Habemus papam. In verità, nel centrodestra varesino, più che un “papa”, abbiamo due papabili: Paolo Orrigoni amministratore delegato della catena di supermercati Tigros, e Stefano Malerba, appartenente a una famiglia nota in passato nel settore tessile-manifatturiero. Prima di andare avanti, però, dobbiamo dichiarare che siamo contrari a questa corsa al candidato ad effetto dell’ultima ora. Sembra, infatti, che per scegliere chi ci debba ben governare in base a dei programmi articolati e lungamente studiati, non vi sia più posto per una tradizionale competizione elettorale, sostituita in questi ultimi anni da chi con maggior scaltrezza riesca ad intercettare il nostro voto. E, purtroppo, se si è giunti a questo modo di fare politica qualche colpa l’abbiamo anche noi, troppo accomodanti elettori, ma è un altro discorso.
Dopo “Mani Pulite”, si puntò agli effetti speciali dei magistrati in politica, i quali avrebbero provveduto a moralizzare l’ambiente, anche se poi un tale obiettivo non fu mai raggiunto neppure in minima parte, nonostante i vari D’Ambrosio, Di Pietro, De Magistris e Grasso, per citare i magistrati di punta entrati in politica negli ultimi anni.
Le elezioni amministrative che si terranno quest’anno (ancora non se ne conosce la data), saranno in molti casi le elezioni dei candidati manager e imprenditori, appartenenti alla categoria di quegli “uomini del fare” che in passato non hanno lasciato un eccellente ricordo del loro operato come amministratori. Oggi nel centrodestra i nuovi uomini del fare sono Guido Bertolaso a Roma, Stefano Parisi a Milano, Stefano Malerba e Paolo Orrigoni a Varese.
Non siamo mai stati persuasi che un bravo dirigente, un provvido manager o un accorto magistrato dovesse essere automaticamente anche un efficace politico ma, per poter dipanare il filo del nostro pensiero, dobbiamo dar per scontato che essi lo siano.
Ma, stringendo lo zoom su Varese, anche se Stefano Malerba e Paolo Orrigoni avessero le stesse doti di statisti del calibro di un Metternich e/o di un Bismark, la loro candidatura non apparirebbe meno disorientante agli occhi degli elettori varesini, trovandosi essi a dover scegliere tra candidati che, a parte il diverso simbolo del partito/movimento di appartenenza, sono l’uno la fotocopia dell’altro: stessa estrazione sociale e professionale, stesso messaggio, stessa mancanza di programmi. E quella della mancanza di programmi non è una nostra illazione ma un’ammissione degli stessi interessati e loro soci. Difatti, Paolo Orrigoni nel corso della sua prima uscita come candidato, al Twiggy di Varese, ha parlato solo di «… opportunità per fare stare meglio le persone». Ma questo dovrebbe essere l’obiettivo di ogni uomo che si candidi a governare altri uomini! Di fronte a cotanta vacuità programmatica, il candidato del PD, Davide Galimberti, ha preso subito la palla al balzo invitando ad un pubblico confronto il suo avversario politico. Orrigoni, però, ha replicato proponendogli una gita in bicicletta sul lago di Varese per conoscersi meglio prima d’incrociare le spade, e riservandosi di confrontarsi con lui successivamente «…non appena avremo messo a punto il programma, dopo un approfondito confronto con le realtà cittadine e dopo averlo presentato ai cittadini tutti di Varese, avrò piacere di poterci trovare in un bell’appuntamento pubblico per poter mettere in evidenza punti di contatto e differenze». Insomma di programmi manco a parlarne.
Di contro, Galimberti, facendo il suo mestiere di candidato avverso, continua ad attaccare l’Orrigoni, fintanto che occupa una posizione di vantaggio psicologico, anche se neppure lui e il suo partito trasudano di idee programmatiche, stando a quanto dichiarato dal segretario del PD cittadino: «Il centrosinistra a Varese viaggia con le vele spiegate, un vento favorevole e con proposte concrete per il rilancio della città, come quella dell’abbassamento delle tasse». E se appena consideriamo che “Abbassare le tasse” è stato il mantra di tutti i governi nazionali, regionali, provinciali e comunali che si sono succeduti in Italia negli ultimi trent’anni, bisogna per forza concludere che anche nel PD varesino di programmi concreti come tasse locali, sicurezza, rifiuti, immigrazione, destino della caserma “Garibaldi” e servizi sociali non ve ne sono.
Tuttavia, a parità di nichilismo programmatico, il favorito dalle urne potrebbe essere il “nuovo”, ossia Davide Galimberti sebbene dovrà guardarsi da ogni lato, da Alberto Steidl del M5S, da Francesco Marcello di Rivadestra/Realtà popolare e da Andrea Badoglio di Varese Civica. Non crediamo, detto con sincerità, che qualcuno di questi ultimi candidati abbia ragionevoli possibilità di prevalere nelle prossime elezioni amministrative a Varese ma una loro prevedibile crescita in termini di consensi sarà, comunque, una sconfitta per chi nei due principali schieramenti vincerà.
Ma temiamo che neppure una simile ipoteca indurrà i diversi attori politici a imbastire un programma di governo della città al più presto.
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