A proposito dei diversi schieramenti /movimenti /partiti che si stanno affannando ad esprimere un candidato alla poltrona di sindaco di Varese, il 27 novembre scorso sostenemmo che il centrodestra bosino avrebbe corso il rischio di fare la fine dei Curiazi, i tre gemelloni di Albalonga che, avendo affrontato separatamente l’ultimo degli Orazi, furono da lui infilzati. Ebbene, a distanza di quaranta giorni non è accaduto ancora nulla che ci abbia fatto cambiare idea, anche se rispetto allo scorso novembre un po’ di nebbia ha incominciato a diradarsi. La Lega, ad esempio, potrebbe non avere più convenienza a portare avanti la candidatura di Stefano Malerba, dopo che dalle sofferte primarie nel PD è venuto fuori Davide Galimberti e in Forza Italia si sta facendo strada il nome di Luca Marsico.
Malerba, come tutti sappiamo, è un imprenditore, Galimberti un avvocato, ed entrambi potrebbero fare incetta del voto della borghesia. Entrambi sono nuovi sul palcoscenico politico varesino ed entrambi non hanno nessuna esperienza amministrativa. L’avvocato Marsico, invece, ha alle spalle un notevole cursus honorum di amministratore, avendo già rivestito la carica di consigliere comunale, sindaco, consigliere provinciale e, attualmente, consigliere regionale. Eppure, nonostante siffatto profilo, e per quanto contraddittoria possa apparire la nostra affermazione, l’auspicato “uomo nuovo” della disfida varesina potrebbe essere proprio Luca Marsico, un politico che se non è da considerarsi nuovo in senso di militanza è certamente un “diverso” rispetto agli altri competitori dentro e fuori l’assembramento di centrodestra. E il nuovo, una candidatura anti-stallo considerata la sostanziale equivalenza dei due schieramenti, s’impone perché alle amministrative varesine non si fronteggeranno i tradizionali schieramenti della politica italiana come la destra, la sinistra e il centro, ma soltanto i filo-governativi e gli anti-governativi. Ed è a questo punto che, secondo noi, scende prepotentemente in campo quell’attrattività multipolare di cui già parlammo e come, poi, questo possa riportare a Luca Marsico speriamo diventi chiaro più avanti.
La Lega, che in Lombardia non è più irresistibile come lo era un tempo, dopo aver lasciato in mezzo al guado il nuovo corso che pareva volesse tenere a battesimo Matteo Salvini, non è risuscita ad inventarsi un nuovo progetto politico per Varese. Un progetto che fosse capace di mettere insieme il celodurismo bossiano e l’alternativa ai tassaioli degli “apparati” in caso di una vittoria del centrosinistra. E, invece, la rivoluzione salviniana si è tradotta semplicemente in un cambio di biancheria intima: dalle canotte bianche del Senatùr si è passati alle magliette multicolor dell’attuale segretario. Tutto ciò mentre il PD varesino fa le prove per poter conquistare il voto della borghesia. Riprova ne è stata l’elezione alle primarie del “borghese” Galimberti, da tutti inaspettata compreso lo stesso Marantelli. Si è trattato di elezioni interne che, però, hanno squassato il PD cittadino e, al momento, l’eletto è inviso a quella metà del partito che si agglomera intorno a Marantelli. Eppure il leghista rosso, come egli era definito un tempo, avrebbe avuto le carte in regola per poter essere il condottiero di una grande e promettente coalizione. Di contro, Galimberti, seppur forte del recente consenso interno, avrà più di qualche problema ad ottenere il pieno appoggio del PD. Sarà difficile, infatti, far digerire ai duri e puri quella coalizione allargata che egli ha in animo di mettere insieme sul modello del “Partito della Nazione” di Renzi o dell’Ulivo di Prodi, comprendente praticamente tutti, perfino i verdiniani. Come sarà difficile mettere insieme le due anime, quella cattolica e quella laica del PD, se il segretario – premier, come ha promesso nella conferenza stampa di fine anno, si adopererà prima delle elezioni a far diventare legge il matrimonio tra le coppie omosessuali, e dare così a queste la possibilità di adottare bambini.
Ritornando, invece, al centro destra, ove dovesse essere ancora lui il candidato della Lega, non è così scontato che Malerba riesca poi a diventare un catalizzatore di voti trasversali, assodato che la maggior parte degli elettori varesini sono degli ex democristiani, anche se dorotei erano e tali sono rimasti. E l’immagine determinata e sanguigna che Stefano Malerba spanderebbe intorno a sé, a nostro avviso, sarebbe tutt’altro che soft, clericale e solidale, come quella che tanto piace ai dorotei dell’ex Balena bianca.
Ecco, secondo noi, l’avvocato ed ex carabiniere Marsico, col suo stile british, il tratto determinato ma signorile, gli occhi azzurri ma glaciali, i toni pacati, e l’aria da bravo ragazzo che ogni mamma vorrebbe avere come genero (ed ogni donna come marito…), potrebbe essere per davvero l’uomo nuovo per la sua attrattività multipolare. Egli, difatti, ha le caratteristiche per piacere anche ai moderati della Lega, alla destra, ai cattolici del PD e, cosa da non sottovalutare in questa fase di costruzione delle candidature, sarebbe sicuramente il politico più agglomerante nel caso di uno stretto ballottaggio tra i due schieramenti.
Oddio, mancano alcuni mesi, troppi, alle elezioni e molte cose possono accadere (per ora circolano anche i nomi di Matteo Bianchi, segretario provinciale del Carroccio, di Francesca Brianza, assessore regionale, di Carlo Piatti, assessore comunale alla sicurezza), non esclusa qualche candidatura “strabiliante” all’ultimo momento. Purtuttavia, il centro destra non dovrebbe sottovalutare il fatto che gli avversari beneficeranno dell’effetto trainante del governo e, perciò, incominciare a dare qualche segno di unità e di lucidità programmatica. Il tatticismo fine a se stesso ha ormai stufato gli elettori italiani. A meno che il centro destra non voglia mettere in scena, proprio a Varese, l’atto finale del cupio dissolvi iniziato con la messa fuori gioco del Cavaliere.
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