A differenza che nel basket dove spesso a un pericoloso tiratore avversario si applica una marcatura strettissima a uomo (non sempre riuscita ma, comunque, necessaria) se del caso inserendola anche in una difesa e con quattro uomini a zona ma a uomo sul cecchino, nel calcio il principio non è osservato.
Capita così che un Higuain abbia occasione di segnare quasi in ogni partita; capita passando dalle realizzazioni alla regia così per Pirlo che per anni ha impostato tutto il gioco del Milan poi quello della Juve per non parlare della Nazionale senza che un allenatore pensasse di minimizzarne la potenza tecnica “piantandogli” contro una marcatura strettissima che – quanto meno – riducesse le doti di una sempre stupenda regia.
Qualcun altro nel passato, invece, a certe situazioni attribuiva la dovuta importanza. Busini, per esempio, diventato direttore tecnico affiancando l’allenatore Puricelli, una volta passato al Varese, dopo anni di presenza nel Milan, non mancò mai di seguire il criterio di cui si diceva in ogni occasione in cui incontrava la sua vecchia squadra cercando – con buon risultato – di minimizzare le grandi risorse di Rivera. Così all’occasione degli incontri diretti, chiamava a rapporto Ambrogio Borghi cui – pur non essendo neppure titolare fisso della formazione biancorossa – dava istruzioni ben precise che, in riassunto, si compendiavano nell’ordinargli di disinteressarsi della partita limitandosi a “non lasciare giocare Rivera”.
Inutile dire che la raccomandazione senza entrare nei particolari non escludeva la possibilità di non addentrarsi in rispettose tenerezze o particolari riguardi. Per raggiungere lo scopo utile, invece, insisteva sulla effettuazione perfetta delle istruzioni ricevute nonché l’attuarsi del disagio dell’antagonista che non essendo, notoriamente un “cuor di leone” dalla marcatura (e dai “riguardi” relativi) soffriva parecchio.
Il tutto, finì, in un’occasione in cui Rivera suscettibile come carattere (e non solo in occasioni come quella citata) piantò un calcione al biancorosso fratturandogli una caviglia senza neppure prendersi l’espulsione.
Il criterio businiano sarà anche stato applicato con troppo fervore ma, sicuramente la reazione di Rivera certamente frutto piuttosto di una nota vena di scontrosità e pretesa di immunità.
E resta il fatto che – senza arrivare agli eccessi – i signori delle panchine dovrebbero rendersi conto che senza rimedi specifici contro certi campioni non esiste possibilità di difesa.
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