Ho chiesto un intervento dell’assessore regionale al quale poi avevo scritto già in tema. Allo stesso ho fatto presente le lamentele e anche le preoccupazioni delle guardie ecologiche volontarie, ma invano.
Per cercare di promuovere delle decisioni concrete e quindi di smuovere il Consiglio regionale e fare in modo che possa assumere dei provvedimenti contrari a questa pratica condotta incivilmente da parte di chi la pratica, ho chiesto anche di avere una audizione presso la Commissione tutela ambientale della Regione Lombardia.
Al presidente della commissione ho mandato una lettera facendogli presente come l’articolo tre ter del decreto legislativo numero quattro del 2008 (che modifica il decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale) preveda il principio di azione ambientale secondo il quale: la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi naturali e del patrimonio culturale dev’essere garantita da tutti gli enti pubblici e privati e dalle persone fisiche e giuridiche pubbliche e private. Occorre ci sia una loro adeguata azione, che sia informata ai principi della precauzione, dell’azione preventiva, della correzione, in via prioritaria alla fonte dei danni causati all’ambiente, nonché al principio ‘Chi inquina paga’ ai sensi dell’articolo 174 comma due del Trattato delle unioni europee, regolano la politica della comunità in materia ambientale.
Di notevole importanza è la definizione di sviluppo sostenibile contenuta nell’articolo tre quater sempre del decreto legislativo numero quattro del 2008 ove si afferma che ogni attività umana giuridicamente rilevante ai sensi del presente codice deve conformarsi al principio dello sviluppo sostenibile, al fine di garantire che il soddisfacimento dei bisogni delle generazioni attuali non possa compromettere la qualità della vita e le possibilità delle generazioni future.
Anche l’attività della pubblica amministrazione, deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.
Data la complessità delle relazioni e delle interferenze tra la natura e attività umane, il principio dello sviluppo sostenibile deve consentire di individuare un equilibrato rapporto, nell’ambito delle risorse ereditate, tra quelle da risparmiare e quelle da trasmettere, affinché nell’ambito delle dinamiche della produzione e del consumo si inserisca altresì il principio di solidarietà per salvaguardare e per migliorare la qualità dell’ambiente anche futuro.
La risoluzione delle questioni che involgono aspetti ambientali, deve essere cercata e trovata nella prospettiva di garanzia dello sviluppo sostenibile, in modo da salvaguardare il corretto funzionamento e l’evoluzione degli ecosistemi naturali dalle modificazioni negative, che possono essere prodotte dalle attività umane. In questo contesto, intervengono due principi procedurali quali quello di sussidiarietà e di leale collaborazione. I principi desumibili dalle norme del decreto legislativo costituiscono le condizioni minime e essenziali per assicurare la tutela dell’ambiente su tutto il territorio nazionale.
Ogni anno aumentano le persone che si lamentano e vedo di girare queste proteste agli enti pubblici superiori competenti. La loro frustrazione è anche la mia: nulla sembra in grado di fare assumere decisioni ultimative da parte di chi ci governa. Sembra che il voto garantito da certuni sia agli occhi dei governanti più importante della buona salute di chi sorveglia.
È stata proprio la Commissione ambiente della Regione Lombardia che ha raccolto da poco tempo la lamentela dei sindaci di Gorla minore e di Marnate che per la prima volta in vent’anni si sono lamentati di non essere stati ascoltati da parte della Regione riguardo modificazioni della normativa in essere.
Ebbene vediamo se anche per il motocross non possa cambiare il canto che fino ad ora abbiamo sentito da parte degli enti di governo, sempre con lo stesso stucchevole ritornello “Lamentatevi che tanto noi non faremo nulla di risolutivo”. Speriamo che si cambi atteggiamento.
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