Estate 1964. Sessione estiva di esami dell’università di Padova a Bressanone. Esame di storia della filosofia. Mi interroga il professor Carlo Giacon, gesuita, tomista speculativo puro. Mi chiede di esporgli le divergenza ontologiche tra Agostino e Tommaso. Come ogni bravo studentello, parto dalla diversità tra Platone e Aristotele, continuo dissertando tra amore e verità, tra essenza ed esistenza, tra fede e ragione. Come finale, sperando di stupire l’esaminatore, aggiungo che Agostino è uomo di fede e Tommaso uomo di dottrina. Giacon, sudato, nella sua veste talare all’Ignazio di Loyola, segue il mio ragionamento, talvolta annuisce, talvolta sbarra gli occhi, quasi scandalizzato. Alla fine mi interrompe:” Dove ha letto che tra Agostino e Tommaso c’è divergenza tra fede e dottrina?”. Io, con aria raggiante, orgoglioso: “In un articolo di Padre Balducci su “Testimonianze”!”. Il professore, commiserevole, conclude: “Piuttosto di Balducci, sarà bene che legga le mie dispense!” e mi licenzia assegnandomi un bel voto, forse più per indulgenza che per equità.
Mi sono rammentato di questo episodio della mia vita universitaria giovedì scorso partecipando alla presentazione del saggio curato da Piero Viotto che raccoglie alcuni scritti di filosofia e di spiritualità di Giovanni Battista Montini – Paolo VI (ed. Studium, Roma, 2015).
Non finisce mai di stupirci il professor Viotto che, dopo aver passato un’intera esistenza a far conoscere il pensiero filosofico di Jacques Maritain, (a lui, che tradusse e divulgò alla fine degli anni ’50 l’aureo saggio di pedagogia “L’educazione al bivio”, devo il mio incontro con il filosofo francese) ora dedica, in veneranda età, il suo interesse a ricercare e a portare alla luce gli epistolari che il filosofo dell’umanesimo integrale ebbe con numerosi uomini di cultura, artisti e intellettuali di tutto il mondo credenti o non.
Tra questi, non poteva mancare Giovanni Battista Montini – Paolo VI, che durante il suo impegno giovanile tra gli universitari cattolici della FUCI, fece conoscere le opere di Jacques Maritain con cui intrecciò un’amicizia intellettuale che durò fino alla morte del filosofo. Dopo aver pubblicato, nel 2014, un volume che, “quasi in una biografia incrociata”, evidenzia i rapporti tra Maritain e il Papa della modernità, Viotto ora ci offre questa antologia di scritti, di schemi di conferenze, di omelie, di lettere pastorali di Montini.
Tra gli scritti filosofici raccolti (che spaziano dalla logica alla metafisica, dall’etica alla filosofia del diritto, dall’antropologia alla teologia ) sembrano di notevole attualità quelli riguardanti la conoscenza perché riguardano la domanda che precede tutte le altre domande della vita: “Che cos’è che chiamiamo ragione? Qual è il rapporto tra ragione e verità? Quanto c’è di soggettivo e di oggettivo nella ragione?”. All’uomo d’oggi che vive “nella Babele delle teorie contemporanee” e che ha fatto del relativismo norma di vita, il pensiero montiniano propone di guardare a Agostino e a Tommaso.
Ad Agostino il saggio dedica due capitoli: il primo è uno scritto del 1930 (“L’eredità di Sant’Agostino”), il secondo è un’ omelia dell’Arcivescovo di Milano del 1960 (“Agostino, maestro di vita interiore”). A Tommaso quattro (ma lo spazio a lui dedicato non è unità di misura per equiparare il pensiero dei due!): uno scritto del 1932 (“Il nostro tomismo”), un discorso ai partecipanti del congresso internazionale di studi tomistici (“San Tommaso maestro di virtu’ e di scienza”), un’omelia (“Pellegrinaggio a Fossanova”) e una lunga lettera inviata al Maestro Superiore dei Domenicani (“Lumen Ecclesiae”), tutti e tre dello stesso anno (1974).
Se nella riflessione del vescovo di Ippona prevalgono la conoscenza come ricerca della Verità, il problema del male e l’introspezione soggettiva, nell’Aquinate il vero prevale sul bene, l’osservazione oggettiva e sperimentale diventa sistema per cercare la Verità. In Agostino la conoscenza non è fine a se stessa, ma la si ricerca per avere la felicità che “riposa solo in Dio”. Anche in Tommaso la conoscenza ha come scopo il conseguimento della felicità, ma si raggiunge attraverso la filosofia come scienza (come Viotto ricorda al figlio e nipote nella dedicatoria del suo saggio!). Ne segue che fede e ragione si trovano a convergere. Sono – come ci ha ricordato papa Giovanni Paolo II° – “due ali che servono per spiccare il grande volo nel cielo della Verità”.
Per una lettura critica del pensiero elogiativo del pensiero tomista da parte di Paolo VI, occorre considerare che i testi selezionati da Viotto sono stati scritti o pronunciati in epoca immediatamente successiva al Concilio quando la teologia tomista era divenuta bersaglio di frecciate da parte di coloro che la consideravano una roccaforte ormai in disarmo. Da qui la preoccupazione di Montini di rivalutare il metodo filosofico di Tommaso quale esercizio per giungere alla Verità proprio in un momento in cui lo scetticismo e il relativismo aprivano la strada al pensiero debole.
D’altra parte, la “teoria dei due livelli” tra fede e teologia, tra piano naturale e piano soprannaturale, tra Parola e dottrina, tra annuncio e apologetica viene quasi congiunta dall’espressione di Agostino: “ La fede, se non è pensata, è nulla.”: quasi un invito all’uomo moderno a passare dalle profondità intime e segrete del suo cuore alla Verità che si rivela a lui attraverso l’ascolto e la riflessione della Parola di Dio che, sola, puo’ formare la coscienza più che la ragione.
Dalla lettura dei testi di Montini risulta inoltre che i nostri due filosofi si riconoscono attorno alla nozione di uomo come persona: per Agostino amare l’uomo è amare Cristo, per Tommaso, più speculativo, la persona, in quanto realtà razionale, costituisce “ciò che c’è di più perfetto in tutta la natura”: in questo tempo di smarrimento, in cui prevale l’individualismo e tentativi di totalitarismo, sarà bene recuperare il concetto di persona.
Occorre, inoltre, porre rimedio allo squilibrio sempre più crescente tra il progresso tecnologico, da un lato, e il mancato progresso dell’uomo nelle dimensioni spirituale, etica e sociale, dall’altro. Per questo siamo grati a Piero Viotto per averci donato questo suo lavoro che ci aiuta a credere nel valore della filosofia e della fede cristiana, seme delle differenti radici culturali dell’Europa. La filosofia può dare un contributo notevole per recuperare valori spirituali e culturali dimenticati, purché essa, che pur è scienza, non voglia ridursi solo a filosofia della scienza perché finirebbe per snaturarsi.
Auguriamo al filosofo di casa nostra di portare presto a termine un’ edizione rinnovata e ampliata dell’epistolario tra Maritain e don Stecco per il cui buon esito gli rinnoviamo anche il nostro modesto contributo.
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