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Attualità

MENO FAMIGLIE MENO BAMBINI

GIANFRANCO FABI - 25/03/2016

famigliaLa tendenza è ormai consolidata, ma gli ultimi dati sull’andamento della popolazione in Italia non possono che suscitare preoccupazione se non allarme. Almeno da parte di coloro a cui sta a cuore una sana crescita economica e un corretto sviluppo sociale. E si deve subito dire che Varese sono altrettanto accentuati, come vedremo, i caratteri di un allungamento della vita a cui si accompagna un forte calo delle nascite e quindi una diminuzione netta della popolazione se si escludono gli immigrati.

Iniziamo dai dati generali pubblicati dall’Istat. Nel 2015 la popolazione si è ridotta di 139 mila unità (-2,3 per mille) considerando anche l’apporto dell’immigrazione. Al 1° gennaio 2016 il dato totale era di 60 milioni 656mila residenti di cui 5 milioni 54mila stranieri che rappresentano l’8,3% della popolazione totale. Rispetto a un anno prima si riscontra un incremento di 39mila unità. La popolazione di cittadinanza italiana scende a 55,6 milioni, con una perdita di 179mila residenti.

Le morti sono state più delle nascite e hanno interessato 653mila persone, 54 mila in più dell’anno precedente (+9,1%). Il tasso di mortalità, pari al 10,7 per mille, è stato il più alto tra quelli del secondo dopoguerra con un aumento della mortalità tuttavia concentrato nelle classi di età molto anziane (75- 95 anni). Le ragioni di questa crescita, solo in parte anomala, sono due: da una parte l’aumento del numero degli anziani, dall’altra una maggiore incidenza di fattori influenzali nei mesi invernali e l’anomala calura nel mese di luglio.

Nel 2015 le nascite sono state 488 mila (8 per mille residenti), quindicimila in meno rispetto al 2014 e nuovo minimo storico dall’Unità d’Italia. Si può ricordare che negli anni ’60 nascevano in Italia più di un milione di bambini all’anno. Nel corso di poco più di una generazione si è praticamente dimezzato il tasso di natalità. Il 2015 è il quinto anno consecutivo di riduzione della fecondità, giunta a 1,35 figli per donna. L’età media delle madri al parto è salita nel frattempo a 31,6 anni.

Solo in Lombardia (+0,5 per mille) e in Trentino-Alto Adige (+1 a Trento, +3,7 per mille a Bolzano) si registra un incremento della popolazione, ma soprattutto a causa delle migrazioni interne oltre che dall’estero.

Ma veniamo ai dati di Varese città, dati indicativi dell’andamento dell’intera provincia. I dati mensili arrivano fino a novembre 2015 e danno a gennaio una popolazione residente nel capoluogo di 80884 e a novembre 80733. Una sostanziale stabilità quindi. Ma se guardiamo alla differenza tra i nati e i morti abbiamo un saldo negativo di 352 unità, un saldo che l’immigrazione ha colmato solo per due terzi.

All’anagrafe di Varese solo in un mese, in giugno, le iscrizioni per nascita hanno superato, e solo di una unità, le cancellazioni per morte. In particolare in gennaio ci sono stati 45 nati e 87 morti, in febbraio 48 e 81, in marzo 42 e 100, in aprile 54 e 100, in maggio 54 e 78, in giugno 59 e 58, in agosto 48 e 83, in settembre 46 e 101, in ottobre 54 e 72, novembre 52 e 60. Questi numeri, va sottolineato, non riguardano i nati e i morti a Varese. Negli ospedali della città nascono (e purtroppo muoiono) molte più persone, ma molte donne vengono a partorire dai comuni vicini e i bimbi vengono registrati in questi comuni. Il numero dei nati si riferisce a bambini di famiglie residenti a Varese e quindi registrati in questa anagrafe comunale. Allo stesso modo le morti fanno riferimento alle persone morte in qualunque posto del mondo, ma residenti nel comune di Varese.

Resta in fatto sostanziale che la popolazione va diminuendo e insieme, potremmo dire fortunatamente, le singole persone vivono sempre più a lungo. A livello nazionale è sempre l’Istat a rilevare che non arretra il processo di invecchiamento, assoluto e relativo. Gli ultrasessantacinquenni erano all’inizio dell’anno 13,4 milioni, il 22% del totale. In diminuzione invece sia la popolazione in età attiva (15-64 anni) sia quella fino a 14 anni di età. La prima è scesa a 39 milioni, il 64,3% del totale, la seconda comprendeva 8,3 milioni di bimbi e ragazzi e rappresentava il 13,7%.

A Varese a fine 2015 le persone oltre i 65 anni erano il 22,4% (poco più della media nazionale), quelle tra 15 e 64 anni il 63,6%, i minori di quindici anni il 14%.

Tutte queste cifre non fanno che confermare una realtà: il calo demografico è una delle prime cause della stagnazione economica che dall’inizio del secolo caratterizza l’Italia. Meno famiglie meno bambini vuol dire meno domanda, meno stimoli positivi alla produzione, meno richiesta di un bene importante come la casa (e l’edilizia è uno dei settori trainanti l’economia).

Una sana politica di difesa delle famiglie e di rilancio delle nascite sarebbe indispensabile. Ma la politica sembra interessata ad altro.

 

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