9 maggio 2016
Alle prime ore di lunedì 9 maggio Padre Apollonio Troesi, frate cappuccino missionario in Brasile, lasciava questa terra per entrare definitivamente nella luce di Dio, nostro Padre.
Ricoverato in ospedale a S. Luis do Maranhão il 25 aprile, i medici gli avevano diagnosticato un tumore diffuso che in pochi giorni lo ha consumato. Cosciente che si stava avviando alla morte, era dispiaciuto perché non poteva fare più nulla per i suoi poveri. Alla sorella Rita disse semplicemente: “Sto andando di là”.
Dio si ricorda
La morte pone un sigillo definitivo sulla vita di una persona, perciò scriverne o parlarne sembra avviare un esercizio di memoria, di ricordi tutti al passato, un’operazione di nostalgia (struggente saudade), costruzione di un monumento che, per quanto sia perfetto, non parla.
Eppure c’è nel credente il fremito, la percezione di una vita che passa attraverso la morte e la vince… Solo è chiesta l’umiltà (è la terra di cui l’uomo è fatto), l’umiltà di togliersi i sandali per camminare sulla “terra del Vivente”, attirati da un fuoco che arde e non si consuma.
Per ammettere che è reale anche ciò che non si vede, occorre lo Spirito, che i nostri sensi illumina per una più profonda conoscenza.
Allora non è vano nulla, nulla è perduto della vita di una persona, perché è Dio che ricorda, sul palmo della mano ha disegnato il suo figlio amato!
E i tratti, le vicende, la storia sono nella memoria di Dio, non svaniscono nel labile e limitato ricordo degli uomini. È come dire: Se io ci sono e ci sarò (tempi diversi per noi, per Dio sempre e solo presente) è perché Lui mi ama!
È lui…
Occhi grandi e azzurri, spesso sgranati nell’ascolto e nello stupore; un corpo sempre più magro e sempre vestito dell’abito cappuccino; un sorriso aperto, che conquista; piedi nudi su ogni terreno; le mani che sfogliano carta, trattengono la penna, stringono quelle di Madre Teresa e poi di tanti poveri, piccoli, lebbrosi senza nome per noi… Apollonio!
La stima e l’affetto che ci lega ci consente di vedere, sentire e, da qualche spiraglio, intuire…
La parola
Licenziato in Teologia a Venegono (1958), insegnante di materie letterarie nel seminario minore di Albino (1958-64), studente di Lettere antiche all’Università Cattolica di Milano senza conseguire titoli, insegnante nel ginnasio di Varese (1965-67), poi nel liceo di Sondrio (1967-71), quindi nel liceo di Varese (1971-76). Frate predicatore.
Un uomo dalla parola ascoltata, tradotta, approfondita, scavata con grande rispetto e passione. Avreste dovuto essere suoi alunni per cogliere al vivo l’intensa preparazione e partecipazione a quanto poi comunicava e come voleva fossimo attenti e recettivi collaboratori nello studio.
Ma forse è stato possibile a molti incontrare Padre Apollonio nell’annuncio della Parola di Dio, una parola ispirata, di volta in volta pacata e poi irruente, inarrestabile, piena di fervore. La Bibbia tra le mani, il cuore ardente, e il piede sempre pronto a partire. Per lui erano bastati sette mesi per venire al mondo e, perciò, diceva di avere “fretta”… non troppa distanza si deve mettere tra il dire e il fare!
Quanti scritti, secondo uno stile inconfondibile, il suo. Attento ad ogni espressione, ai puntini, agli esclamativi, al corsivo o al grassetto, al maiuscolo… e tutto per comunicare o servire un messaggio. E quante lettere con quella sua grafia che con tre righe riempiva una pagina. Lettere giunte con le buste più strane, ricavate da un calendario o rivoltando la busta ricevuta.
Desiderava mantenere i contatti, essere informato e interveniva prontamente per manifestare riconoscenza e vicinanza (mi rimproverava ritenendomi un cittadino di Sparta, perché troppo sintetico, mentre lui diceva di essere nato ad Atene).
C’era anche la parola fraterna, fatta di soprannomi e nomignoli (ne aveva per tutti), il gusto di cantilene e proverbi dialettali.
La missione
La passione di sempre. Famose le mostre missionarie a Sondrio, quella dei pittori a Varese, ma anche il lavoro nell’officina con gli studenti per creare oggetti e aprire piccoli mercati dai quali ricavare aiuti. Collaboratore del Centro missionario provinciale e poi segretario delle missioni dei cappuccini lombardi (1976-1985). I viaggi in Brasile, Eritrea (gli rimase sempre nel cuore), Costa d’Avorio, Tailandia, Camerun (dove avrebbe voluto approdare). L’amicizia con Ildebrando Crespi di Gallarate e le visite in India. La vocazione missionaria gli ha via via aperto gli occhi, il cuore, le mani, tutta la vita.
