La venuta di Cristo,
Messia dall’alto,
ancora fa sognare
l’umanità intera.
Un popolo immerso
in tenebre e paure
vede finalmente
una grande luce.
Sorridono gli occhi
del bimbo macilento
adagiato esausto
sulle braccia materne.
Spera la donna,
rassegnata a vendere
il corpo benedetto
tra umiliazioni e offese.
Su barconi malconci
stipati come animali,
donne e bambini
rischiano la vita.
Ogni giorno per la fede
i nuovi martiri
baciano col sangue
la loro terra.
Ma lo Spirito,
che è fuoco,
irresistibile irrompe
nelle tristezze del cuore.
È vento gagliardo,
da ogni parte
soffia impetuoso,
crea novità.
Non si può
fermarne la forza,
né orientarla
a piacere.
Leggi intransigenti,
fardelli pesanti,
come foglie secche
che autunno disperde.
Mondane sicurezze,
illusioni cullate,
idoli di cartapesta
al suolo frantumati.
Una chiesa povera,
chiesa per i poveri
Francesco proclama,
non cessa sperare.
Non più fasti
di antica nobiltà
per la chiesa di Dio,
ma carità e preghiera.
Non più onori
e glorie effimere
per ecclesiastici
di vanità rivestiti.
Beati i poveri
nello spirito,
nel quotidiano
testimoni di vita.
La parola del Vangelo
le mondanità distrugge,
dalla corruzione purifica
la sposa di Cristo.
È il cuore
del messaggio;
ultima chiamata
della Provvidenza?
la Porta aperta:
per uomini e donne,
misericordia e perdono
Francesco ha voluto.
In paese lontano
dal mondo disumanizzato,
tra i poveri e gli ultimi
la speranza rinasce.
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