Il Comune di Varese ha deciso di destinare uno dei suoi beni più preziosi, Villa Mylius, ad Accademia di cucina affidandola alla Fondazione Gualtiero Marchesi.
Ho paura che i varesini abbiano una informazione non del tutto chiara su questa decisione presa al chiuso della Villa Comunale.
Il Corriere della Sera di circa un mese e mezzo fa ha recensito il libro sugli 86 anni di Gualtiero Marchesi che viene definito testo di cucina e filosofia di uno chef audace.
Dopo la lettura dell’articolo, ho scritto al sindaco del comune di Varese per chiedergli se questo volume non andasse divulgato nelle scuole del territorio, dando vita a un’estesa campagna informativa, ma anche educazionale e motivazionale. Attraverso questa, credo che egli possa procedere a una doverosa informazione del corpo sociale riguardo a quali siano i completi intendimenti in proposito del comune di Varese.
Ho consigliato e proposto al sindaco di Varese, che siano cinque i suoi obiettivi in una simile azione. Primo, è dimostrare le ragioni per le quali il Comune abbia scelto di puntare sull’educazione giovanile investendo uno dei suoi beni di maggior prestigio e facendo poi una scelta non canonica o convenzionale, ma del tutto e innovativa.
È completamente mancata la discussione in città e soprattutto all’interno delle scuole riguardo i motivi per i quali si sia scelto di fare una Accademia del gusto e non invece quell’Accademia di disegno consigliata dal liceo artistico di Varese per la quale si erano fatti atti concreti e successivi da parte sia del già sindaco di Varese Fumagalli sia dal già presidente della Provincia di Varese Reguzzoni.
L’Accademia di disegno avrebbe raccolto una domanda molto forte che proveniva dal Nord della Regione Lombardia ma anche dall’estero e che le accademie di Milano e Brescia non potevano soddisfare.
A chi si rivolge, invece, l’Accademia del gusto ho chiesto al sindaco?
Secondo, quello di mostrare alla cittadinanza le modalità con cui la giunta comunale intenda trasformare la città in un centro di formazione per una cucina di qualità e per una cultura correlata. Gli ho domandato quali imprese commerciali potrebbero essere interessate a supportare questa iniziativa comunale e quali passi dovranno essere compiuti dalla stessa per fare di questa città una città ricca attraverso l’Accademia.
Terzo, gli ho domandato se intenda, come lo ritengo giusto, promuovere la correlazione di tutte le attività culturali e economiche che al momento fanno vivere e vivono all’interno della Castellanza di Biumo Superiore (vera eccellenza cittadina) facendo in modo che il buon lavoro di un operatore possa giovare a quello dell’altro. Credo che con la Accademia si debba così scatenare un effetto virtuoso a catena. Tutta Varese potrà godere dei benefici effetti di un investimento (quello di aver dato vita ad una Accademia). Ogni cittadino sarà interessato personalmente alle vicende che riguardano la castellanza.
Quarto, gli ho domandato se intenda dare seguito a quel piano promosso dalla Camera di commercio di Varese e dalla Regione Lombardia alla quale la Camera di commercio stessa deve essere legata in quanto proprietaria di Ville Ponti.
È chiaro, gli ho scritto, che debbano essere stabiliti gli incentivi che il Comune voglia concedere ai diversi operatori della castellanza, siano questi degli operatori culturali, ovvero commerciali, ovvero dei proprietari immobiliari.
Quinto, infine, gli ho domandato se intenda garantire la piena accessibilità a tutta la castellanza di Biumo superiore in tutte le sue forme: a piedi, in automobile, con i mezzi pubblici. Insomma, credo che non basti attivare una nuova scuola all’interno di un parco pubblico di prestigio. Bisogna dare alla stessa le gambe per camminare e oliare tutto quello che è il suggestivo contesto entro cui la nuova accademia si trova a sussistere.
È necessario parlare alla città, facendole capire la giustezza di un proprio investimento, motivandola e rendendola partecipe. Occorre preparare il corpo studentesco e anche le diverse imprese entro cui questi potrebbero lavorare.
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