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Editoriale

DISTRATTI

MANIGLIO BOTTI - 05/02/2016

filmstudioDue fatti, con possibili conseguenze giudiziarie e no, e apparentemente non collegati tra di loro, hanno movimentato nei giorni scorsi la vita della “piccola città”: la chiusura (poi l’annunciata riapertura in una sede diversa) della sala cinematografica di Filmstudio90 e una richiesta di rinvio a giudizio – urlata sulla stampa – da parte della magistratura per Daniele Zanzi, ex presidente della commissione ambiente e paesaggio del Comune ma eventuale outsider politico nella prossima ventura tornata elettorale amministrativa e recente candidato sindaco alle primarie del Partito democratico.

Di Filmstudio90 s’è parlato di recente anche su RMFonline. Come pure, a suo tempo, si parlò dei fatti relativi all’estromissione di Daniele Zanzi dalla carica di presidente della commissione comunale ambiente e paesaggio – una vicenda che tra l’altro suscitò la forte reazione politica degli oppositori della giunta Fontana – e in occasione dell’esposto-denuncia alla procura, alcuni mesi fa, di Zanzi da parte dello stesso sindaco Fontana. Non sono stati interventi a caso: l’attività culturale, di Filmstudio e altri, rientra nei temi cui il nostro giornale on line pone attenzione, da sempre; Daniele Zanzi, agronomo di fama mondiale, esperto di alberi e della loro cura è da gran tempo un nostro apprezzatissimo collaboratore.

Dire che “crediamo e abbiamo fiducia nel lavoro della magistratura” ecc. ecc. è fin troppo ovvio, anzi in questi casi anche banale. Specie per quanto riguarda il caso di Daniele Zanzi, sotto inchiesta per avere, secondo le accuse, in qualche modo favorito sue pratiche quand’era presidente della commissione. Daniele è una persona verso la quale tutti noi continuiamo a nutrire la più profonda stima, fiducia e amicizia, certi che il suo lavoro sempre puntuale e ben fatto venga riconosciuto anche dai magistrati.

Non ci si può tuttavia esimere da considerazioni che prefigurano l’esistenza di modi di comportarsi, a Palazzo Estense, quanto meno dimostrativi di distrazioni o di superficiali modi di seguire la vita della città. La frase resa celebre, per altre circostanze, da Giulio Andreotti – a pensare male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca – potrebbe essere applicata anche ai fatti in questione.

Il caso della sala di Filmstudio90, per esempio. Il laboratorio di cineforum funziona da anni. Una ventina. Non è mai stata una sala di carbonari o di una società segreta, perché notissima al Comune che bene ne conosce gli animatori, con i quali anche collabora, e ai quali chiese – non molto tempo fa – interventi di sistemazione per isolarla da un locale pubblico sottostante. Interventi eseguiti. Ciononostante a un certo punto arrivano i vigili agenti di polizia commerciale e la chiudono: stop, questa sala non può più funzionare.

Non è in regola? Non lo è nemmeno la campagna di tesseramento o la pubblicità delle programmazioni? Francamente non se ne sono ancora capiti i motivi. Nemmeno nel momento in cui il Comune offre con generosità – parzialmente – la sala Montanari come sede sostitutiva. Qualcuno ricorda anche un episodio recente: il sindaco che paga di tasca sua la multa inflitta dai vigili a un suonatore abusivo piazzatosi sotto i portici di corso Matteotti. Un atto nobile, per carità; che però anche a seguito di quanto accaduto per Filmstudio, per le diverse inspiegabili contraddizioni (logiche e tempistiche), lascia perplessi.

E anche il “caso Zanzi”. L’agronomo, la cui ditta opera nel territorio del Comune, ben nota a sindaco, assessori e funzionari, viene all’inizio chiamato – addirittura – a presiedere la commissione ambiente. Un omaggio alla competenza e alla professionalità. E poi defenestrato. Ma non subito. Solo quando assume posizioni in contrasto con i “programmi” della giunta. Pensiamo al parcheggio sotterraneo di Villa Augusta che a Palazzo Estense avrebbero voluto realizzare in quattro e quattr’otto.

Non solo. L’esposto alla procura da parte del sindaco arriva ancora più tardi, nel momento in cui l’agronomo e paesaggista tra i migliori del mondo diventa un leader oppositore soprattutto nei confronti dell’ideazione di un altro parcheggio-bunker comunale alla Prima Cappella, dove oltre all’abbattimento di antiche piante si prevede anche di fare esplodere microcariche di dinamite per sbancare tonnellate di roccia, a qualche decina di metri dalla chiesetta dell’Immacolata. Chiesetta che è già in qualche modo “pericolante” con crepe a vista e monitorate. Contro il progetto vengono raccolte più di cinquemila firme di cittadini.

La magistratura indaga, dunque. Riceve le denunce, lavora. Com’è giusto fa il suo dovere. Ma c’è qualcosa che non quadra. E non certo in piazza Cacciatori delle Alpi. Ecco i cattivi pensieri: non è che questi interventi siano stati fatti non per corrispondere a un anelito di giustizia e di fermissimo rispetto delle leggi ma per altri motivi? Le leggi – non in piazza Cacciatori delle Alpi – vanno bene prima ma non vanno più bene quando in qualche modo si disturba il manovratore?

Di Zanzi s’è detto. Per Filmstudio90 non si può non pensare – dopo avere letto anche qualche commento sul web – a una “vendettina” da parte di coloro che, magari non tutti, quando in città sentono parlare di cultura mettono la mano sul calcio della pistola. E, nella fattispecie – anche questa è un’ipotesi – una risposta da parte di chi considera che certi ambienti non siano proprio facitori di consensi alla Lega, tanto più oggi a qualche mese dalla nuova consultazione elettorale per il rinnovo del consesso civico. Il sospetto – almeno il sospetto – c’è, ma se andiamo poi a ripensare agli ultimi venti e passa anni di gestione politica in città forse ci sarebbe spazio anche per delle prove.

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