Nella nuova temperie spirituale, culturale, sociologica, che l’indizione dell’Anno santo giubilare ha introdotto e motivato, qualche voce, intonata allo spirito del nuovo clima, ha invocato fraternamente misericordia anche per i nostri pastori. Questo all’insegna del principio di solidarietà nel peccato, che deve spingere tutti all’esercizio delle misericordia.
Chiaro è l’indirizzo di Papa Francesco: non occultare, non silenziare, non minimizzare il crimine commesso, anche in ragione dell’autorità rivestita, perché il perdono non può sostituire la giustizia. Bisogna riconoscere che nessuna creatura al mondo è totalmente preda del male compiuto. I veri corrotti sono quelli che cercano potere e dominio occupando posti di governo. Il richiamo costante è alla continenza perfetta e continua per il Regno dei cieli.
Il Concilio di Cartagine stabiliva che si dovesse essere continentes in omnibus, quale obbligo: custodi della purezza si astengano dall’unione coniugale in assoluto (ab uxoribus se abstineant). Il Concilio Trullano del 692 stabiliva per gli uomini sposati ordinati dopo l’ordinazione una totale continenza, dopo che come legge canonica il principio era invalso soltanto nel IV secolo. Giustamente, rifacendosi alla Chiesa primitiva, ci si riferisce alla situazione creatasi attorno all’Apostolo delle genti, distinguendo tra i paolini, celibi itineranti, fondatori di Chiese e corinziani, sposati,stanziali, responsabili di comunità (vedi la Chiesa di Corinto). I presbiteri celibi dovevano essere come una specie di preti animatori.
Il cardinale belga Léon Joseph Suenens, uno degli eminenti rappresentanti del Concilio, faceva osservare come la Chiesa risultasse fondata su Pietro, sposato, non su Giovanni, celibe, e questo per volontà di Cristo.
Matteo 9,12 si richiama al celibato come alla chiave introduttiva al Regno dei cieli; Paolo I Cor. 7,32: fa parola di quanti sono chiamati a consacrarsi con cuore indiviso al Signore e alle sue cose. Nelle Lettere pastorali il principio dell’unius uxoris vale per l’Episcopo (I Tim. 3,2), per il presbitero (Tt 1,6), per il diacono (I Tim. 3,12).
Dopo gli scandali medievali relativi al problema delle investiture e alla necessità di una profonda riforma della Chiesa, in riferimento anche alla riforma luterana il Concilio diTrento (24a sessione) infliggeva l’anatema a chi violasse l’obbligo del celibato (un Decreto del Concilio Lateranense escludeva il matrimonio dopo l’ordinazione). Venendo a tempi più recenti il Decreto Presbyterorum Ordinis n.16 del Concilio Vaticano II ribadiva la convenienza del celibato, a imitazione di Cristo, chi vive il celibato lo fa per il Regno dei cieli, cioè per rendere testimonianza alla vita futura. E il Codice canonico del 1983 ritiene i chierici tenuti all’obbligo di osservare la continenza perfetta e continua per il Regno dei cieli; il vincolo del celibato è un dono particolare di Dio, mediante il quale i ministri sacri possono aderire più facilmente a Cristo con cuore indiviso e solo messi in grado di dedicarsi più liberamente al servizio di Dio e degli uomini.
Paolo VI nell’Enciclica Sacerdotalis Caelibatus lo dichiara fulgida gemma, che conserva il suo valore anche nel nostro tempo. Giovanni Paolo II vi individua il maggior tempo da dedicare alla parrocchia e alla comunità. Benedetto XVI (Sacramentum Caritatis). Cristo stesso, sacerdote in eterno, ha vissuto la sua missione fino al sacrificio della croce nello stato di verginità.
A motivo della correzione del principio e in ragione delle particolari difficoltà incontrate nelle situazioni locali si fa presente il diritto delle comunità cristiane alla possibilità di fruire dell’eucarestia domenicale (c’è la difficoltà di disporre di ministri consacrati in percentuale adeguata). Appare a molti chiara la possibilità di una via alla santità dell’ecclesiastico coniugato mettendo in relazione l’esercizio del ministero colla possibilità di una compiuta realizzazione umana grazie alla collaborazione al ministero pure di moglie e figli. Ma varrà la pena di passare a un esame più circostanziato delle varie contingenze, con richiami anche all’esperienza del celibato presso la Chiesa orientale.
You must be logged in to post a comment Login