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Società

ACCOGLIENTE E FRATERNA

LUISA OPRANDI - 23/12/2015

cena

cena solidale in piazza San Vittore

Solo tre mesi fa Piazza San Vittore si è riempita in occasione della cena di Varese Solidale, una rete di associazioni volontaristiche che si adoperano nel sostegno ai tanti bisogni di famiglie e singoli cittadini. Quella dello scorso settembre è stata infatti una risposta corale e forte, capace di segnare un punto di non ritorno nel capoluogo, perché Varese ha detto chiaramente di essere città aperta, accogliente, fraterna. Il Natale diventa ora opportunità ulteriore di incontro e solidarietà: aggiungere un posto a tavola (questo il motto all’insegna del quale si era svolta la festa settembrina nel cuore della città) può infatti segnare il passo di uno stile nuovo nel sentirsi comunità.

La nostra città risponde sempre molto generosamente alle emergenze, sia in termini di impegno costante ad opera di centinaia e centinaia di volontari distribuiti nei diversi ambiti delle realtà socio assistenziali, sia con gesti di spontaneo contributo economico da parte di singoli cittadini. Non c’è stato appello che sia mai caduto nel vuoto: a volte semplici messaggi o inviti a raccolta di alimenti o generi di prima necessità, postati sui social, hanno generato una catena di solidarietà oltremodo generosa. Ma basti anche solo pensare all’ormai tradizionale appuntamento dell’Ultimo dell’anno solidale, presso l’Oratorio di Giubiano, che coinvolge tutte le realtà associative che operano a favore delle persone maggiormente disagiate, dei poveri, dei senzatetto, delle famiglie in stato di bisogno, ma anche tanti comuni cittadini che spontaneamente rinnovano l’impegno ad essere presenti per condividere una serata di festa, per dare un sostegno operativo, per supportare la raccolta di alimenti e premi per la classica tombolata che consente doni per tutti coloro che ne abbiano necessità. Ora potremmo davvero tentare di compiere un passo in più in direzione di quello stile solidale che la città ha saputo costruire negli anni: le nostre case, in occasione del Natale, possono infatti diventare i luoghi dell’accoglienza per chi è solo, anziano, lasciato ai margini. Aprire le porte delle proprie abitazioni per una persona o una famiglia in situazione di bisogno potrebbe rappresentare la continuità con quell’ “aggiungi un posto a tavola” che oltre seicento persone hanno condiviso il 12 settembre scorso nella piazza della basilica. Nella quotidianità di vita dei rioni, dei quartieri, delle parrocchie, delle comunità di vicinato o delle realtà aggregative di vario genere non è purtroppo difficile intercettare, conoscere situazioni di povertà, solitudine o bisogno.

Significa avere la consapevolezza che per molte persone il giorno della festa sarà offuscato dalla marginalità e che sarà reale il divario tra il benessere di chi potrà passare momenti di calore familiare e chi in quella giornata sentirà ancora più intensamente il peso di una mancanza, sia essa affettiva o economica. Le nostre tavole imbandite sarebbero invece più ricche se potessero avere attorno una sola di queste persone. Nel silenzio alcune famiglie della nostra città già compiono la scelta di invitare nella propria casa in occasione del Natale persone in difficoltà: un gesto che potrebbe diventare un modo di essere sempre più esteso, capace di contaminare positivamente e allargarsi numericamente negli anni. Un sogno non impossibile in questa città di giardini, ma anche città dal cuore grande.

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