Nel 1989 fu inviato in Brasile e divenne l’irriducibile amico dei poveri, di tutti i poveri, basta che siano poveri. Assunse uno stile di vita sempre più improntato all’austerità e alla sobrietà convinta, maturata nel contatto concreto con la miseria di tante persone. E poi lavorava intensamente, soprattutto nei suoi rientri in Italia, per quella che lui definiva “la fabbrica dell’appetito”. Con coraggio e senza vergogna sapeva chiedere, suscitare collaborazione, scovare benefattori e tanti tanti amici che anche oggi lo apprezzano per questa sua coerenza evangelica.
Un uomo generoso, Padre Apollonio, che ha sfidato l’ingenuità e… l’obbedienza! Perciò “irriducibile” amico dei poveri. Non aveva le mani bucate, non aveva più neanche le mani!
A S. Luis, a Belém, a Macapá e in tanti villaggi arrivava e “pronto”, come si dice in Brasile, faceva (ne sono stato testimone).
Padre Daniele da Samarate
“Avevo appena messo piede in questa nostra Missione centenaria del Nord-Brasile. Neppure parlavo portoghese… mi stavo guardando attorno, quando i Superiori di Milano e dal Padre Generale mi è arrivata la nomina a Vicepostulatore della Causa di canonizzazione di Padre Daniele!” (Padre Daniele da Samarate è un frate missionario morto lebbroso a Tucunduba nel 1924). Padre Apollonio racconta come, aiutato dai giovani frati brasiliani, ha incominciato a raccogliere memorie, testimonianze fino ad arrivare al Processo Diocesano. Nel marzo scorso sono state riconosciute dai teologi della Congregazione delle Cause dei Santi le virtù eroiche del Servo di Dio e Padre Apollonio ha gioito immensamente scrivendo la sua ultima lettera proprio per questo evento.
Innamorato della vita e delle virtù del santo missionario ha fatto tutto nel suo nome. Il “berçario” per i neonati e le loro mamme, gli ambulatori in diversi villaggi, la mensa per i poveri. Si dedicò con premura ai lebbrosi di “Casa Andrea” a Belém, aprì nel rione Pantanal la “creche”, asilo per trecento bambini, a Macapà realizzò il grande Centro di promozione umana di Macapá… Ha parlato di P. Daniele alla Radio, ha tradotto e pubblicato il suo Diario (insieme con Padre Gentile), ha vissuto per i piccoli, i poveri e i lebbrosi: “Padre Daniele e i suoi fratelli”.
Padre Apollonio ha vissuto recentemente il dolore profondo del disinganno, della fiducia tradita proprio da chi l’aveva avuta piena. Non ha smesso, però, di sperare e di operare perché tutto potesse rinascere.
Congedo
Nel suo “Congedo” che volle consegnassi nell’ottobre scorso alla gente di Samarate e S. Macario scriveva: “Io continuo qui finché il Buon Dio vorrà, continuerò a vivere qui da frate missionario che si sforza, pur essendo vecchio e malandato, di rispecchiare in qualche modo le virtù di Padre Daniele. I Piccolissimi del purtroppo adesso chiuso “asilo”, mi hanno sempre chiamato a gran voce: frei Daniel, frei Daniel! Vi lascio con questa festa che i bambini mi facevano. Vi porto tutti nel cuore… Porto Samarate, San Macario, tante persone buone e interessate al bene, ricordo tanti gesti di bontà e solidarietà che ancora mi commuovono e… pronto… qui si dice… Arrivederci tutti in Cielo. Spero di precedervi e la prima cosa che farò, sempre che il Buon Dio mi conceda un posticino Lassù, la prima cosa sarà cercare Padre Daniele per abbracciarLo e ringraziarLo!… Intanto ringrazio cordialissimamente tutti Voi!… “A DEUS LOUVADO” (è la formuletta coniata da Padre Daniele per ringraziare Dio per tutto quello che fa ed è diventata la sua, di Padre Apollonio, cifra splendida di una vita donata che “di là” continua ad essere offerta ancora per quei poveri che avremo sempre con noi).
Mi piacerebbe arrivare con voi alla soglia del Paradiso dove gli angeli e i poveri conducono i figli di Dio e contemplare il desiderato abbraccio…
Grazie.
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