Siamo alle solite: la Centrale del latte di Varese è in difficoltà. Provincia di Varese e Comune di Varese prima decidono di uscire dalla Prealpina Latte Varese ma poi si accordano tra loro per fare il contrario. La vigente legge di stabilità, che prevede che gli enti locali abbiano a dismettere le quote di partecipazione in società non strategiche, non dice un come e un quando gli enti locali citati debbano agire e, trovandosi i medesimi in una situazione di stand-by, hanno colto al volo la situazione di impasse per poter restare il più possibile all’interno della governance di Prealpina Latte, gruppo di allevatori che produce anche formaggi.
Comune e Provincia hanno la stessa quota abbastanza modesta, circa il 5%, ma non devono conferire risorse. Il Comune è anche proprietario dell’immobile dove la Prealpina latte svolge la sua attività. Alla stessa a breve dovrebbe essere rinnovato il contratto di locazione a un prezzo inferiore al contratto scaduto. Questo perché l’affitto pagato in questi anni è diventato troppo oneroso, fuori mercato. Si ventila una sensibile riduzione. Ciò non farebbe poi alcun male al Comune. Il rischio, viceversa, è che l’ “inquilino” abbandoni l’immobile e trovarne un altro non sarebbe facile.
Sono d’accordo che gli enti locali più rappresentativi del nostro territorio rimangano nel Cdu di Prealpina Latte per rafforzarne le prospettive di stabilità in un momento di crisi.
La mia è però una considerazione che prescinde da un giudizio economico. Questa è legata prettamente al sentimento di non vedere in una possibile maggiore difficoltà una società che mi ha fornito del nutrimento di cui facevo largo uso da bambino.
Al di là di queste considerazioni da libro Cuore, ho chiesto il motivo per cui non abbia avuto alcun avvertimento della nuova assemblea della Società Prealpina Latte né l’abbiano avuto altri cittadini che potevano essere interessati.
Non ritengo sia giusto che pubbliche amministrazioni debbano decidere in proprio delle sorti degli allevatori varesini come della collegata Centrale del latte cui la gran parte di loro versa il proprio prodotto (latte). Gli enti pubblici dovrebbero consultare i cittadini interessati sul da farsi. Ciò in base ai primi tre articoli subalterni compresi del T.u. sull’Ambiente.
In passato avevo anche manifestato il mio interesse sui problemi dei proprietari delle stalle varesine. Del resto c’erano questioni rilevanti sul costo dei mangimi e sul prezzo del latte che veniva pagato agli allevatori che era inferiore di un terzo a quello a cui la Grande distribuzione lo vendeva.
Di tali questioni, come cittadino e come presidente di una associazione ambientalista, non sono mai stato informato dal Comune. Dico basta a un Comune che deve decidere sempre e in proprio, e dico basta a un’ opposizione che non coinvolge i cittadini, ma che ritiene puramente soddisfacente chiedere spiegazioni alla competente Commissione consiliare e a fare interrogazioni alla Giunta come solo a lanciare proclami per essere protagonista la stessa di una “retromarcia elettorale”.
È ingiusto anche come cittadino avere delle informazioni solo dagli organi di informazione locali che non sono originali e che potrebbero essere da me anche male interpretate.
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