Con la morte di Gianroberto Casaleggio (giunta inattesa anche se si sapeva che da tempo aveva problemi di salute) scompare dalla scena della vita pubblica italiana un personaggio importante, anche se poco noto alle grandi platee. I proverbiali addetti ai lavori lo conoscevano come il “guru” del comico poi divenuto leader politico Beppe Grillo, fondatore del Movimento Cinque Stelle. Lo si è spesso definito la “mente” di Beppe Grillo, cosa non solo ingenerosa ma anche inesatta. Casaleggio era riservatissimo e sempre lontano da qualsiasi ribalta, mentre Grillo invece è l’uomo di spettacolo che sappiamo. Il leader politico tuttavia, quali che sia le sue fragilità, carenze e difetti, non è mai uno stupido. Casaleggio non era dunque il burattinaio e Grillo il burattino. Si può dire piuttosto che i due erano molto complementari, e ciascuno di grande aiuto all’altro.
Il Movimento Cinque Stelle è un fenomeno politico radicalmente nuovo, e che in pochissimo tempo ha ottenuto in Italia vasto consenso. Quali che siano i buoni motivi del suo successo e la buona fede di tanti suoi aderenti, a nostro avviso è anche una realtà sostanzialmente autoritaria e dunque molto preoccupante; proprio per questo però non è da non prendere sotto gamba. Bisogna stare bene attenti a non confondere la modernità con la democrazia. Anche le dittature possono essere molto moderne: così fu ad esempio ai suoi tempi il fascismo.
Pur con tutte le cautele che impone l’analogia fra due realtà tra loro storicamente così lontane, non si può non restare impressionati dalle prossimità tra lo stile e le proposte del Benito Mussolini del suo iniziale periodo “sansepolcrista” e lo stile e le proposte dei 5 Stelle. Come Mussolini Beppe Grillo e i suoi sono tra l’altro rigorosamente centralisti e statalisti. La loro idea di fondo è che si deve “andare al governo del Paese” e da Roma sistemare tutto. Perciò Grillo vede come il fumo negli occhi le autonomie sia territoriali che sociali. La sua volontà di “spazzar via” le Province e di “levarsi dalle scatole” le Regioni non è ispirata a problemi contingenti. Analogamente è schierato toto corde contro la scuola non statale. Ci sono passaggi dei discorsi del Mussolini “sansepolcrista” che con pochi adattamenti potrebbero sembrare di Grillo. E tra il “me ne frego” del primo e il “vaffan..” del secondo non c’è grande distanza.
Quello che ai tempi di Mussolini era la nuova magia degli altoparlanti e della radio per Casaleggio è Internet. Grazie a Internet egli sosteneva che si può giungere a nuovi “strumenti cosiddetti di democrazia diretta” tali da rendere inutili le elezioni e le assemblee rappresentative. E analogamente ai partiti si possono sostituire delle strutture nuove, prive dell’apparato tipico della vecchia forma-partito e imperniate invece sulla Rete.
Per meglio capire l’eredità che Gianroberto Casaleggio lascia al Movimento Cinque Stelle e alla politica italiana vale la pena di leggere o di ascoltare il discorso, reperibile su Internet, che l’8 settembre 2013 fece a Cernobbio nel corso dell’edizione di quell’anno del Forum Ambrosetti: “Le rivoluzioni nelle comunicazioni sono sempre state al centro dei cambiamenti delle organizzazioni sociali, Internet non fa eccezione, con l’accesso globale dei cittadini alle informazioni. Ma Internet non è solo un supermedia destinato a assorbire tutti gli altri, ma soprattutto” è un processo di trasformazione della società” in forza del quale si andrebbe verso forme di “democrazia diretta”. Grazie a Internet, aveva allora concluso Casaleggio, potrà finalmente trovare attuazione il progetto politico di J.J. Rousseau. Tutto il rispetto dovuto alla memoria di un uomo che oggi è nell’ eternità non ci consente tuttavia di dimenticare — concludiamo per parte nostra — quale cupo orizzonte autoritario sempre si stagli alle spalle di utopie del genere.
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