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Urbi et Orbi

LA CAPITALE ALLA DERIVA

PAOLO CREMONESI - 04/03/2016

In attesa del Sindaco

In attesa del Sindaco

Ha ragione Francesco Rutelli nel dire “Roma è una città in rovina”. “L’amministrazione è in decomposizione” aggiunge l’ex-sindaco, “la fiducia dei cittadini al minimo, negli uffici la corruzione elevatissima”.

E così mentre dai quarantuno gazebo organizzati dalla Lega la scorsa settimana nessun nome ha raggiunto la maggioranza, in questo weekend si sfidano invece con le primarie sei candidati a sinistra. I grillini hanno scelto on line Virginia Raggi, l’outsider Marchini ha già da tempo scaldato i motori mentre il marziano Marino è sparito. Parte dunque a stento, e in maniera confusa soprattutto nel centrodestra, la campagna elettorale.

Sullo sfondo una città sull’orlo di una crisi di nervi. Pulizia, trasporti, inquinamento, corruzione, integrazione e per ultimo lo scandalo di affittopoli (25mila romani che vivono a sbafo in case del Comune) sono il palcoscenico su cui gli aspiranti primi cittadini sono chiamati a misurarsi.

Cosa chiedono gli elettori? Incrociando alcuni sondaggi pubblicati recentemente si può tracciare una mappa realistica. Il 73 per cento dei romani è insoddisfatto della qualità della vita. Altro che città più bella del mondo! Sette su dieci bocciano i trasporti pubblici. Solo uno su dieci è soddisfatto della nettezza urbana. E solo due su dieci dello stato delle strade. Per il 75 per cento degli intervistati negli ultimi sei anni le condizioni della capitale sono peggiorate mentre il 51 per cento è convinto che la capitale stia attraversando una fase di particolare decadenza.

Di chi è la colpa ? Solo il 19 per cento ne attribuisce la responsabilità ai cittadini. Per il 47 per cento va ricercata nella classe dirigente mentre il 29 per cento punta il dito sui funzionari della pubblica amministrazione. Dato inquietante: ben quattro romani su dieci sono venuti a conoscenza diretta di episodi di corruzione… Il 54 per cento degli intervistati prova “rabbia” per la situazione attuale mentre solo il sette per cento spera che le cose possano migliorare. Tuttavia il 64 per cento pensa che andrà a votare. Di questa percentuale la maggior parte è di giovani. Colpisce in tutti la mancanza di una speranza di lungo respiro.

Di fronte a questa situazione che fare? Se qualche beninformato vocifera che in realtà nessuno a Roma vorrebbe diventare sindaco per la mole dei problemi che lo attendono, soprattutto giovani e società civile pensano che sia possibile ricominciare. Magari a partire da piccole cose, da un incontro fatto, da una realtà di quartiere che si può cambiare: meno ideologia e più realtà.

Secondo l’aforisma del grande Indro Montanelli che per dipingere le varie anime della Dc scriveva: “De Gasperi andava a Messa per pregare Dio e Andreotti per incontrare il prete”, c’è da augurare che l’identikit del futuro primo cittadino contenga un po’ di tutte e due le posizioni. Insieme a una onestà specchiata, virtù d’altro canto continuamente invocata per gli amministratori da papa Francesco.

Dalla prossima amministrazione capiremo quanto di questo desiderio è stato esaudito.

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