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Attualità

BUNKERPARK, RITORNA IL PRESIDIO

DANIELE ZANZI - 01/04/2016

prima cappella

L’area dove sarebbe sorto il parcheggio

L’interdittiva antimafia nei confronti della ditta aggiudicatrice dell’appalto   mette probabilmente la parola fine al contrastato progetto per la costruzione del bunker interrato alla Prima Cappella.

Il sindaco Fontana è costretto, obtorto collo (così almeno afferma), a non procedere alla firma del contratto rimbalzando l’opera al suo successore.

È chiaro fin d’ora che se il 5 giugno prevarrà la coalizione di centrosinistra il parcheggio non si farà, se invece sarà confermata l’attuale maggioranza sarà interessante vedere come il nuovo borgomastro potrà  uscire da questo ginepraio in cui è stato cacciato dal suo predecessore.

A conclusione della vicenda, che si trascina ormai da due anni, è indubbio che l’attuale Giunta ne esce con le ossa rotte.  Nei fatti ha perso  – il parcheggio ,almeno ad opera di questa amministrazione, non potrà essere fatto – ma soprattutto esce con una pessima figura d’immagine e di credibilità:   non è stata in grado di gestire  un accordo di programma sottoscritto che nei fatti ha generato tensioni non solo all’interno della città, ma anche nella maggioranza di centrodestra.

Come in altre occasioni questa amministrazione si dimostra abile nel parlare e nell’illudere, ma incapace poi nel fare e nel concludere.

Il sindaco rilancia pilatescamente la patata bollente  al proprio successore  e non si astiene dall’autoassolversi; si dichiara ancora  convinto della bontà di questo progetto, di questa opera  per lui indispensabile, fallita non perché sbagliata, ma solo  sotto le picconature di un manipolo di varesini, bugiardi, infingardi  e capaci di “estorcere”  le firme a seimila varesini, considerati dunque dal borgomastro  degli ingenui creduloni inabili a vedere e pensare.

Lascia basiti, proprio per la carica istituzionale e – in teoria – super partes  ricoperta, questa incapacità di  autocritica, di ammettere che forse “l’altra parte” qualche ragione l’aveva; non si vuole ammettere che il non ascolto, la rigidità furono  grossi errori  strategici, sintomi di miopia politica e amministrativa. Anziché il dialogo e l’ascolto delle ragioni altrui si preferì da subito  trincerarsi e chiudersi dietro le accuse di aver ordito una congiura politica diffondendo sul territorio bugie e dati surrettizi.

Ora a bocce  quasi ferme, resta in me la convinzione  che  i nostri amministratori non furono  tanto disturbati  dall’opposizione al progetto, ma dal modo pubblico con cui questa protesta si manifestò.

 “Il re è nudo!”: forse l’aver gridato pubblicamente nelle  piazze varesine questa sacrosanta verità non ci è stata perdonata e mai lo sarà da parte di una giunta ormai prossima all’uscita di scena.

Non deve essere stato facile accettare una  pubblica contestazione, che ha trovato eco a livello nazionale, da parte di coloro che da venti anni si sentono  autorizzati a decidere senza incontrare resistenze o opposizioni nette e  soprattutto palesemente pubbliche.

Non deve essere stato facile per chi si sentiva padrone  del territorio  e quindi libero di fare  e disfare a piacimento sentirsi avversato nelle proprie decisioni.

Ci si accusa di avere mentito sull’entità dello stanziamento dimenticando che le firme furono raccolte in un mese e depositate al protocollo comunale  il giorno stesso dell’apertura delle buste d’offerta ; quindi era giusto da parte nostra citare come veritieri gli investimenti promessi prima dei ribassi di gara.

Che ne sapevamo noi,  i cittadini, i mass media, il sindaco stesso dei ribassi che sarebbero stati attuati?

Se Varese2.0 ha estorto firme – l’estorsione è reato – e carpito la buona fede di migliaia di varesini  è bene che l’autore di tali affermazioni agisca di conseguenza. Altrimenti che si astenga. Non è certo così che può autoassolversi o giustificarsi.

Il vero responsabile del fallimento di questo progetto, per noi devastante,  non sono certo i varesini che hanno dichiarato  che Il re era nudo, ma il re medesimo!

Varese2.0 e tutta la coalizione di centrosinistra, che si candida a governare la città con un programma che metterà  l’ascolto dei cittadini al primo posto, saranno ancora presenti, con un presidio, sabato  9 aprile dalle 14 alle 16 in Via del Santuario, tra le due curve a gomito dove avrebbe dovuto sorgere un autosilo costoso, inutile e deturpante, a ribadire che quest’opera non è da farsi e non si farà mai più.

 

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