“Se l’è cercata”. Una frase più brutta, al momento, non esiste: usata per schernire chi ha pagato un prezzo eccessivo per una propria azione, o per una scelta di vita; ripetuta per svilire l’impegno a favore di una causa, grande o piccola; abusata per stigmatizzare comportamenti che hanno arrecato qualche guaio a chi li ha messi in atto. In ogni caso viene pronunciata per sottolineare che non approviamo il nostro prossimo.
Piccole cause
Varese – Se l’è cercata la giovane infermiera che transitava lungo il viale Borri di Varese. Rientrava dal lavoro quando ha visto sulle strisce pedonali la carrozzina elettrica di una signora disabile, bloccatasi inesorabilmente a metà della carreggiata. Le auto continuavano il proprio percorso, chi su una corsia chi su un’altra, e nessun guidatore, a quanto risulta, aveva ritenuto che fosse affar suo accostare, scendere e aiutare la donna in difficoltà.
L’infermiera invece si è fermata, è scesa, si è messa a spingere il mezzo, ha chiesto rinforzi ai passanti, ha lanciato cenni di richiamo agli automobilisti. Dopo ripetuti sforzi, sempre da sola, è riuscita a trascinare la donna e il mezzo di locomozione in salvo sul marciapiede.
Come risultato, a causa dello sforzo compiuto, è stata colta dal classico colpo della strega. Cosa che ha comportato un bel problema per lei che vive sola. Punizione: dopo un faticoso rientro a casa, un fermo di vari giorni.
Grandi cause
È morto seviziato il ricercatore friulano Giulio Regeni, ritrovato alla periferia del Cairo, massacrato dopo lunghe e tremende sevizie. Alcuni frequentatori di Facebook hanno scritto che se l’è cercata: chi e che cosa l’hanno spinto in Egitto a cercare notizie su argomenti così pericolosi, come la mancanza di democrazia, a scrivere articoli per un quotidiano, magari anche gratis, come succede a chi antepone i propri valori alla sola convenienza? Se fosse rimasto a casa propria, “quella” morte non gli sarebbe spettata.
Se la sono cercata, sempre, quelli che fanno cose che non ci piacciono
Un’amministratrice locale del Comune di Civitavecchia, a commento del fatto di sangue che vede a Parma una donna uccisa dal compagno tunisino, commenta brutalmente: “Dire che se l’è cercata è il minimo, se fosse sopravvissuta l’avrei insultata”. Meno male che l’ondata di sdegno che ha percorso la rete, e la riprovazione di tanti cittadini, hanno convinto la signora a rimettere la propria delega.
Se l’è cercata, l’americana Ashley Olsen, uccisa a Firenze perché aveva opposto resistenza al suo violentatore: l’aveva accolto in casa in circostanze legate alle frequentazioni del mondo della droga. Sappiamo che le abitudini degli spacciatori, con la violenza che la droga si porta appresso, costituiscono un terreno fertile per azioni al di fuori di ogni legge. Ma liquidare senza alcuna pietà umana una persona problematica è un’altra storia.
Se la sono cercata le donne di Colonia che la sera dell’ultimo dell’anno passeggiavano nel centro della città in attesa della mezzanotte. Fatte oggetto di pesanti avances sessuali, alcune sono state addirittura stuprate. Se fossero rimaste a casa, non sarebbe successo niente di tutto ciò. Sorvoliamo sul dato che il focolare domestico non sempre è il proclamato regno della felicità, per esempio quando si convive con partner maneschi, in Italia e non solo. Perché è scontato, in questo ragionamento, che se la sono cercata anche le vittime di mariti e compagni pericolosi.
Un repertorio completo di azioni con conseguenze “che la gente si è andata a cercare” è impossibile. Ma anche un elenco provvisorio: perché è sufficiente darsi da fare per gli altri, o muoversi per vie poco esplorate, ed ecco spuntare un grillo parlante che sentenzia senza remissione sugli incauti frequentatori delle vicende della vita.
Più facile, forse, stilare l’elenco delle azioni caratterizzate da quotidiana prudenza, quelle che non ci procureranno danni imputabili a incuria, superficialità, ingenuità. Andare a lavorare, fare la spesa, comperarsi un paio di scarpe, far visita alla nonna in ospedale, bere un caffè al bar, usufruire dei mezzi pubblici per spostarsi …
Oppure, visitare una mostra d’arte, ma per carità, che non sia al Museo del Bardo, a Tunisi. Quei vacanzieri, in fondo, se la sono cercata.
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