Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le immagini e le parole della recente visita di Papa Francesco all’isola di Lesbo, accompagnato dal Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e dall’Arcivescovo di Atene Hyeronimus; per più di un’ora, tutti e tre insieme, hanno incontrato ad uno ad uno gli ospiti del campo profughi, uomini, donne e bambini, provenienti da diversi paesi, come Siria, Irak, Afganistan, Pakistan….
Un momento particolarmente intenso di questa visita si è avuto quando il Papa ha incontrato un gruppo di bambini, che gli hanno donato dei disegni, che raffigurano la loro tragica esperienza di profughi. Il Papa ha preso questi preziosi disegni con sé e li ha mostrati commentandoli nell’ambito della conferenza stampa che ha tenuto durante il volo di ritorno a Roma.
In particolare, mostrando un disegno di un bambino afgano, che raffigurava una barca naufragata, dei bambini in mare ed il sole che piange, ha detto “come il sole anche noi dobbiamo versare delle lacrime vedendo queste cose”. Abbiamo visto incarnato in Papa Francesco quello che è contenuto nel libro recentemente pubblicato “Il nome di Dio è misericordia”, che riporta i dialoghi su questo tema tra il giornalista Andrea Tornielli e lo stesso Bergoglio.
Come possiamo leggere a pagina 102: “il Dio fatto uomo si lascia commuovere dalla miseria umana, dal nostro bisogno, dalla nostra sofferenza. Il verbo greco che indica questa compassione è splanchnizomai e deriva dalla parola che indica le viscere o l’utero materno. È simile all’amore di un padre e di una madre che si commuovono nel profondo per il proprio figlio, è un amore viscerale. Dio ci ama in questo modo con compassione e con misericordia” e, continua il Papa “di questa compassione c’è bisogno oggi, per vincere la globalizzazione dell’indifferenza”.
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