Ferma lo smog e riprenditi la città: questo è lo slogan coniato dal Comune di Varese alla base delle domeniche verdi che si sono iniziate il 29 gennaio e che si terranno, nel centro di Varese, anche per altre due volte, in febbraio e marzo. La popolazione varesina è invitata a recarsi in centro di Varese a piedi. Gratis è previsto il bike sharing. Ai giardini Estensi passeggiate sul pony.
L’Assessore alla Tutela ambientale, presentando l’iniziativa, ha tenuto a precisare che il suo obiettivo non è quello di abbattere le polveri sottili bensì quello di sensibilizzare i cittadini al tema del rispetto e della sostenibilità ambientale.
In teoria, un tale dinamismo risponde a una scelta ben fatta dopo tante giornate invernali e autunnali vissute al di sopra della soglia consentita di 50 µg di polveri sottili. In pratica, però, le persone che ho visto si sono comportate come tradizionalmente fanno in occasione di tutte le domeniche.
Sarà stata anche colpa della neve, ma non si è avvertita la specialità della giornata che avrebbe dovuto imporre una riflessione da parte dei varesini e preparare l’opinione pubblica a delle decisioni del palazzo capaci di mutarne le abitudini verso il perseguimento del bene comune.
Varese soffre di un male da cui sarebbe bene che si riprendesse alla svelta. Aspettiamo una decisione del Palazzo che sia sufficientemente radicale: il Corriere della Sera da anni insiste sul fatto che le polveri sottili vanno combattute con scelte che debbono portare ad un mutamento delle abitudini collettive che non rispettano il bene comune.
Così, nell’attesa di un comando che non arriva, Varese sembra essere ingrippata e ferma e così i suoi abitanti. L’affezione assomiglia a una ‘sindrome di Godot’, secondo l’immagine del famoso testo di Beckett, in cui i due protagonisti passano i giorni attendendo un misterioso personaggio che non giunge mai.
Quanto auspico è che venga assicurata la completa funzionalità delle domeniche verdi, in maniera tale che queste non consistano solo in un comportamento dovuto da viversi in maniera asettica, ma invece siano vissute in una maniera molto partecipata e preparate con cura così da preludere a decisioni ben più massicce. Decisioni che non devono solo essere prese nei limiti comunali, ma estese a tutta quell’area di comuni attorno al capoluogo, che condividono a lotta all’inquinamento atmosferico.
Incominciamo, allora, dall’attività di sensibilizzazione da farsi maggiormente all’interno delle scuole e facciamo si che tutta la città venga informata sulla quantità di polveri sottili che i varesini respirano in giornate non piovose. Giornate dove il limite di legge di 50 µg per metro cubo, previsto per l’inquinamento da polveri sottili, è continuamente superato (con piena possibilità dei varesini di ammalarsi alle vie respiratorie fino ad arrivare a patologie tumorali) e che deve essere reso palese con dei manifesti affissi in città durante tutto il periodo che va da ottobre a maggio.
La ricerca scientifica negli ultimi anni ha dimostrato come l’inquinamento atmosferico sia causa non soltanto di patologie all’apparato respiratorio, ma come queste si estendano a quelle cardiovascolari.
Oggi sappiamo, poi, che l’inquinamento causa anche tumori, dato che solo fino a pochissimi anni fa veniva negato da autorevoli scienziati e oncologi. Combattiamo tutti perché la battaglia alle polveri sottili diventi la prima emergenza politica da combattersi con grande caparbietà.
In ‘Aspettando Godot’ i due protagonisti, pur vivendo in bidoni di spazzatura, rivelano la speranza che qualcosa ancora possa cambiare. Il testo successivo di Beckett ha per titolo “Fine di partita”. Dopo, non ce n’è più per nessuno. Per la politica che non ha saputo decidere e, purtroppo, per tutti noi, per la città intera.
Viviamo in un sistema che continua a pensare di aumentare la ricchezza a dismisura per consentire ai propri cittadini una residenza nel verde, una o più automobili e un numero imprecisato di telefonini…
È triste non vedere con ben due Università la possibilità di una Provincia di Varese che abbracci convinta una nuova economia in grado di coniugare innovazione tecnologica e paesaggi, centri storici e prodotti tipici. La provincia di Varese non corrisponde certo ad una della Toscana, ma la sua tradizione e le professionalità che continua ad attrarre da tutto il Paese potrebbero vincere la sfida, sempre che venga accettata.
Tra le strazianti immagini del terremoto in Abruzzo, per contrasto, è la villetta senza neppure una crepa, che si staglia sopra il panorama di devastazione di Onna (un paese in provincia di L’Aquila completamente distrutto). Quella casa era stata ristrutturata cinque anni fa, adottando una serie di misure antisismiche.
Ecco, ci vorrebbe l’equivalente di quella casetta antisismica vittoriosamente intatta, a ricordarci che possiamo farcela; che salvarci vincendo sulle polveri sottili è possibile.
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