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Libri

UN AMORE DI CLARINETTO

CHIARA AMBROSIONI - 29/01/2016

Clemente Condello

Clemente Condello

Cosa significa, oggi, scrivere in “prosa poetica”? È un genere che sembra appartenere a un altro tempo, eppure Condello in “Tè verde alla menta per due clarinetti & Bach continuo” ci dimostra come questa forma di scrittura possa diventare completamente attuale, affrontando tematiche della nostra quotidianità. Condello scrive dai tempi del liceo e preferisce scrivere in versi. Ama il ritmo della poesia e anche il ritmo della musica fa parte della sua vita fin da giovanissimo: ha studiato violino e chitarra classica spagnola, quindi jazz. Poi, già adulto, ha voluto scoprire un nuovo strumento: il clarinetto.

La sua storia lo ha portato da Varese, dove è cresciuto, alle università prima di Roma, quindi di Tubinga e Francoforte. Da sempre ammaliato dal fascino della filosofia e della linguistica, dopo anni di studio, si è dedicato all’insegnamento. Ma il suo cammino personale era solo agli inizi. Venticinque anni fa si è infatti trasferito in Lussemburgo, dove ha costruito una famiglia e ha scelto un nuovo percorso lavorativo. “In Lussemburgo non c’era un’università – spiega Condello – così ho lavorato nel servizio giuridico del Parlamento Europeo e poi come giornalista, come corrispondente per le questioni europee da Bruxelles e da Strasburgo. Nel 1992 mi sono impegnato nel settore finanziario che, con quello comunitario, è il più forte in quel paese. Ho dovuto reinventarmi un lavoro nella finanza, che mi appassiona con la sua logica”.

In questi anni Condello ha continuato a scrivere. “Il mio primo libro risale al 1988 – racconta – “Canti di Venere” raccoglie delle poesie che avevo portato con me quando, per la prima volta, avevo lasciato l’Italia per stabilirmi per un biennio a Francoforte, per lavorare all’università con il filosofo, storico e sociologo tedesco Jurgen Habermas. A Francoforte ho poi incontrato l’artista giapponese Kazuhiro Nomura e con lui abbiamo pensato di unire i miei “Canti di Venere” – dei versi di 4,5 righe, molto legati alla lirica greca – con degli elementi grafici. È nata così un’edizione privata in cento copie, che quest’anno verrà rieditata. Dopo “Canti di Venere” non ho più pubblicato nulla fino al 2006, quando è uscito “Rotolanteros” – ovvero “Eros rotolante” – una raccolta di poesie scritte già mentre studiavo filosofia a Roma negli anni dall’81 all’86, sulle quali ho continuato a lavorare in seguito, fino alla pubblicazione. Ho poi messo a punto un poema sul tema di Dante in lingua spagnola, la “A divina comedia” (2007); quindi la raccolta di “Canzoni dell’età adultera” (2010), il viaggio iniziatico “Tra muta azione” (2010) e nel 2011 è uscito il “Poema Patriottico”, dove parlo dell’Italia in 700 endecasillabi. Da circa quattro anni – spiega ancora Condello – oltre a scrivere, lavoro come editor per alcune case editrici e come scout. Traduco inoltre opere originali di autori stranieri che non sono state mai tradotte in italiano. Ho appena finito di tradurre un libro di Lambert Schlechter: un poeta lussemburghese che scrive in francese e in tedesco. Lavorare su due lingue diverse mi ha aiutato a comprendere meglio le sfumature delle parole usate dall’autore, inoltre a Lussemburgo le due lingue sono ufficiali”.

Negli ultimi anni Clemente Condello ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti e premi di poesia in diverse città italiane: Verona, Venezia, Parma, Varese, Recanati e Sassari. È poi uscita la serie di libri “Notturanie”, che sta per “Notti di riflessione ispirate dal pianeta Uranio”, nel 2013 è stata la volta de “L’acino di Dio” e, finalmente, in contemporanea con l’attribuzione del Premio Pannunzio, arriviamo a “Tè verde alla menta per due clarinetti & Bach continuo”, “che ho cominciato a scrivere due anni fa – racconta Condello.- La mia scrittura è molto levigata, molto lavorata, ma anche molto scorrevole”. Il testo in prosa poetica racconta due anni della vita di una coppia di musicisti. Entrambi suonano il clarinetto. Seguendo i distici, dopo l’incontro nasce l’amicizia, quindi l’amore.

Anche il testo si evolve: inizialmente è un monologo del personaggio maschile, quindi si arricchisce della voce femminile e, a tratti, i due si confrontano e discutono su temi molto attuali: dalla filosofia ad autori antichi, dalla politica alla natura. Si parla anche di alimentazione, perché uno dei protagonisti è vegano e in questo “unicum”tutto è collegato: parole, idee, concetti. Ecco qualche verso de “il gatto mammone”: “Sono come te o viceversa sei come me da qui non si scappa siamo umani / sei come me o viceversa sono come te no aspetta io non sono così buonista / il buonismo stalinista provoca 100 milioni di danni collaterali / il buonismo fascista provoca 100 milioni di danni collaterali / il fascismo & il comunismo come reazione al mondo / oportet odisse mundum quia inimicus meus est / occorre odiare il mondo perché mi è nemico / cogitatio haec non ex ratione sed ex auctoritate facienda / questa riflessione va fatta seguendo l’autorità non la ragione / altrimenti ti fanno fuori e chiudono la faccenda / tu sei fascista lei comunista & viceversa / la differenza tra lei e te è che… / l’albero intanto se la ride sotto i baffi del gatto mammone”.

Nei suoi versi Condello esercita l’epoché: un termine greco usato nella filosofia che indica la “sospensione del giudizio”. È come se l’autore, presentando i diversi temi, dicesse: “Così stanno le cose, lettore: sta a te esprimere un giudizio”. E il lettore si muoverà tra questi versi quasi realizzando una sorta di divertente cruciverba, cercando collegamenti di ritmo e di significato. Chiudiamo questo breve percorso con Clemente Condello citando ancora qualche riga della sua particolare prosa: “insieme ci miglioriamo a vicenda/insieme ci miglioriamo la vicenda/non sono sicura che la mia vicenda migliori grazie a te/tu hai già una buona vicenda è la mia che migliora grazie a te/pane al pane e vino al vino/non migliori grazie a me?/ci devo pensare…

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