E della mobilità urbana a Varese, che fare? Che fare anche in questo vitale settore di vita cittadina per superare oltre vent’anni di assoluto nullismo da parte delle Giunte a trazione verde leghista che si sono alternate a palazzo Estense? Lunghissima quanto inutile la elencazione dei fatti: tutti assai conosciuti e sopportati con rassegnazione dai cittadini. E non intendiamo parlare solo di buche nelle strade.
Varese vive problemi di estrema criticità sia per chi deve raggiungere la città dall’esterno sia per chi ha necessità di muoversi all’interno dell’area urbana. Tempi lunghi di percorrenza, soste prolungate ai semafori, spreco di energie umane e di risorse materiali. Inquinamento atmosferico e danni alla salute. Tutti costi non facilmente quantificabili, ma salati certamente. Venti anni e più di Giunte comunali che ci lasciano ben poco da ricordare: un tratto di tangenzialina della Valle Olona (finanziato dal contributo governativo per i mondiali di ciclismo ), e un’isola pedonale (meglio: uno “scoglio” pedonale) attorno a Piazza Giovane Italia, dopo anni di tergiversazioni. Mancanza di progettualità, di idee innovative, che pure quando raramente apparvero (vedi il Tram Bus dell’assessore avvocato Ogliari) sono state presto accantonate. Con soldi buttati al vento. Già, perché alla nullità di interventi per il trasporto privato si è aggiunta l’inerzia assoluta verso i servizi di trasporto pubblico sempre più inefficienti e costosi coi quali correlare tutto il problema della mobilità sostenibile.
La mobilità con mezzi privati avrebbe bisogno da sempre di un circuito stradale di tipo circonvallare che non costringa anche tutto il traffico interno tra rioni e castellanze all’attraversamento del centro cittadino, riversandolo praticamente in buona parte su Piazza Monte Grappa. Un anello di scorrimento che completi e saldi a Masnago le provenienze dal Corso Europa e della tangenzialina della Valle Olona. Un’opera possibile da finanziare in passato negli anni di vacche grasse comunali, ma oggi ancora da accantonare. Non per questo il problema è da rimuovere. Perché rinunciare a perseguire l’obiettivo in misura ridotta con l’utilizzo al meglio dello storico reticolo stradale esistente? Il risultato non sarà al top ma non pare cosa impossibile definire strade di esclusivo scorrimento, con assoluti divieti di parcheggio, rivedere radicalmente le percorrenze a senso unico, magari invertendole sempre con l’obiettivo di fluidificare la circolazione dei mezzi, evitando al massimo le intersezioni anche a costo di percorrenze più lunghe. Il tutto supportato da sufficienti aree di parcheggio ai limiti di una o più consistenti isole pedonali.
Per fare tutto questo occorrerà un serio piano del traffico cittadino. Dovrà essere studiato, dati alla mano, dai tecnici. Anche se non saranno da buttare i suggerimenti della nostra “massaia di Voghera” cioè della mamma di Casbeno che ogni giorno accompagna in auto la figlioletta a scuola a Masnago, o del dirigente che ogni mattina da Sant’Ambrogio perde 40 minuti per imboccare l’autostrada per Milano. Gente che ha individuato percorsi alternativi e avrebbe tanti suggerimenti da offrire a coloro che dormono nel beato mondo della conservazione. Altro che innovazione.
Il discorso della mobilità va ovviamente a correlarsi coi servizi offerti dai mezzi pubblici. Alla loro efficienza, alla loro appetibilità. Qui siamo rimasti all’alba delle prime tranvie elettriche. Ci si muove in città sui percorsi tracciati oltre un secolo fa (sic) dalle prime concessioni alle linee tranviarie Bizzozero-Masnago e Belforte-Bobbiate secondo la logica “Varese centrica”. Oggi si muovono autobus sulla stessa direttrice, con qualche nuovo tracciato per allacciare i nuovi quartieri di San Fermo, di Avigno, di via Montello. Sempre con la stessa impostazione urbano centrica: tutte le linee, nessuna esclusa, passano da Piazza Monte Grappa. Tutti i mezzi insieme, appassionatamente ad intasare le già congestionate strade centrali. Con l’aggiunta del transito anche di diverse linee extra urbane. Questa logica avrebbe dovuto essere modificata dal famoso Tram Bus con una impostazione di percorrenze non più esclusivamente a raggiera ma di “gronda”, che allacciasse vecchi e nuovi insediamenti residenziali cittadini. Sappiamo come è finita, ma il problema indubbiamente esiste. Il servizio pubblico urbano è ritenuto inefficiente per chi è costretto ad usarlo e non appetibile per chi potrebbe divenire un nuovo utente. Mezzi obsoleti, orari non rispettati, corse “saltate”, sovrapposizione con linee extra urbane, frutti inevitabili dell’intasamento delle vie centrali. Ma anche transiti di bus completamente deserti a dimostrazione di una programmazione sbagliata. Il Comune non ha saputo mettere ordine, cosa possibile come ente concedente il servizio.
C’è da sperare che nuovi amministratori comunali si facciano carico anche di questo problema. Rivedere orari e percorrenze per rendere un servizio più efficace e meno costoso. Quanto non hanno saputo fare le autonomie locali rinunciando ad interventi per incapacità, quieto vivere se non per poltrone o altro, è auspicabile che venga presto affrontato da provvedimenti governativi.
Togliere la pletora delle concessioni di pubblici servizi di trasporto. Costosa all’inverosimile per contributi pubblici integrativi basati sul chilometraggio percorso (anche da mezzi privi di passeggeri) e non sull’efficacia dei servizio. Consentire una unica concessione del servizio in ambiti territoriali di almeno 200.000-300.000 abitanti. Una razionalizzazione che non mancherebbe di disboscare il settore creando aziende di trasporto pubblico a dimensioni ottimali e a gestione corretta. In aggiunta ad un grande piano nazionale per finanziare il rinnovamento dell’obsoleto parco dei mezzi di trasporto pubblico.
Ecco, quando si parla di qualità della vita, dei problemi del centro e delle periferie irrompono inevitabilmente i problemi della mobilità urbana, sia essa pedonale, ciclistica, coi mezzi privati o pubblici. I ritardi accumulati sono gravi e voltare pagina in modo propositivo è un altro dei pesanti compiti che dovranno assumersi i nuovi amministratori attesi a Palazzo Estense. Il candidato sindaco del raggruppamento di centrosinistra Davide Galimberti dimostra di avere idee chiare in proposito. Speriamo che chiarezza, desiderio di cambiare musica e volontà di fare, la esprimano col voto anche gli elettori varesini.
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