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Cara Varese

RUOLO DI SACRIFICIO

PIERFAUSTO VEDANI - 20/05/2016

donnaLa laicizzazione dello Stato da tempo è in ascesa, le corrisponde una nuova fase meno positiva di presenza e di poteri della Chiesa. Sono alternanze secolari e non solo in Italia, dove peraltro la tradizione e la cultura cattoliche sono ancora ben radicate.

Il cattolicesimo ha notevole influenza contando su una grande storia che non si è esaurita nel tempo grazie al suo DNA autenticamente rivoluzionario perché fondato anche sull’amore. Il potere laico nazionale da noi si è anche occupato delle feste religiose riconosciute ufficialmente nel calendario e ha ritenuto opportuno eliminarle. Nel contempo sono state valorizzate o inventate altre feste, per quanto riguarda la famiglia quelle della mamma e del papà, quest’ultima con un richiamo a San Giuseppe, modello senza concorrenti laici e accettato da tutti.

Negli ultimi decenni c’è stata un’altra rivoluzione che ha toccato picchi altissimi e, come ogni vittoria, ha chiesto grandi sacrifici: la conquista di un ruolo dignitoso nella società da parte delle donne.

La nuova cultura dell’apporto della donna anche nella famiglia ha scatenato il peggio in maschi insensibili, senza dignità umana: ogni giorno le cronache registrano allucinanti episodi di violenza contro le donne.

Bisogna rispondere a questa brutalità, riproporre e ricordare la sacralità della vita, l’importanza della donna nella famiglia, nella nostra società dove essa spesso ricopre un triplo ruolo, quello di moglie e madre e di lavoratrice. È sull’ apporto della donna negli ambienti di lavoro che ci si dovrebbe è soffermare di più e capirne la vera portata quando la sua attività non è esclusiva all’interno della sua famiglia.

Oggi si sottolinea correttamente la presenza femminile nelle professioni individuali, nel ristretto campo di una materialità di alto profilo o nelle capacità espresse nelle scienze, nella magistratura, in politica, ma in rare occasioni e soprattutto quando ci sono guai l’attenzione dei mass media ricorda i sacrifici di chi nella stessa giornata è operaia, casalinga, madre e moglie.

Per i dodici anni di insegnamento di mia moglie alle elementari di Solbiate Comasco, ho avuto modo di seguire le vicende familiari di parecchi suoi alunni. Le mamme di questi bimbi, tutte tessitrici, lavoravano otto ore al giorno di fila alternandosi in due turni: 6-14 e 14 -22. I papà lavoravano quasi tutti in Svizzera, e accadeva che i bimbi una volta al giorno, se non avevano la nonna, mangiassero da soli: per qualcuno c’era la compagnia del gatto.

Più di una volta, guardando alle situazioni di donne che lavoravano avendo famiglia mi sono chiesto perché questo impegno che riguarda numerosissime famiglie non venga ricordato al di fuori della festa già dedicata alle donne. Potrebbero esserci momenti di solidarietà, di ringraziamento, di riflessione in qualsiasi giorno dell’anno sul doppio o triplo lavoro della donne che non si ferma a quello svolto negli stabilimenti, ma riguarda anche professioni, impieghi, insegnamento e altre attività di importanza sociale come quelle del settore sanitario.

Una prima analisi della portata di questo problema, dimenticato perché si dà per scontato il carico che si mette sulle spalle delle donne, potrebbe essere fatta e ripetuta nel tempo a livello di quartiere, di parrocchie già presenti e attive in campo sociale.

 Insomma tutt’altro che una festa consumistica, ma un’occasione per un approfondimento di una situazione e di problemi che hanno forti risvolti sociali e che in qualche misura potrebbero presentarsi anche a coloro che vogliono famiglie non tradizionali.

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