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Società

GIORNI DEL FEMMINICIDIO

LUISA OPRANDI - 26/02/2016

Miss Italia: unimmagine di Giusy Buscemi sulla violenza contIl messaggio, segnato dalla scelta di Papa Francesco di modificare il rituale della lavanda dei piedi nella messa in Coena Domini del giovedì santo, è forte e parla alla cultura sociale: rendendo ufficiale la scelta di lavare i piedi nelle singole parrocchie anche a ragazze e donne, la Chiesa rinsalda il messaggio di dignità della figura femminile, certamente non nuovo nel cattolicesimo post conciliare, ma sicuramente rafforzato dalla incisività del linguaggio semantico della pastorale di Francesco. Che, per primo, aveva marcato con delicata energia questa strada, anticipando il gesto, fin dall’inizio del suo pontificato, lavando i piedi a due donne carcerate. Chinarsi a lavare i piedi significa riportare l’attenzione sulla dimensione dell’essere, consapevolmente ed umilmente, a servizio, riconoscendo quindi nella donna la grandezza semplice e quotidiana dell’essere sorella, amica, madre, sposa, compagna di vita. Gesti che sintetizzano parole e valori.

Gesti che diventano ancor più densi di significato nel momento in cui la cronaca rimanda alla nostra attenzione, con ritmo paurosamente serrato, le notizie di uccisioni efferate di donne, vittime della rabbia, della gelosia, dell’intrigo o della spregiudicata bramosia di denaro. La cronaca delle ultime settimane ci ha catapultati in un vortice che ha dell’incredibile, capace di annoverare, accanto allo strazio di donne uccise dal desiderio maschile di possesso oltre ogni ragionevolezza, l’inquietante presenza femminile di fianco ad “uomini che uccidono le donne”. È come se il dolore diventasse più forte nel momento in cui si prende atto che, complici di uomini vili e violenti, sono proprio delle donne, qualsiasi sia il loro ruolo nelle singole vicende e il grado di corresponsabilità. Fa rabbrividire pensare che amare un uomo possa significare accettare di indossare il giubbotto di una rivale e fare una passeggiata serale per costruirne e inventarne a posteriori la presunta e falsa presenza in vita. Senza porsi domande o senza volersi dare risposte quando queste potrebbero essere drammaticamente chiare e nemmeno troppo mascherate. Lascia senza respiro la fredda lucidità con cui ci si possa prendere gioco di una matura insegnate della quale si calpestano l’ingenuità e la solitudine affettiva.

E fa ancora più rabbia pensare che forse nessuna donna sia riuscita ad essere affettivamente vicina nel quotidiano a un’altra donna, così fragile da assecondare le vanesie blasfeme promesse di un ragazzotto spietato. Supera ogni atroce fantasia sentire una mamma, di fronte alla ricerca e al bisogno di verità sull’uccisione del suo piccolo bimbo, portare l’attenzione di tutti su una dichiarata innaturale relazione con il suocero, che ha trovato la necessità di una morte innocente e di un successivo castello di bugie per essere coperta. Il femminicidio pare quasi più duro, crudele e inaccettabile quando passa attraverso la mano complice o silente di una donna: che sia essa parte in gioco, spettatrice fredda e distaccata, omertosa partecipe col silenzio. Papa Francesco, con i passi decisi, amorevoli e profetici del suo Pontificato, sta parlando quindi alla semplice quotidianità di ogni famiglia, luogo di lavoro, relazione personale, amicale ed affettiva perché da lì si alimenta la cultura sociale che valorizza la dignità della donna nelle comunità civili e il bisogno di femminile, connaturato ad ogni società.

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