Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Economia

MIOPE STRATEGIA

MICHELE GRAGLIA - 15/04/2016

La sede IGNIS di Comerio nel 1963

La sede IGNIS di Comerio nel 1963

La decisione di Whirlpool di lasciare la sede direzionale di Comerio ha profondamente colpito l’opinione pubblica. Uno dei simboli del boom industriale italiano del dopoguerra, la ex grande Ignis di Giovanni Borghi, cambia parzialmente la sua location, lasciando fortunatamente la parte produttiva nei luoghi originari.

Una scelta di questo genere da parte di un grande gruppo multinazionale non deve sorprendere: il business si muove sempre nella direzione della miglior efficienza e di prospettiva per futuri sviluppi, valutando convenienza economica, operativa, logistica e disponibilità di risorse umane adeguatamente formate. Non c’è molto spazio, in questo tipo di valutazione, per affetti e tradizioni, per i legami tra l’imprenditore e la terra che ha visto crescere la sua impresa, per la perdita delle meravigliose vedute dalle finestre del balcone di Comerio su Monte Rosa e Lago di Varese.

Rimane la parziale consolazione che la ricchezza di professionalità e managerialità che caratterizza un centro direzionale di questo livello non lascia il Paese ma rimane in Lombardia, a non molti chilometri di distanza.

Per Comerio e le zone limitrofe la decisione incide profondamente sulle attività dell’indotto, dei servizi, del mercato immobiliare ed anche sulle casse comunali. Ma la riflessione su accadimenti di questo genere deve essere sempre più ampia. Non può riguardare il singolo Comune o Provincia o Regione: deve essere una riflessione del Paese.

Spesso si parla di attrattività dell’Italia. Disponiamo di enormi ricchezze in bellezze naturali e artistiche ma tutto ciò non basta, da solo, a farci rimanere in cima alle classifiche per capacità di attrarre turisti nel Paese. Abbiamo un’altra grande risorsa: il tessuto imprenditoriale diffuso e capace di evidenziare eccellenze in molti ambiti che ci ha permesso di diventare una delle economie più rilevanti nel panorama mondiale. Anche qui, purtroppo, da troppi anni facciamo passi all’indietro perdendo competitività, vedendo troppo spesso delocalizzazioni produttive verso altre aree (e non a pochi chilometri di distanza) e perdendo opportunità di investimenti dall’estero.

Il filo conduttore di questi trend è però unico: evidenzia la carenza per troppi anni di strategia economica, di una politica di medio termine. Il Paese soffre da tempo di burocrazie miopi, di gestioni politiche spesso incapaci e, ancor peggio, di interessi del singolo; di un sistema di regole a volte incomprensibili e quasi sempre “interpretabili”; di un “peso” fiscale inadeguato alla competizione internazionale; di una mentalità in molti ambiti più orientata a difendere un “diritto acquisito”, anche se non più adatto ai tempi, piuttosto che a guardare a soluzioni di prospettiva futura. E, per non sembrare di parte, soffriamo anche di una classe imprenditoriale che in alcuni casi non ha più lo spirito né la voglia di produrre e sviluppare ma che si accontenta di ciò che generazioni precedenti hanno saputo creare.

Solo un profondo cambiamento in tutti gli ambiti, recuperando quello spirito di personaggi come Borghi e di quei tempi può far uscire il nostro Paese dalle difficoltà attuali.

Diversamente dovremo prepararci a molti altri “traslochi”.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login