La conclusione delle primarie del Pd, le vacanze natalizie e la secolare e molto partecipata festa della Motta hanno fatto di questi tempi recentissimi l’inizio dell’ultima tappa di un percorso politico che ci porterà alle elezioni comunali di maggio.
Il clima festaiolo e lo scarso tempo che resta all’approdo elettorale hanno rallentato revisioni approfondite dell’operato della Giunta comunale e, ad eccezione del Pd, anticipazioni sulle candidature a sindaco, posto che Attilio Fontana dopo i due mandati non potrà essere riproposto.
Non sarò io a fare previsioni o a dare indicazioni per la successione, però mi sembra opportuno ricordare le difficoltà che potranno avere gli elettori nelle loro scelte a fronte di situazioni che possono far nascere dubbi a causa di un quadro politico nazionale in piena ebollizione e che vede contrasti in serie in alleanze che si presumeva di ferro. Il Pd di Renzi superstar non è più monolitico al suo interno, è al centro di conflitti culturali, ideologici non da poco visto che toccano nel profondo convinzioni personali, identità formatesi nel tempo, appartenenze cha hanno dato e danno un significato preciso alla vita di ognuno di noi.
Un esempio di grandissima portata e attualità: nell’aggiornamento dei diritti civili vengono prospettati principi ispirati alla libertà che potrebbero essere accettati, magari obtorto collo, dai tradizionalisti, ma ci sono altre richieste che vanno aldilà e sulle quali forse sarebbe più opportuno che non si pronunciasse solo una comunità di eletti in Parlamento, ma direttamente quella nazionale.
Ci sono e ci saranno inevitabilmente altri nodi per un’alleanza di governo non allineata in misura sufficiente e, ricordando che a sinistra il problema del frazionismo, male antico, è di grande attualità, se guardo al centrodestra non è che ci sia da stare allegri quanto a divisioni e contrasti riscontrabili nell’ambito di una piramide di rara rigidità. A causa della sua grande crisi questo schieramento sta facendo i conti con difetti che si sono evidenziati e che probabilmente rimarranno tali sino alla nascita di un’epoca nel cui vocabolario il termine partecipazione potrà avere un senso compiuto e non più evocare addirittura l’obbedienza pronta, cieca e assoluta attribuita da Giovannino Guareschi ai suoi personaggi progressisti.
Candidature imposte da Arcore in occasione di elezioni politiche, altre assurde scelte per il territorio calate su una periferia regionale come se fosse una colonia di Milano sono fatti incontestabili, sono cronaca dei giorni che stiamo vivendo.
Dopo aver subito questo lungo gregariato nell’elettorato di centrodestra potrebbe esserci voglia di ribaltone, ma garantire che tutto cambierà se ci sarà stato il coraggio di mutare consenso potrebbe risultare un azzardo considerata la scarsa attenzione degli oppositori che c’è stata a Milano per i problemi di una Varese azzoppata nel suo sistema sanitario.
Davvero un voto rebus per il quale sembra giusto esigere patti chiari con la parte politica che si vuole scegliere.
Varese ha oggi bisogno di aiuto concreto, di lealtà e chiarezza. Gli uomini capaci ci sono, molti in fuga dagli anni di quella partecipazione alla costruzione di realtà che consentì eccellenti traguardi.
Il ridimensionante inaccettabile di Varese ha visto silenziosa e ammosciata pure la Lega. Non sappiamo quale risultati darà la riforma sanitaria oggi pilotata da Maroni, ma Salvini, tanto bravo a tirare cannonate in tv contro i renziani inadempienti, si ricordi dei disagi e della sofferenza di pazienti e parenti del nostro “Circolo”. Salvini cerchi uno spazio, magari nella barellaia del Pronto Soccorso per spiegare come e perché anche la Lega abbia partecipato al sottodimensionamento del nostro sistema sanitario e magari ricordi assieme ai varesini il rosario di altri obiettivi cittadini e provinciali falliti quando nella gestione del potere anche il Carroccio contava moltissimo a Roma.
Per i varesini a maggio non sarà facile votare. Possono solo sperare nelle nuove generazioni che si affacciano alla politica. I vecchi nel loro servizio alla città sostanzialmente hanno fallito su più fronti. Non è un caso che sia una Varese grigia, collezionista di flop, quella che si presenta alla verifica della comunità.
Come è già accaduto in passato abbiamo avuto presidenze e ministeri e abbiamo raccolto elogi perché la razza bosina è buona e lavora bene, per gli altri. Farlo troppo e a lungo significa però non avere rispetto per i tuoi di casa. Significa considerarli, in senso etimologico, eredi di Colleoni.
È un vizio antico e non è solo bosino: tanti i danni che ha fatto e si è clamorosamente ripresentato anche con la Seconda Repubblica e con la rivoluzione leghista.
La situazione si è appesantita solo per inadeguatezze della politica e dove non si è sviluppata correttamente l’attenzione assoluta alla cultura della democrazia. Chi vince fa man bassa e ha sempre ragione. Ed è veramente vergognoso che lo si faccia a danno di coloro che hanno votato il tuo partito ed eletto personaggi di grande spessore.
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