La mostra “Arte. Antichità. Argenti” aperta alla Pinacoteca di Rancate sino al 28 agosto, riunisce per la prima volta una parte importante della collezione di Giovanni Züst, a quarant’anni dalla morte. Raffinata e preziosa, è un omaggio all’eclettico e munifico collezionista ed è anche l’occasione per fare il punto sulla sua figura, presentando le numerose e interessanti novità emerse dalle ricerche svolte in questa occasione – ci sono studi, in particolare di Giovanni Agosti –, come testimoniano scritti, filmati e fotografie d’epoca recentemente riscoperti.
Nel 1942, quando acquista i primi pezzi della sua collezione, Giovanni Züst scrive: “…Ho visto che nessuno si occupava della pittura ticinese e ho pensato di iniziare la raccolta … con opere appartenenti al Rinaldi di Tremona”. In seguito acquisterà opere di Fontana, Anastasio, Feragutti –Visconti, Galbusera, Luigi Rossi, artisti ticinesi e lombardi dell’Ottocento che avevano in comune la formazione a Brera, l’Accademia di Milano era al tempo il luogo di elezione di tutti pittori della ‘regio insubrica’, alle quali aggiungerà opere, come il San Pietro del Serodine, provenienti da altre collezioni private.
La sua sete di bellezza, mai appagata, lo spinge all’acquisto di altri tesori per la sua collezione: manufatti di argentieri tedeschi dei sec. XVII e XVIII e pezzi etruschi, greci e romani…
Giovanni Züst, filantropo e pioniere dell’educazione al bello, ritiene che l’arte debba avere una funzione sociale e dunque debba essere fruita da un pubblico vasto, non da una cerchia ristretta di persone, i collezionisti e i loro amici. Per lui l’arte ha la funzione di migliorare l’uomo facendogli appunto coltivare il ‘gusto’ per il bello, come recita l’etica kantiana, sviluppando dinamiche sociali positive e solidali, valori che non fanno parte del mondo del collezionista-possessore.
Acquista di continuo pregevoli pezzi per i quali trova spazio nella sua dimora di Rancate
Alcune foto lo mostrano accogliere in una vera e propria casa-museo, chiamata in paese ‘la casa russa’ perché costruita dai fratelli Botta al ritorno da un soggiorno nell’impero zarista, ricca di tesori accumulati con passione, i bimbi dell’asilo del paese, perché siano educati a godere della bellezza delle opere insieme ai loro maestri
Sin dall’inizio Züst colleziona con l’intento di donare i suoi preziosi beni e pianifica ‘tra la fine degli anni Cinquanta e gli inizi degli anni sessanta tre successive donazioni a favore di tre luoghi significativi della sua esistenza. Dona a Mendrisio, perché restino nel luogo loro ‘loco natio’, i dipinti dei pittori Ticinesi: la location per le opere donate viene individuata nella ex casa parrocchiale di Rancate, adattata dall’architetto Carloni nel 1967 e ristrutturata nel 1990 dal Cavadini.
Il Museo etnografico di San Gallo è il destinatario di ben centotrenta preziosi manufatti realizzati dagli orafi di Augusta e Norimberga, calici, boccali, contenitori bricchi zuccheriere ciotole…
Nel 1959 destina a Basilea-città 600 opere appartenenti alla produzione etrusca, greca e romana a condizione che il Cantone trovi loro una collocazione adeguata: la donazione sarà lo stimolo per Basilea per realizzare un museo, l’Antikenmuseum, che sostituirà il vetusto ‘museo universale’, che custodiva solo calchi e copie di pezzi antichi.
L’architetto Zuccolo, che ha allestito la mostra, ha messo in sintonia i tre nuclei provenienti dai tre musei destinatari delle tre donazioni, creando un dialogo tra pezzi eterogenei, realizzati con tecniche e materiali diversi, in un raffinato percorso.
Dal piano terra, ove trovano posto un’urna funeraria in tufo con un defunto sdraiato sul coperchio, decorata con filiformi figure che si accosta al frontone marmoreo di Lucio Otacilio, e numerosi reperti marmorei, e due sale con opere non appartenute al mecenate e acquistate dopo il 1967 dalla Pinacoteca, si sale al secondo piano, ove sono esposte nelle teche foto e scritti che narrano la vita dello Züst. Si giunge delle capriate: qui le pareti ospitano i quadri e in teche interne sono custoditi i molti manufatti provenienti da Basilea e da San Gallo.
Tra gli argenti ammiriamo un raffinato calice di agata che poggia sulla testa di un piccolo Bacco, una ciotola a forma di nave, numerosi boccali con coperchio decorati in stile auricolare con fregi in rilievo in argento, dei bicchieri dipinti a smalto, samovar, bollitori, un’imponente ciotola a forma di conchiglia realizzata Pietroburgo nel 1912 e impreziosita dall’aquila bicipite con fregi dell’ordine di San Giorgio, un originale bricco in stile barocco è a forma di struzzo con le ali che si muovono.
Tra i reperti archeologici, notevole è una pisside proveniente da Cerveteri con decori ‘white on red’ e poi una dimos, un’olpe corinzia, anfore che destinate a contenere profumi vino e olio, decorate con figure a cavallo o con umoristiche scene di inesperti raccoglitori di miele inseguiti dalle api, una splendida oinochoe attica raffigurante un volto femminile; numerosi animaletti di terracotta che riempiono un’intera vetrina, alabastron con figure mostruose o con guerrieri, vasi da simposio, urne cinerarie villanoviane, statuette votive, e un’intera indimenticabile teca contenente raffinati e preziosi monili d’oro di splendida fattura; tutti pezzi acquistati prima del 1960, che mostrano bene il gusto eclettico di Giovanni Züst.
Alle pareti spiccano ‘Le raccoglitrici di ostriche’ di Luigi Rossi, i vaporosi ‘Papaveri’ di Galbusera, del Rinaldi, di cui la Pinacoteca possiede oltre 300 opere tra tele e disegni, sono esposti ‘Il gattino’ tenuto in braccio da un delizioso bambino,’ il ‘Ritratto dalla carta squarciata’, ‘Raffaello e la Fornarina’, e ‘Il muratore’ ‘Lo spazzacamino’ che documentano squarci di vita del passato che hanno per questo un valore storico etnografico e poi il ‘San Pietro’ di Serodine, e i soggetti sacri del Petrini. Viene proposto anche un lavoro del Verzetti che ha valore affettivo e domestico: rappresenta Giacomo Züst, il padre del collezionista, che esce dalla cantina, tra le galline, reggendo dei fiaschi.
In un’ultima teca sono poste l’onorificenza di commendatore della Repubblica italiana conferita a Giovanni Züst dal presidente Einaudi, l’autografo di Jesse Owens, le foto di Giovanni che riceve nella sua villa di Rancate i bimbi dell’asilo con suor Marietta, e le foto che testimoniano i suoi viaggi e il suo amore per lo sport.
La mostra, a cura di Mariangela Agliati Ruggia, è completata da un catalogo con interventi dei direttori dei tre Musei, Agliati, Bignasca, Studer, arricchito da schede tecniche di Agustoni, Pedrini, Colombi e Abegglen, proprie monografie, edito da Silvana Editoriale.
Arte: Argenti. Antichità Pinacoteca Züst Rancate-Mendrisio 20 marzo – 28 agosto 2016
You must be logged in to post a comment Login