Dal 19 giugno 2016, convocate dal Patriarca Bartolomeo I, quattordici Chiese autocefale ortodosse, sono state invitate a riunirsi per la prima volta dopo Nicea. Un incontro preparatorio si è verificato nel marzo del 2014. Per motivi politici e storici mai s’era data un’occasione di questo genere: il fine evitare di cadere nella tentazione mortale dell’immobilismo. Nella chiesa deputata di S. Ireneo nel 381 si svolse il primo Concilio di Costantinopoli (secondo Concilio ecumenico della storia). La presenza riguarderà esclusivamente i vescovi, nell’intento di comunicare col mondo in modo non incompatibile con la vita spirituale ortodossa e si tratterà comunque di un incontro tra gerarchie non partecipato ai fedeli, anche se si proporrà il tema di una fedeltà, che significa autocomprensione della Chiesa nella storia.
Nel 1923 il Patriarca ecumenico Fozio cominciò a parlare di Concilio al Congresso panortodosso di Costantinopoli. Fece seguito nel 1930 il Comitato interortodosso preparatorio sul Monte Athos. L’ultimo Concilio considerato ecumenico dalla Chiesa ortodossa fu il 7°, convocato per proclamare solennemente la venerazione delle icone contro l’iconoclastia. Il termine movimento ecumenico è stato epurato su richiesta delle Chiese russa, serba e georgiana.
Attualmente si verifica un boom di adesioni nelle Chiese dell’Est, anche se alcune Chiese storiche dell’area medioorientale stanno di fatto abbandonando la sede in cui hanno avuto origine. Mentre la Chiesa di Mosca annovera almeno 150 milioni di fedeli (ancor venata d’antiche tentazioni cesaropapiste), Costantinopoli, cui spetta il primato d’onore, conta soltanto su qualche milione. A causa del nazionalismo che le contraddistingue in alcune aree si attestano più Chiese sovrapposte. La Chiesa romena conta 4 milioni di fedeli all’estero, che non rinunciano innanzitutto a pregare nella propria lingua.
Il confronto teologico verterà su primato e sinodalità; altri problemi: la pratica del digiuno per i laici da rendere compatibile coi nuovi ritmi di vita, una scelta tra calendario giuliano e gregoriano. Per quel che concerne i rapporti con i cattolici tuttora permangono molte riserve e comunque sono cadute da tempo le reciproche scomuniche (7 dicembre 1965).
L’ortodossia era stata proclamata in origine contro ariani e monofisiti nell’ambito della Chiesa di Stato, creatasi all’interno dell’Impero romano. Non era poi riuscito un primo progetto di conciliazione tra Roma e Bisanzio sotto Massimo il Confessore, anzi aggravandosi la situazione con il ripristino della giurisdizione patriarcale da parte del Papato sui territori bizantini nel Sud dell’Italia e dei Balcani. Definitiva la separazione scismatica all’epoca di Michele Cerulario, in ordine al concetto di filioque nella processione dello Spirito Santo, al celibato ecclesiastico obbligatorio, al primato papale nell’ordine della giurisdizione e al Purgatorio, all’uso del pane azzimo per l’Eucaristia. Devastante poi l’esito della quarta crociata.
Le Chiese ortodosse non ammettono la grazia creata, bensì credono che l’uomo sia reso partecipe delle energie divine increate. Il battesimo avviene per immersione, l’Eucaristia con pane lievitato e vino. Inutile dire che gli ortodossi non riconoscono i dogmi successivamente proclamati in Occidente in merito all’infallibilità papale (1870) e all’Immacolata Concezione (1854). Va posto da loro in risalto il valore esperienziale e non meramente intellettuale della tradizione.
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