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Noterelle

SEMIOLOGIA E CANDIDATI SINDACO

EMILIO CORBETTA - 26/02/2016

Struttura (e sindaco) assente…

Struttura (e sindaco) assente…

È morto Umberto Eco che, oltre ad essere scrittore e filosofo, era anche semiologo. Che cos’è la semiologia (termine che per la mia nota ignoranza è assolutamente misterioso)? Che cosa fa il semiologo? Mi viene in mente l’antico famoso sketch di Valter Chiari sul “sarchiapone”. Quando sento la parola “semiologia”, magari in una conversazione tra amici, faccio finta di conoscere benissimo questa disciplina e assumo gli atteggiamenti dei protagonisti di quella scenetta!

Una persona più seria di me invece va a sfogliare un vocabolario … Che ignorante sono! Oggi il vocabolario non si usa più e si va su internet, dove un misterioso saccentone ti dice che la “semiologia è la disciplina che studia prevalentemente il significato dei linguaggi verbali che hanno relazione con qualcosa che è presente, ma si volgono in relazione a qualcos’altro che è assente”. Chiarissimo no? Altro che!

A questo punto mi vien da pensare alla nostra realtà varesina dove da qualche tempo si parla dell’inquilino del vetusto Palazzo Estense ma riferendoci al futuro sindaco che ovviamente non c’è, è ancora assente. E un semiologo avrebbe tanto pane per i suoi denti se volesse studiare a fondo la realtà sociale dei varesini, ma specialmente dei politici varesini, che stanno affannosamente cercando i personaggi che dovranno competere per diventare primo cittadino.

Che strategie, che discorsi vengono fatti per cercare di identificare i futuri protagonisti? In tanti si agitano sia da un lato che dall’altro degli schieramenti politici e, quando qualcuno si erge a candidato o viene indicato come tale dopo serrate discussioni, dopo numerosi incontri, consessi alla luce del sole o conciliaboli semi segreti o addirittura segreti, cosa dice costui? Cosa proclama? Qual è il suo pensiero? Quale la sua semiologia? Umberto Eco andrebbe a nozze, considerando certe sue affermazioni che ci sono ripetute in questi giorni.

Ad un primo giudizio traspare imperante la retorica e circa 8 su 10 dicono le stesse cose, talvolta senza nemmeno cambiare la parole. Ma non ci sono ancora 10 candidati, mi si può obiettare. Certo, ma è solo per indicare le proporzioni. Potrei dire 4 su 5, ecco. Parecchi sono proprio candidati improvvisati e pochi quelli che si sono preparati da tempo. Pochi quelli che hanno speso ore di studio, che hanno fatto ricerche, che hanno un indirizzo culturale per essere validi futuri sindaci.

Su tutta la vicenda poi regna un livello di stupidità (condizione molto studiata da Eco) parecchio elevato. E la stupidità tipica della politica dei nostri giorni è evidenziata dalla tendenza all’imbroglio, all’insincerità, al velare la verità, dichiarando ed invocando ad alta voce la trasparenza, ma solo cercando di fare colpo sui votanti. Conta di più la caccia al consenso che il proporre e realizzare un progetto politico che, quando c’è, è tradito ad ogni piè sospinto.

Si è lontani dalla figura del vero politico, di colui che vien definito lo “statista” e che non è quello che cerca i voti ma che realizza programmi per il bene degli amministrati. Ma ora compare un altro termine che manda in crisi la mia scarsa cultura: cosa vuol dire statista? Andiamo ancora sul PC, non sul vocabolario (come sono moderno!): statista è uno che conosce, che sa mettere in pratica l’arte di governare.

A questo punto mi prende un grande scoraggiamento: dove a Varese c’è una figura simile? Ma mi vien da chiedermi anche: dove in Italia c’è un tipo così? Ma noi, umile popolo da governare, sappiamo comprendere cosa è lo statismo? Abbiamo chiara questa idea? Per averla si deve possedere la cultura di essere cittadini e non sudditi. Anche a Varese siamo qui a farci stupire dal grande nome che vien tirato fuori dal cilindro dell’incantatore (i segretari dei partiti locali) e non cerchiamo di capire invece dove può essere e chi può essere il vero protagonista capace di governare. In questo momento possiamo solo usare quello che l’organizzazione politica attuale offre: l’arma un po’ spuntata delle primarie, non facili da vivere ma che possono fare almeno da filtro. E forse nemmeno con questo sistema si riesce ad impalmare la persona giusta. Come sempre è difficile avere la perfezione, ma almeno cerchiamo di avvicinarci!

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