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Cultura

IL POLPO DI TELLARO

BARBARA MAJORINO - 18/03/2016

tellaroPrimavera è alle porte e – meteo permettendo –  è favorevole a gite e weekend fuori porta e fuori regione. Un borgo marinaro da visitare sempre volentieri è Tellaro di Lerici nell’estremo levante ligure (golfo di La Spezia). È un delizioso luogo di sogno rinserrato tra colli coltivati a uliveti argentei ed il mare, dove all’orizzonte si profilano  la punta del promontorio di Porto Venere con la sua chiesetta gotica di San Pietro, e le sagome delle tre isole Palmaria, Tino e Tinetto.

Le scogliere di Tellaro non sono mai troppo frequentate nemmeno in piena estate e vi si può trovare ancora qualche lembo appartato per godere in contemplazione le azzurrità e per ascoltare il respiro del mare tra le fragranze dei pittospori e delle zagare. Tellaro è stato a lungo luogo di soggiorno d’elezione dello scrittore-regista Mario Soldati e del poeta Attilio Bertolucci.

Come in molte località mediterranee abbondano le leggende marine. Si racconta  infatti che in una notte di tempesta i suoi abitanti dormissero tranquilli, perché rassicurati dal fatto che i saraceni non potevano sbarcare per depredare e saccheggiare il villaggio. Invece, mimetizzati proprio dalla tempesta, cercarono di approdare. Ma non fecero i conti con un polpo sullo scoglio che li vide e sparò i suoi tentacoli verso il cielo. Poi,  agguantata la corda della campana dell’antica chiesetta di San Giorgio,  si mise a suonare, avvertendo gli abitanti, i quali, dopo aspra lotta respinsero gli invasori.

Questo per indicare come furono sempre  furiosi  gli scontri tra la Croce e la Mezzaluna sul Mediterraneo, fin da quei tempi. E a dimostrarlo sono le numerose torri, presìdi e torrioni di avvistamento sparsi  lungo tutta la costa del levante ligure. Oggi gli abitanti di Tellaro quella storia se la spiegano così, con questa deliziosa leggenda sintetizzata in un’epigrafe in latino: “Saraceni Mare Nostrum infestantes sunt noctu profligati. Quod polipus aer cirris suis sacrum pulsabat”. È la scritta su lapide di marmo datata 1664, posta sulla chiesetta rosa di San Giorgio del XVI secolo perennemente flagellata dai venti e dai flutti, edificata lì sulla scogliera  come una navicella pronta al varo.

Su Tellaro scrisse una poesia anche Eugenio Montale, forse ispirato dai numerosi orti e poderi coltivati ad agrumi a perdita d’occhio  che vanno degradando fino al mare. Montale del resto era di stanza nella non lontana Monterosso. Da “Verso Tellaro”: “Cupole di fogliame da cui sprizza / una polifonia di limoni e di arance e il velo evanescente di una spuma…”.

Nelle sere di agosto, la scogliera di Tellaro si illumina di fiammelle con ceri inseriti negli anfratti degli scogli, per festeggiare la leggenda del polpo-sentinella. Magari dopo una buona scorpacciata di insalata marinara… del medesimo, poverino!  Infatti per gli amanti della buona cucina e del divertimento, è da non perdere la Sagra del Polpo  che si svolge la seconda domenica di agosto in questo bellissimo borgo, organizzata dall’Unione Sportiva Borgata Marinara Battistelli  che si tiene nella scuoletta elementare.

È una tipica sagra paesana, dove con pochi soldi è possibile gustare il piatto tipico del paese “il polpo”, cucinato secondo la ricetta del borgo alla “tellarese”, cioè lessato e accompagnato con patate e condito con olio di prima spremitura di Tellaro, con aglio e prezzemolo, olive taggiasche, sale, pepe e succo di limone.  Oppure,  cucinato “all’inferno”,   cioè stufato con foglie di alloro, maggiorana, peperoncino, pomodoro e una spruzzata di vino bianco. Il tutto accompagnato da gnocchetti ai frutti di mare, risotto alla pescatora, muscoli (mitili) ripieni, focaccia alla tellarese e ovviamente vini del territorio.

Insomma, il polpo salvò la pittoresca borgata, ma  sempre grazie al  prode mollusco  si fa festa. Il polpo è altresì motivo ornamentale sulle porte delle case del borgo, dove, non di rado,  si trovano  incastonati,  graziosi polpetti di ottone  in luogo dei soliti pomelli tondi, forse in funzione propiziatoria.

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