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Incontri

ALL’OSPEDALE, IN UGANDA

GUIDO BONOLDI - 18/03/2016

uganda

Ho appena trascorso una settimana in Uganda, durante la quale ho svolto un’attività di addestramento in ecografia per il Pronto Soccorso di un ospedale di Kampala, il St. Francis Nsambya Hospital. 
L’occasione si è presentata per l’amicizia con una collega italiana, Patrizia Andreoni, anestesista dell’Ospedale Niguarda, che da circa sei mesi collabora con lo Nsambya Hospital nell’ambito di un progetto di cooperazione promosso dalla Fondazione Spes Salvi, legata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano ed il cui presidente è Andrea Perrone, ordinario di diritto commerciale presso l’ateneo milanese nonché amico di vecchia data. Nell’ambito del progetto è stato fornito un apparecchio ecografico per la valutazione dei pazienti che afferiscono al PS: si è resa quindi necessaria una preparazione ad hoc del team medico del reparto, che è stata iniziata tramite un corso intensivo di una settimana, tenuto da un altro medico italiano esperto in eco-FAST, una metodica finalizzata alla valutazione ecografica di pazienti con traumi, e proseguita con una settimana di addestramento sul campo, della quale mi sono incaricato io.

Per cinque giorni, per otto ore al giorno, ho condiviso il lavoro dei colleghi ugandesi, Sister Assumpta, Stanley, Solomon, Possi, Ham, René, nonché di Patrizia, aiutandoli nell’esecuzione degli esami ecografici, per tutti i pazienti che lo necessitavano.

Il compito che mi ero assunto era quindi specifico ed anche limitato dalla difficoltà a comprendere in un tempo così breve le dinamiche organizzative e di comportamento dei colleghi locali ed anche da difficoltà linguistiche. Questo però non mi ha impedito di portare uno sguardo umano nei confronti di pazienti, medici, infermiere ed anche di tutta quella folla di passanti nella quale mi imbattevo la mattina e la sera, camminando per circa 20 minuti, dal luogo in cui ero alloggiato all’ospedale e viceversa. 
Kampala è una città caotica, con un traffico indiavolato, al quale occorre prestare molta attenzione anche nel ruolo di pedoni, in particolare quando si attraversa la strada. Nulla di romantico né di attraente. Ma è una città che pullula di uomini, di destini, spesso difficili.
 Molti di loro sono sinceramente religiosi e le chiese si riempiono di fedeli, anche nei giorni feriali, come nella parrocchia vicina all’Ospedale, dove al mattino si celebrano due messe, una alle 6:30 ed un’altra alle 7, entrambe affollate. Gli affanni della vita non soffocano i cuori che desiderano.
Come mi ha detto il giorno della partenza Rose Busingye, amica ugandese che è all’origine di opere educative e di accoglienza eccezionali come il Meeting Point Kampala, la Welcoming House e la Luigi Giussani School, non si comprende nulla di sé e degli altri se non si parte dal cuore.
Il desiderio con cui sono tornato è quello di non dimenticarlo.

 

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