Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Parole

ZETA COME ZALONE

MARGHERITA GIROMINI - 08/01/2016

zaloneZeta come Zalone. Così si dirà, in futuro, ai piccoli alunni delle classi prime della primaria, per insegnare l’ultima lettera dell’alfabeto. Non più zappa, o Zorro o il poco politicamente corretto “zoppo”.

Zalone, questa volta, ce l’ha fatta! A raggiungere il successo senza ricorrere ad eccessi verbali, a costruire un film comico lieve, simpatico e non volgare. Un film migliore dei suoi precedenti. Di gran lunga.

Basta questo per fare di “Quo vado” un film da code al botteghino, da incassi supersonici? Un film da recensioni più o meno dotte, da destra e da sinistra, come se altro cinema italiano non esistesse o non fosse mai esistito!

Evidentemente sì. Basta questo.

A quanto pare nel nostro paese un film comico “normale” diventa una tale eccezione da attirare un’infinità di spettatori, bambini, ragazzi, adulti, anziani, senza distinzione di sesso.

Nell’atrio del cinema ho incrociato visi noti, anche di attempati e seri signori che non erano lì ad accompagnare alcun nipotino. Erano lì per se stessi, per farsi due sane risate in compagnia degli amici, per trascorrere qualche ora di divertimento.

Tanta gente diversa accorre a vedere il film di Zalone. Frutto della martellante pubblicità che ha preceduto il film? Anche. Del vuoto pneumatico del cine – panettone alla De Sica che, dicono, quest’anno avrebbe toccato il fondo. Senza dubbio.

Un film politicamente scorretto, ha detto qualcuno. E perché mai? Perché il Checco del film sciorina gli stereotipi dell’italiano tipo? E con questo? Lo hanno fatto tanti altri comici, se non vogliamo scomodare il mitico Totò, citiamo Sordi, parliamo di Villaggio. Forse che il ragionier Fantozzi, pronto a scattare fuori dall’ufficio alle 5 in punto del pomeriggio, dopo aver oziato per ore, omuncolo prono davanti a capi insopportabili, era corretto?

Corretto era forse il dottor Tersilli, famoso medico della mutua, che visitava senza sosta privo di qualsivoglia umanità verso il paziente?

Mi vien da dire che un film comico è un film comico, che cosa ci aspettiamo? Un trattato di sociologia o di etica? Mi aspetto che un film comico mi faccia ridere, o sorridere, però senza il ricorso a bassi espedienti.

E poi, un film, comico o no, è una storia raccontata dal regista, un’invenzione sua, anche quando parla di vite vissute, che mette in scena trasformandole con la propria idea di mondo.

Un film è un racconto che il regista regala a me, che amo ascoltare delle storie.

Vere? False? Mitigate dal buonismo del regista? Sono storie che accarezzano la fantasia di ciascuno di noi.

Allora che cosa pretendiamo da Zalone? Che ci dica la sua sulla politica italiana, che esterni il suo pensiero sul premier in carica (lo ha fatto, ma sollecitato dai giornalisti), che ci suggerisca come risolvere in modo indolore l’esubero dei dipendenti delle soppresse (ma sarà poi vero?) province?

Se così fosse, avremmo trovato il vero Uomo della Provvidenza.

E se lasciassimo Zalone a fare l’attore, augurandogli di riuscire a migliorare anno dopo anno?

Non vogliamo, non vorrei, un altro Moretti che, per fortuna sua e nostra, esaurita la fase dei girotondi, decise che gli piaceva di più continuare a fare il regista.

Dunque, Zalone ha fatto centro con questo fortunatissimo film. Io non so stabilire se tutto questo successo se lo meritano, lui, il regista e il produttore. Ma non mi importa, soprattutto perché io vado al cinema perché il cinema mi piace. Mi concedo film impegnati e film storici, film d’amore e anche film comici.

Di solito non chiedo al cinema risposte di vita. Ma colgo una possibile lezione di vita da un regista, posso anche accettarla, perché no? Il cinema può avere effetti terapeutici, se la visione è opportunamente condotta da un bravo psicologo. Può avere risvolti culturali, quando si tratta di un film impegnato di cui un buon conduttore ci fornisce le chiavi di lettura.

Ma sul film di Zalone, per favore, il dibattito no! Rubo la battuta a un altro film e ripeto: il dibattito no! E neppure l’incenso e gli allori di questi giorni, troppe celebrazioni estasiate, un surplus di citazioni sulle prime pagine dei quotidiani, e una messe di articoli di fondo scritti da accreditati opinionisti! Non mi pare proprio il caso.

Godiamoci la storiella di quel tale Checco, indissolubilmente legato al posto fisso, simpatico e lazzarone dipendente dalla sopprimenda Provincia, mammone ed eterno adolescente, perseguitato da una sadica funzionaria, e finito a Bergen in Norvegia e poi nell’Africa nera.

Noi ridiamo. Intanto Zalone in due giorni ha incassato quattordici milioni di euro.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login