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Opinioni

VOGLIAMO LA “CITTÀ DEL SAPERE”

STEFANO MALERBA - 29/04/2016

malerbaLa Lega Civica, soggetto politico che sostiene la mia candidatura a sindaco di Varese, rappresenta un’assoluta novità nel panorama politico, non solo locale. Noi che ne facciamo parte ci consideriamo cittadini liberi, in lotta contro lo statalismo burocratizzato e imperante che soffoca l’impresa e contro una partitocrazia divenuta sintesi antidemocratica del verticismo e del cesarismo. A differenza dei partiti, infatti, la Lega Civica non è una formazione gerarchizzata in cui una ristretta élite comanda e gli altri eseguono e nel quale fanno carriera solo gli amici del capo, mentre gli altri vengono emarginati. La nostra è una forza politica costruita sul modello della Legione romana di epoca repubblicana, dove liberi e autonomi cittadini decidono di mettersi in gioco e di entrare in campo, coi propri valori e i propri talenti, per il bene della comunità. In tal senso, la nostra Lega è autenticamente civica, perché nasce dentro alla società civile e si sviluppa su un modello federativo che accomuna liberi cittadini.

A questo proposito, ricordo, a qualche disinformato esponente del Carroccio, che il termine Lega risale alla fine del diciannovesimo secolo e alla tradizione cattolica di Don Romolo Murri, che diede vita alla Lega Democratica Nazionale. E che la “Lega Lombarda” fu introdotta nel 1886 quale denominazione di un quotidiano cattolico moderato milanese. Ma l’esperienza della Lega Civica ha anche una tradizione laica, quella del federalismo municipale di Carlo Cattaneo e della pratica federale di Silvio Trentin: un’origine culturale che vede il proprio fulcro nel Comune, dove la nazione trova “il più intimo asilo della sua libertà”. Su queste basi culturali la Lega Civica intende spiccare il proprio volo politico, grazie ai tanti liberi cittadini che si sono già uniti al nostro cammino e ai tanti che ancora verranno.

Le centinaia di persone presenti lunedì 18 aprile a Villa Ponti sono solo una piccola parte di quelle che, provenienti da esperienze diverse, condividono il sogno di cambiamento e un’ormai conclamata esasperazione nei confronti dell’attuale guida politico-amministrativa, rea di aver impoverito Varese, rendendola simile al villaggio di Asterix: chiuso, isolato, privo di vocazione e progettualità. Una stagnazione che affonda le radici in due cause ben definite: la Lega Nord, che in oltre 20 anni di governo non ha saputo creare una classe dirigente all’altezza. E il centrosinistra, che in 20 anni di opposizione ha sacrificato il proprio ruolo di pungolo e di critica sull’altare di una comoda connivenza coi dirigenti del Carroccio.

Allora, come rialzarsi? La Lega Civica crede sia necessario riportare Varese al centro di una progettualità di lungo termine che, da qui a 10 anni, la elevi al rango di “Città del Sapere”. Il rilancio del capoluogo passa dalla valorizzazione delle nuove economie legate alla conoscenza, al terziario avanzato (o quaternario) e dalla leadership di un processo d’area che vada oltre i confini territoriali, diventando fucina di un nuovo corso industriale. Affinché ciò sia possibile occorre agire sulla leva urbanistica congiunta con una politica di bilancio. Bisogna avviare la revisione del PGT e una sua rielaborazione che ci consenta di amministrare davvero lo sviluppo della città, in senso produttivo, commerciale, culturale (concentrandoci su Villa Panza, comparto-simbolo della rigenerazione). Affidata per troppi anni alla burocrazia comunale da una politica inadeguata, l’urbanistica deve tornare ad essere la scintilla del cambiamento, da integrare con una politica di bilancio che non si limiti alla gestione ordinaria, ma agisca sulle entrate per reperire le risorse necessarie. Vogliamo agire sulla semplificazione, sulla informatizzazione e sulla riduzione degli oneri concessori, oggi tra i più alti in Lombardia.

Ma prima di essere vivace, vitale e attrattiva, una città dev’essere solidale e sicura. Mi domando quanti, degli amministratori uscenti, conoscano i reali numeri del disagio: 10 mila nostri concittadini in difficoltà, 5 mila dei quali faticano a mangiare. 3 mila e 500 anziani soli, a rischio emarginazione. A loro bisogna dare risposte immediate, chiare, risolute. In prima persona, da sindaco, agirò secondo i principi del “solidarismo municipale”, quelli che non dividono la società in generiche categorie, ma in persone. Persone che voglio incontrare, guardare negli occhi, chiamare per nome, ascoltare e coinvolgere nella messa a punto di azioni concrete da effettuare nell’immediato: reddito integrativo di anzianità, affido, potenziamento dell’assistenza a domicilio, infermiere di quartiere e un piano casa che preveda un’area destinata ad alloggi agevolati per i membri delle forze dell’ordine. Perché la sicurezza non va solo annunciata, ma anche percepita.

A proposito di sicurezza, intendo valorizzare il ruolo della Polizia Locale: meno servizi amministrativi e più presenza sulle strade, fuori dalle chiese e dalle scuole, nei luoghi sensibili preda, sempre più spesso, della microcriminalità e dell’accattonaggio. Una città solidale deve saper distinguere tra elemosina e carità: quest’ultimo è un gesto cristiano che tende la mano ai deboli. L’accattonaggio, invece, è una pratica parassitaria che, di frequente, nasconde sfruttamento e illegalità. Una situazione più volte denunciata e regolarmente ridotta a demagogici slogan, seguiti da un nulla di fatto. È tempo di metterci mano, con un giro di vite nei controlli, l’immediata identificazione e l’introduzione del foglio di via obbligatorio.

Concludo questa mia breve panoramica con il mio “grande amore”: lo sport. Come sapete ho l’onore di presiedere la storica società Rugby Varese, osservatorio privilegiato che mi ha permesso di toccare con mano i limiti delle strutture sportive presenti in città. Anche su questo punto un rinnovato PGT giocherà un ruolo fondamentale, archiviando le bizzarrie di non meglio definiti “progetti Stadio” e innescando il ridisegno complessivo dell’intero comparto di Masnago (stadio e palazzetto), dell’Ippodromo, del Palaghiaccio, della piscina comunale e delle palestre scolastiche, spesso vetuste e poco sicure. A breve presenterò, col supporto di tecnici ed esperti, un piano di riqualificazione sportiva che metta insieme una visione moderna e strutturata dell’impiantistica e i dispositivi economici necessari alla sua realizzazione.

Infine, mi permetto di rivolgere un messaggio a tutti i varesini: non sono né sarò mai un uomo solo al comando. Se avrò l’onore di diventare il vostro sindaco, ciascuno di voi sarà chiamato a fare la sua parte. Perché una comunità vince solo quando l’io lascia posto al Noi.

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