Pd e Varese 2.0 hanno rinsaldato il patto elettorale. Avanti insieme verso il voto. Galimberti, candidato sindaco, avrà il pieno supporto del movimento civico che per primo ha smosso le acque stagnanti della morta gora varesina. Ne riconosce la storia, il ruolo, il futuro e decisivo apporto qualora il centrosinistra vincesse le elezioni. Non è naturalmente solo Varese 2.0 che porterà acqua al mulino galimbertista. Ci saranno altri, De Simone e la sua lista per primi. Ma Varese 2.0 rappresenta un valore simbolico fondamentale, e i democrats ne sono consapevoli. Lo erano mesi e settimane fa, lo sono tanto più oggi, nell’imperversare dell’antipolitica, nel crescere del pericolo di derive astensionistiche, nel profilarsi della prospettiva d’un difficile convincimento d’una larga quota d’elettorato prealpino delusa, incerta, smarrita.
Sicché la partnership con Zanzi e i suoi ha ricevuto un ulteriore sigillo. Nessun accordo su cariche, nomi, ruoli nella possibile giunta rinnovatrice che dovesse succedere al Fontana2. Saranno le circostanze elettorali, il peso dei voti, dunque la voce dei cittadini a essere funzionali alla scelta delle incombenze amministrative. Però è fin d’ora chiaro e stabilito che il garibaldinismo contemporaneo cui si devono numerose mobilitazioni popolari dell’ultimo triennio non costituirà una presenza periferica, e invece centrale, nel progetto del neogoverno bosino. Svolgerà il compito di garante della presenza d’un sentimento di trasformazione radicale del modo di gestire la macchina municipale. E questo significa, per Zanzi, essere più che al fianco di Galimberti. Significa esserne una sorta di gemello nell’auspicato processo/idea/sogno del rinascimento d’una città in profonda decadenza da tempo.
Il tutto non vuol dire (1) sminuire l’apporto di altri, e semmai valorizzarlo, offrendo maggiori chances d’affermazione collettiva. E non intende (2) scartare l’ipotesi dell’aggiungersi d’ulteriori apporti nel caso di ballottaggio dopo il primo turno delle urne. Se si andrà allo spareggio per la conquista della poltronissima di Palazzo Estense, Galimberti e la sua coalizione si appelleranno agli elettori dei candidati concorrenti, tuttavia evitando la sottoscrizione d’accordi che prefigurino apparentamenti alla vecchia maniera dello stile partitocratico. Il messaggio sarà: noi abbiamo un programma, una cifra etico/politica, un orizzonte, personalità di prestigio. Chi vi si riconosce, è benissimo accetto.
È un modo d’affacciarsi alla platea dei votanti già sperimentato in alcune realtà locali, e che ha ottenuto successo. Imitandolo non s’inventa nulla. Ma qui da noi, dove una tale fantasia non è mai comparsa, il suo ricalco apparirebbe come una rivoluzione. Parola che non spaventa più i moderati. Sono loro a pronunziarla, assegnandole e interpretandone il vero significato: la palingenesi, principalmente (esageriamo? Ma sì, esageriamo) spirituale, di una comunità soffocata dall’ingessamento politico/sociale/culturale. Respirare, ossigeno, aria fresca: questo si chiede. E questo si proverà a dare.
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