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Storia

LE TRAGEDIE DI BRONTE

ROBERTO GERVASINI - 03/02/2012

L’ammiraglio Francesco Caracciolo era nato a Napoli nel 1752. Tenente di vascello nel 1795, dopo brillanti operazioni navali al seguito della flotta inglese in varie battaglie nel Mediterraneo, con Horatio Nelson scortò la nave che portò il re delle due Sicilie in fuga da Napoli a Palermo, all’arrivo dei francesi. Il Nelson era tornato con la flotta inglese a Napoli preoccupato per la sorte della sua nuova amante, Emma Hamilton, moglie dell’ambasciatore inglese nel Regno delle due Sicilie, e intima della regina di Napoli, Carolina d’Austria. Nelson arrivò dal sud del Mediterraneo.

Francesco Caracciolo, ritornato a Napoli per volere del re, vinto dalle idee rivoluzionarie e repubblicane, divenne in breve figura importante nella novella Repubblica Partenopea nel 1799. Caduta la Repubblica col determinante apporto del cardinale Ruffo e delle truppe sanfediste, lo stesso cardinale, firmata la resa, concesse ai francesi e ai rivoluzionari dei salvacondotti. L’ammiraglio Horatio Nelson, al servizio del re, e anche di Emma Hamilton, non riconobbe le condizioni di resa coi salvacondotti concessi dal cardinale Ruffo. Francesco Caracciolo fu quindi catturato, con centinaia di altri napoletani, in spregio agli accordi firmati.

Portato sulla nave Minerva, alla presenza di Nelson col quale aveva condiviso numerose battaglie navali, fu impiccato alle ore 17 all’albero della nave mentre l’ammiraglio banchettava allegramente sul Foudroyand. Il cadavere fu quindi esposto sulla chiglia per poi essere gettato in mare in pasto ai pesci, sotto gli occhi anche del re.

Luisa Sanfelice ebbe peggior sorte: ci vollero due colpi d’ascia per mozzarle la testa. Eleonora Fonseca Pimentel fu impiccata nella piazza del mercato. Furono centoventiquattro i condannati a morte, migliaia i carcerati e gli esiliati.

Il re di Napoli, dopo tanti e tali servizi ricevuti, nominò l’ammiraglio Horatio Nelson duca di Bronte, concedendo in feudo vastissimi terreni, in perpetuo, aggiungendogli poteri feudali in materia di diritto amministrativo e penale, il mero e misto impero (Merum imperium e jus neci).

Col titolo di duca di Bronte, Nelson si vide appioppare dai napoletani repubblicani anche il titolo infamante di “boia di Caracciolo”. Non fu la sola macchia nella vita di Nelson, ma certamente la più rimarcata. Fece invece scandalo a Londra “le menage a trois”, pubblico, con Emma Hamilton e il marito di lei (Nulla cambia sotto il sole). Nel 1799 i cittadini di Bronte si trovarono quindi infeudati, tornando a condizioni di vita medievali, dopo essersi affrancati a costo di grandi sacrifici solo qualche decennio prima.

Dal 1799 seguirono, per i cittadini di Bronte , sotto l’amministrazione dei feudatari inglesi, decenni di angherie, soprusi, imposizioni di sempre più pesanti gabelle, fame e povertà: un regime penale infernale che arrivava a infliggere atroci pene, come per esempio l’amputazione della mano per il furto di legname. Il “boia” di Francesco Caracciolo non visse mai a Bronte ma i suoi eredi segnarono profondamente la storia dei territori e della sua gente, affamata ed esasperata.

L’arrivo di Garibaldi nel 1860 fece sperare che il cambio di governo divenisse occasione per riottenere la libertà, condizioni di vita umane e le terre che il Borbone aveva regalato in feudo a Nelson. Il popolo di Bronte, quello povero ed esasperato, assaltò cascine e proprietà dei “servitori” degli eredi del duca, i notabili di Bronte, gli amministratori, i “cappelli”, come venivano chiamati, uccidendo anche donne e ragazzi. Saccheggi e assassinii si susseguirono per giorni a Bronte come a Randazzo e nelle zone limitrofe. Qualcuno riuscì a fuggire per chiedere aiuto a Garibaldi. Nino Bixio, arrivato a Bronte, dopo sommario processo fece fucilare cinque persone. Cinque uomini che vennero indicati erroneamente come capi della rivolta e responsabili di tanti delitti. Tornato immediatamente l’ordine, per i cittadini di Bronte non cambiò nulla. Gli inglesi se ne andarono più di cento anni dopo, e il Comune comperò la proprietà donata dal re borbone a Horatio Nelson per molti miliardi di lire.

Quando si parla dei fatti di Bronte sarebbe forse bene riferirsi a Horatio Nelson e alla sua ducea che costrinse alla schiavitù per decenni migliaia di brontesi. Bixio rimase a Bronte due giorni, i Nelson oltre centocinquant’anni, purtroppo.

I fatti di Bronte, dunque, vanno raccontati tornando al 1799. Oggi serve parlar male di Garibaldi, lo stesso che dopo le cinque fucilazioni del 1860 a Bronte guastò irrimediabilmente le sue relazioni col fedelissimo Nino Bixio.

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