Stretto nella morsa del taglio delle indennità comunali da un lato e della guerra ai furbetti del tesserino scatenata da Palazzo Chigi dall’altro, l’esercito degli statali romani (solo quelli che lavorano in Campidoglio e nelle partecipate quasi centomila) si aggira preoccupato per le strade della capitale. È solo l’ultimo tassello di frustrazione in una città sempre più persa nell’incapacità di svolgere dignitosamente le funzioni essenziali (trasporti, scuole, rifiuti) e alla disperata ricerca di energie per il futuro prossimo venturo.
La gestione asettica e chirurgica del commissario prefettizio Tronca (nomen omen…) fotografa perfettamente una situazione dove si riesce solo a gestire il minimo indispensabile e a progettare non oltre le 24 ore.
In questa situazione il romano medio si rifugia in quella vena ironica e disincantata che dai tempi di Pasquino costituisce una sorta di ombrello tra sé e i contrattempi della vita. È comparso infatti su Twitter un falso profilo del prefetto #Tronka che in poche settimane ha già raccolto centinaia di followers. Nei giorni dell’emergenza smog vi si poteva leggere: “È stata dura ma la prima tappa della mia Roma modello Milano è pronta. L’aria ora è irrespirabile alla stessa maniera. Efficienza meneghina!”. E nei giorni delle targhe alterne scriveva: “Oggi dispari circolano solo i camion delle caldarroste dei Tredicine. Domani pari solo i carri funebri dei Casamonica”.
Non è la prima volta che i social fanno da vetrina al cinico disincanto capitolino. Già quando l’Isis minacciò di conquistare Roma e di rapirvi le “vostre donne” la rete si riempi di commenti come: “Pjateve mia socera,ve prego!”; “Daje che ve diamo ottanta euro a tutti”; “Nun prende la Nomentana dal raccordo…che restate imbottijati”; “Se v’avanza un po’ di tempo completate la Salerno-Reggio Calabria”; “L’importante è che non chiedano sette vergini per ognuno di loro… la vedo dura”; “Se m’avvisi quando arivi, te butto giù la pasta”…
Per scoprire ancora una volta che nella cassetta degli attrezzi del romano in fondo ci sono poche cose: la parlata, il cibo, la derisione del potere ma anche il suo dipenderne, il sesso, l’orgoglio di vivere nella città più bella del mondo, l’indolenza. E domani è un altro giorno.
N.B. Un mio figlio mi segnala in extremis un video che circola in questi giorni su You tube: Ma ‘o metto er ketchup? Ad abundantiam
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