Viviamo un tempo che ci pone di fronte a grandi problemi esistenziali, un tempo in cui riesce umanamente difficile capire e orientarsi, dare risposte immediate, scindere la verità dall’errore. Siamo un po’ tutti vittime e protagonisti di mutamenti che portano con sé un senso di indefinito, di realtà che superano di gran lunga le certezze alle quali ci eravamo beatamente abituati, facendole diventare i muri protettivi della nostra vita, come se nulla potesse smuoverli o farli crollare.
Quando si è dentro una forza dinamica che si muove con la rapidità della luce riesce difficile o addirittura impossibile decodificare, sdoganare, affidare ad una razionalità certa il destino delle nostre esistenze. Nell’aria c’è un grande fermento. Gli uomini si muovono, la natura stessa si muove, il clima cambia rapidamente, il sistema delle relazioni sociali si complica maledettamente, la geografia e la storia determinano nuovi posizionamenti e contenuti ai quali non eravamo abituati. Il cambiamento ci coglie di sorpresa, come se volesse affermare la nostra condizione di precarietà.
È in questi momenti che si pensa in primo luogo a chi è fragile, a chi vive nel disagio quotidiano, a chi ha bisogno di vedere e capire come va il mondo, per poter costruire risposte adeguate. È in queste situazioni che si moltiplicano le responsabilità, la capacità di distribuire certezze, la voglia di ripescare quel taglio umanitario che ci contraddistingue quando dobbiamo rispondere alla voglia di cuore. È in queste situazioni che i giovani, in particolare gli adolescenti, cercano di leggere la realtà osservando i genitori, gl’insegnanti e tutti coloro che incontrano sul loro cammino.
Ricreare un sistema educativo convincente è fondamentale per mantenere viva una relazione generazionale fondata su fiducia e collaborazione. I giovani hanno più che mai bisogno di credere negli adulti, di avere termini di confronto forti e credibili, per evitare di cadere nelle maglie della delinquenza organizzata, della droga, della maleducazione. Hanno bisogno soprattutto di avere genitori che facciano i genitori, che stiano vicini ai propri figli, che li sappiano incoraggiare, spronare, stimolare, che non gli facciano provare il deserto dell’indifferenza.
La famiglia ha un peso legale immenso. La sua presenza è garanzia di coesione sociale, di sviluppo culturale, di rispetto generazionale, di unione solidale, di giustizia e di legalità. Se la famiglia funziona tutto l’asse educativo tiene, assolve con la dovuta solidità il peso dell’emancipazione sociale delle persone, soprattutto di quelle che affrontano tra mille imprevisti il cammino dello sviluppo e quello della rinascita.
Ma in molti casi la famiglia da sola non basta, ha bisogno dei supporti necessari per poter svolgere appieno la sua funzione evolutiva. Ha bisogno di educatori autorevoli che sappiano essere credibili, che sappiano dimostrare sul campo che la Costituzione italiana non è solo un esemplare testo scritto da appendere nelle sedi istituzionali. È un tempo il nostro in cui è necessario affidarsi alla fantasia e al buon senso, alla consapevolezza che il futuro dipende da come sapremo leggere, interpretare e applicare il nuovo che avanza. L’educazione potrebbe quindi essere la piattaforma ideale su cui posizionare l’ansia di rinnovamento che anima tutti coloro che guardano oltre la siepe con fiducia e speranza.
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