Il giovane sindaco della cittadina di Engelsbrand, piccolo centro del Sud-Ovest della Germania, un anno fa, precisamente il 5 marzo, consegnava a Herr Kusterer una medaglia di riconoscimento per l’attività da lui svolta come consigliere comunale, ruolo esercitato per 22 anni, dal 1975 al 1997, e per l’impegno nel settore sociale a favore della collettività.
Kusterer si è lungamente speso per “svariate associazioni musicali, ginniche o di canto”.
L’arzillo signore, nome completo Wilhelm Kusterer, oggi novantaquattrenne, è niente meno che uno dei boia della strage di Marzabotto, l’eccidio nazifascista avvenuto in provincia di Bologna tra il 29 settembre e i primi di ottobre del 1944.
Nel 2008 la Corte militare d’appello di Roma lo ha condannato all’ergastolo: è un criminale di guerra, sergente delle SS, corresponsabile, come altri suoi SS, del massacro in cui persero la vita 770 persone.
Nella ridente cittadini di Engelsbrand, nessuno sapeva del passato nazista dell’attivo signore.
Riformulo la frase: nessuno sapeva del passato nazista dell’attivo signore?
Eppure i suoi dati anagrafici coincidono con quelli dell’uomo condannato all’ergastolo, nel 2008, dalla Corte militare di appello di Roma. Il sindaco, Bastian Rosenau, al giornalista della Stampa che lo intervistava, ha spiegato che il Comune intende chiarire “prima di tutto le accuse secondo cui Kusterer avrebbe commesso crimini di guerra”, poi approfondirà i fatti chiedendo “informazioni” alle autorità giudiziarie. Infine ascolterà lo stesso Kusterer, sempre ammesso che sia lui il boia nazista. Già, perché sull’elenco telefonico della città di Engelsbrand risultano in effetti diversi “Kusterer”, anche se un solo “Wilhelm Kusterer”, il cui indirizzo coincide con quello indicato nella sentenza del 2008.
“Non sapevo nulla di Marzabotto”, ripete Bastian Rosenau. Noi siamo propensi a credergli perché sono passati tanti anni da quel giorno, perché un’intera nazione, la Germania, che sta cercando da decenni di cancellare le proprie colpe collettive, spesso ne rimuove il ricordo, a volte adducendo la buona fede, a volte mostrando innocente stupore quando dal buio del passato riemergono fantasmi non ancora rielaborati.
Martin Schulz, attuale presidente del Parlamento Europeo, nel 2012, visitando Marzabotto, si disse sconvolto dalla brutalità dei nazisti e confessò con le lacrime agli occhi : “Dopo tutto ciò che è successo, è un miracolo che mi abbiate accolto come un amico. Per questo regalo, perché lo considero un regalo, vi sarò grato tutta la vita”.
Ma torniamo al sindaco. Rosenau ha affermato che lui non sapeva. Come non ne sapevano nulla le persone più anziane del verde borgo collinare adagiato nella ricca regione del Baden Württemberg; così come ignoravano la “faccenda” il parroco e anche gli insegnanti delle locali scuole, solitamente depositari del sapere anche storico.
Quando si vuole ignorare, non sarà per colpa dell’orrore che ci prende a scoprire la vera natura di qualcuno vissuto una vita vicino a noi e ora rivelatosi ben altra persona?
Non sarà perché il Kusterer ripreso nella foto della cerimonia di consegna, col bianco che gli tinge i capelli e i suoi 94 pesanti anni, non sembra poi così cattivo, ma ci appare come un tranquillo nonno qualunque? Che invece, dietro la bonomia che spesso la vecchiaia porta con sé, si cela un massacratore di anziani, donne e bambini.
Forse, il sindaco avrà esclamato “Non è possibile, non ci posso credere!”. E il Comune di Engelsbrand “non contribuirà a nessuna condanna a priori” e non adotterà “decisioni affrettate”.
Affrettate le decisioni raggiunte dai tribunali italiani nel 2008 cinquant’anni dopo la strage?
Verdetti da riconsiderare, anche quando sono passati in giudicato presso diversi tribunali?
E poi …
Frase 1 “Se è vero, noi qui non ne sapevamo nulla”.
Frase 2 “Ne ho parlato anche col mio predecessore, rimasto in carica per oltre trent’anni, e anche lui non ne sapeva niente”.
Frase 3 “La sentenza? Ce la mandino pure, la faremo tradurre, non c’è problema”.
Propongo di sostituire la frase “Noi ne sapevamo nulla” con la più onesta “Non sapevamo. Ma adesso sappiamo!”, con tutto ciò che l’ammissione comporterà.
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