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Chiesa

NON È QUI

ROMITE AMBROSIANE - 25/03/2016

emmaus

Cena a Emmaus di Matthias Stom, (1633-1639)

Non è qui… (Luca 24, 6) questo l’annuncio atteso: così la Pasqua sembra presentarsi come la festa dell’assenza o la festa dell’utopia, di una speranza che non ha luoghi né spazio tra noi.

Non è qui: stiamo cercando un corpo mortale come i nostri, anzi, un corpo già straziato da una morte orrenda, e non è qui. Non così i corpi dei nostri cari rimasti sotterra nonostante le nostre lacrime…

Non è qui e forse questa non è una festa per noi, non trova spazio nella nostra storia, non ha corpo nella nostra vita.

Eppure, forse, abbiamo anche noi bisogno di un non luogo, di uno spazio che ci presenti orizzonti altri, che ci faccia sognare e progettare un altro mondo possibile, che disegni la via su cui incamminarci oggi per costruire il domani.

E di vie, il giorno di Pasqua, ne sono state percorse: prima al buio per giungere presto e forse non viste al sepolcro (le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea, Lc 24, 1 – 10): le nostre lacrime rimangano nascoste, il nostro amore custodisca nel sepolcro con ogni cura ed affetto il segno tangibile delle nostre speranza deluse, di un futuro negato, di un affetto tradito. Ma ecco l’assenza: Non è qui e vie percorse di corsa nella confusione del cuore, nel dubbio che inizia a domandare, nello sconcerto che apre ad altri la via… “Andiamo a vedere”… Non è qui

Ed ecco un’altra strada (verso Emmaus) per allontanarsi dal luogo dell’assenza (cfr. Lc 24, 13 ss), una via lunga una giornata, dalla mattina alla sera dell’esistenza, con ricordi, tristezza e una strana presenza che riporta ricordi e tristezza nel luogo della Parola, della promessa e dell’attesa, e rende corpo – pane spezzato rimasto da allora sulla mensa degli uomini – quell’Assente, in realtà presente accanto al loro/nostro cammino. E la via diviene corsa di ritorno là dove l’Assente si è fatto e rimane presente.

È infatti entrato nella babele dei nostri dubbi e delle nostre accuse, nel silenzio del nostro dolore, nella nostra paura degli altri e del domani. È entrato là dove stavamo a porte chiuse, nascosti ed assenti per tutto il resto del mondo. Lui che non risponde alle leggi del nostro luogo (e che per questo crediamo in un non luogo) è entrato, è qui. E la sua presenza ci fa sedere intorno ad un tavolo per condividere il cibo e la vita, per uscire dalla nostra assenza di futuro, dalla nostra estraneità di fronte al fratello, dalla chiusura del nostro sguardo.

E la sua presenza ci rende comunità perdonata e salvata, insieme di peccatori e traditori, gente che è fuggita ma che ritorna e ritrova l’unità e la pace (anche del proprio cuore) accogliendo il perdono e la salvezza. E la sua presenza ci dona un non-luogo, un luogo senza porte, in cui entra chi si sa figlio generato a nuova vita, e fratello.

Non è qui, Alleluia! Incamminiamoci insieme.

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