Ecclesia semper reformanda. Questo il principio a cui sempre si richiama papa Francesco, sì che l’istituzione deve sempre rispondere ai segni dei tempi. È la verità esistenziale di ciò che dice sta nel fatto che lo vive personalmente, con la gioia dell’incontro con la grazia che tutto trasforma. La fede non si traduce in una pia rappresentazione puramente strumentale. In questo contesto la strada affrontata non è quella del potere, bensì dell’umiltà, nella prospettiva di un amore infinito che va ben oltre la giustizia.
Se il Concilio ha significato l’incontro della Chiesa cogli uomini del nostro tempo, rinnovando e insieme aprendo un cammino missionario, bisognoso di un entusiasmo sempre maggiore, è chiaro ed evidente il concetto che Dio predilige gli scarti, in un’opera costante di riparazione verso la corta miopia della visione comune e perbenista.
Non per nulla a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, Francesco ha potuto considerarla la capitale spirituale della preghiera per la misericordia del Padre, prefigurando il senso dell’anno giubilare. Anche in ragione dell’immenso debito ecologico ed economico, che l’Occidente ha contratto verso l’Africa nella sua secolare dominazione. La misericordia nella visione del Pontefice non è solo sentimento, fervore generico, quando non momentaneo, ma soprattutto azione. E il povero offre sempre la maggiore possibilità d’amare concretamente Dio, essendo sacramento di Cristo. Così come una conquista, non illusoria, ma realmente incisiva è nel vincere l’indifferenza per acquistare la pace.
Non vale più la distinzione rigida tra Ecclesia docens ed Ecclesia discens, per cui la struttura va interpretata nel senso di una piramide capovolta, in cui il vertice si trova al di sotto della base, anche se i ruoli non vanno sovvertiti; bisogna camminare insieme, laici, pastori, vescovo di Roma, in una grande operazione d’ospedale da campo, aperto ai feriti. E si impone il progetto di una salutare decentralizzazione rispetto al curialismo, riconoscendo l’importanza e l’esperienza delle Chiese locali.
L’unica autorità, ricorda il Papa, è l’autorità del servizio, l’unico potere è il potere della croce.
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