Buon anno! Tanti auguri! Buon 2016! Buon principio! Gli auguri veramente non si sprecano. Spesso si tratta solo di pura cortesia, di vuota abitudine, priva di umana solidarietà. Desidereremmo che il nostro augurio fosse autentico ed essenziale.
L’anno che è terminato finirà nella memoria, ma non potremo staccarci da esso. La memoria infatti ci tiene legati al passato e ci apre al futuro. Ci serve a leggere “i segni dei tempi” d’oggi, a comprendere la storia che si snoda attraverso gli avvenimenti quotidiani, a riconoscerne i drammi, ma anche le gioie e le novità di vita e a preparare così un futuro buono. Memoria, tempo e storia sono indissolubilmente legati: ci servono per capire l’immediato.
La storia studiata a scuola è fatta di date, di battaglie, di trattati, di guerre, di eroi, di luoghi. Pochi sono i veri maestri che invitano i propri discepoli a meditare sul senso della storia. Forse, le tragedie d’oggi, le paure che incupiscono l’uomo, la stanchezza del ripetuto nella coscienza in cui siamo immersi svanirebbero se questo nostro inquieto tempo assumesse, più che una condanna, un significato di vita, un disegno di itinerari da compiere, una dinamica sociale a cui tutti dobbiamo partecipare.
L’inefficienza di un certo storicismo liberale, i miti della storia interpretati dagli idealisti, la retorica di parole in-significanti dettate dalla miopia degli istrioni televisivi non può farci capire il significato della storia che continua a pellegrinare lungo il nuovo anno solare iniziato mentre stappavamo bottiglie di spumante. Ecco perché scambiarci gli auguri significa acquistare una maggiore conoscenza del presente per possedere quella capacità di valutazione necessaria per inserirci con più competenza e attenzione nella vita d’oggi.
A me pare che il tempo che stiamo vivendo sia caratterizzato da tre fenomeni: la globalizzazione, le migrazioni dei popoli, i drammi legati al degrado del pianeta. Queste tre manifestazioni sono tra loro correlate ed ognuna presenta luci ed ombre: le prime servono per illuminare il quotidiano, le seconde vanno studiate e governate con sagacia.
La globalizzazione ha eliminato le distanze. Le nuove tecnologie hanno portato il mondo in casa. Questi processi sono irreversibili, ma molti sembrano non accorgersene e difendono a tutti i costi beceri localismi. Su un muro di Monaco è comparso questo graffito: “Cristo era ebreo, la democrazia greca, la nostra scrittura latina, i nostri numeri arabi, la nostra macchina giapponese, il caffè brasiliano, l’orologio svizzero, la pizza italiana, la camicia hawaiana, le vacanze thailandesi…”.
Saranno la solidarietà e le buone leggi che governeranno questo fenomeno storico! A caratterizzare il terzo millennio sarà la scoperta dell’altro, del diverso. Le identità non dovranno essere cancellate o omologate, ma divenire valori, occasioni, potenziale miglioramento per uscire dall’autoreferenzialità narcisistica e motivo di arricchimento per gli altri.
Il movimento dei popoli è anch’esso un processo inevitabile. Mentre i paesi europei denotano un calo impressionante delle nascite, le proiezioni demografiche per l’Africa potrebbero raddoppiare, prima del 2050, e giungere così a 2,4 miliardi di abitanti. Sono un milione i migranti ospitati in Europa (in Italia sono il 9% della popolazione), ma non possiamo dimenticare la strage silenziosa di vittime in mare. Un’infima minoranza dei siriani che fuggono dalla guerra civile e di esseri umani come noi sono costretti a lasciare il loro paese a causa della miseria. L’emigrazione può mettere a dura prova gli equilibri socio-economici e politici. Il fenomeno, però, se ben governato nel segno dell’accoglienza e nel fermo rispetto delle leggi dei paesi ospitanti, può trasformarsi in opportunità.
Ciò che preoccupa è la ferocia e la stupidità degli atti e delle parole di coloro che non vogliono comprendere l’ineluttabilità del fenomeno migratorio. Esse suscitano vergogna e indignazione per la loro rozzezza e per la loro mancanza di pietà. Chi è nel bisogno ha bisogno di compassione, di carità che non può essere scissa dalla vicinanza di uno sguardo benevolo. Questo è l’ umanesimo risorto e rigenerato: l’uomo misura di ogni cosa, sorgente di ogni valore, meta del progresso.
Se si vuole che questo umanesimo s’imponga su un mondo minacciato da pericoli di morte, si dovrà avere rispetto del creato. La vita dell’uomo è inseparabile da quella della vita della biosfera. Francesco ha lanciato il suo appello accorato a tutto il mondo con l’enciclica “Laudato si’ “ e l’accordo per il clima firmato a Parigi può essere un primo segnale di una presa di coscienza planetaria.
Facciamo nostro l’augurio che ci ha lasciato scritto Dieter Bonhoeffer: “Il nostro sforzo è di capire qual è il tempo diverso per il quale non valgono solo gli insegnamenti del passato. Il senso del tempo nuovo è che gli uomini, e i credenti in mezzo a loro, devono assumersi la responsabilità del mondo”.
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